19 Aprile 2024
Fonte: imagoeconomica
In Gran Bretagna monta lo scandalo sangue infetto. Secondo un'inchiesta, negli anni 70-80 diversi bambini vennero usati come cavie nel Paese. Molti piccoli con disturbi della coagulazione vennero infettati con l'Hiv e contrassero l'Aids e altre malattie. Circa 2400 di loro sono morti dopo aver contratto epatite C e HIV. Sono numerose le strutture sanitarie coinvolte, così come i medici. Sulla vicenda è in corso un'inchiesta che dovrebbe arrivare alla conclusione il prossimo 20 maggio.
Nuove rivelazioni emergono dalla Gran Bretagna. Lo scandalo del sangue infetto che ha avuto luogo nel Paese negli anni 70 e 80, coinvolse numerosi ospedali del servizio sanitario nazionale e migliaia di persone, bambini inclusi. Esperimenti clinici sull'emofilia, coi medici che hanno privilegiato gli obiettivi delle loro ricerche rispetto alla salute dei pazienti attraverso la somministrazione di emoderivati a rischio.
Un caso venuto alla luce solo a partire dagli anni 2000, dopo insabbiamenti e distruzione di cartelle cliniche. Le sperimentazioni coinvolgevano bambini con disturbi della coagulazione del sangue, con famiglie che quasi mai avevano dato il via libera alla loro partecipazione. La maggior parte dei bambini iscritti sono ormai morti, si stima ne siamo morti circa 2400, dopo aver contratto malattie come l'epatite C e l'HIV.
C'è anche chi è stato fortunato ed è ancora in vita, ed ha avuto la fortuna di raccontare cosa gli è successo: è il caso di Luke O'Shea-Phillips, 42 anni, affetto da emofilia lieve. L'uomo ha ora un disturbo della coagulazione del sangue che lo porta ad avere lividi e a sanguinare più facilmente della norma.
Le vittime avevano assunto prodotti sperimentali contaminati, come ad esempio il Fattore VIII, che si è rivelato altamente efficace per arrestare il sanguinamento, ma è anche ampiamente noto per essere contaminato da virus. Una carenza di prodotti sanguigni nel Regno Unito negli anni '70 e '80 faceva sì che questi venissero importati dagli Stati Uniti. Donatori ad alto rischio come prigionieri e tossicodipendenti fornivano il plasma per i trattamenti che venivano infettati da virus potenzialmente fatali tra cui l'epatite C e l'HIV.
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