12 Ottobre 2024
fonte: imagoeconomica
L'Iran non vuole la guerra. Almeno così affermano i loro diplomatici, che lavorano freneticamente dietro le quinte per limitare la risposta israeliana al lancio di missili da parte di Teheran lo scorso 1 ottobre. Questo sarebbe stato un atto previsto e annunciato, in risposta all'uccisione del capo di Hezbollah da parte di Tel Aviv. Ora, la preoccupazione è che gli Stati Uniti non siano in grado di imporre la loro volontà sul governo israeliano di Benjamin Netanyahu, che sta valutando un attacco agli impianti petroliferi e nucleari della Repubblica Islamica.
La minaccia di un'ampia azione militare viene giustificata come risposta necessaria ai missili iraniani, ma la realtà è che Israele sta facendo il possibile per approfittare del conflitto attuale per regolare i conti con i suoi nemici storici. Non è intenzionato ad accettare un accordo diplomatico, come dimostrato dal suo comportamento delle ultime settimane. Infatti, quando il 25 settembre Joe Biden ed Emmanuel Macron hanno annunciato un nuovo piano di cessate il fuoco di tre settimane per evitare una guerra più estesa in Medio Oriente, Netanyahu ha subito dato il via all'operazione per uccidere Hassan Nasrallah. Questo nonostante il leader di Hezbollah avesse dichiarato il suo sostegno alla nuova proposta diplomatica.
Gli eventi successivi sono ben noti, e ora ci si trova sull'orlo di una guerra più vasta che potrebbe provocare una crisi energetica, nel caso in cui Israele decidesse di bloccare le esportazioni di petrolio iraniano. Inoltre, un attacco agli impianti nucleari potrebbe generare una crisi ambientale e umanitaria di proporzioni enormi.
Nel primo scenario, l'obiettivo è infliggere un danno economico; nel secondo, evitare che l'Iran possa sviluppare un'arma nucleare. Tuttavia, le preoccupazioni su questo punto sarebbero molto meno pressanti se fosse ancora in vigore l'accordo nucleare del 2015, che prevedeva un monitoraggio rigoroso del programma iraniano per limitare le sue applicazioni militari. L'ironia è che Netanyahu si è sempre opposto a quell'accordo, dimostrando che il suo vero interesse non è la riduzione delle tensioni, ma piuttosto trovare un pretesto per giustificare un attacco.
In numerose occasioni, infatti, la Casa Bianca ha inviato funzionari di alto livello in Israele con l'obiettivo di dissuadere Tel Aviv da un'iniziativa militare di questo tipo: dai segretari alla Difesa fino ai vice presidenti, incluso Joe Biden durante il suo incarico di vice di Barack Obama. Ora, da presidente, Biden utilizza linguaggio diretto e parolacce contro Netanyahu durante conversazioni private – secondo un recente articolo del New York Times – ma pubblicamente continua a mantenere un tono più moderato.
L'accordo nucleare è stato annullato da quando Donald Trump ha ritirato la partecipazione americana nel 2018, definendolo "il peggiore accordo della storia". La conseguenza è che l'Iran ha ripreso l'arricchimento dell'uranio, avvicinandosi oggi alla costruzione di una bomba più di quanto non fosse prima. Nonostante ciò, le agenzie di intelligence americane sostengono che la Guida Suprema, Ali Khamenei, non abbia ancora autorizzato la ripresa del programma per sviluppare armi nucleari.
Tuttavia, a Netanyahu questo poco importa. Al contrario, preferisce avere una giustificazione per attaccare, cercando di eliminare con la forza militare tutti i nemici di Israele. Si tratta di un'illusione pericolosa, che sta facendo pagare un prezzo altissimo a tutta la regione.
Di Andrew Spannaus.
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