10 Marzo 2024
Ehud Olmert, fonte: LaPresse
Ehud Olmert, ex primo ministro di Israele, si confida in una intervista riguardo Netanyahu, Israele e la guerra a Gaza. Per Olmert, l'attuale presidente è "un incidente nella storia di Israele, per il suo orientamento politico, per la sua identità morale, per il suo rifiuto di occuparsi seriamente del problema palestinese. Il dramma che stiamo vivendo in Israele è solo la punta dell’iceberg. Sono 25 anni che Netanyahu governa, tranne che per previ periodi in cui fu Primo ministro Ariel Sharon (che nel 2005 effettuò il ritiro unilaterale da Gaza) poi lo fui io e in seguito, per un anno, Bennet e Yair Lapid. Adesso lo è di nuovo grazie all’aiuto di quei delinquenti di Smotrich e Ben Gvir. E in tutti questi anni si è rifiutato di occuparsi del problema palestinese", spiega.
Olmert a muso duro. Sono in tanti a contestare l'operato di Netanyahu sulla guerra in corso, incluse autorità politiche di prestigio: "Eppure sarebbe stato cruciale -viviamo circondati da 300 milioni di musulmani. Noi siamo sugli otto milioni di ebrei. Doveva ben immaginarsi che una tale quantità di musulmani, e tra loro anche non pochi fondamentalisti, potesse pensare che alla fine sarebbero riusciti a liberarsi di quel "corpo estraneo" che siamo noi. Quindi avremmo dovuto cercare nuove alleanze tra i popoli accanto a noi".
Per le alleanze, l'ex premier cita "la Giordania, l’Egitto, gli Emirati, ma anche stati nord africani e naturalmente anche l’Arabia Saudita. I nostri fondamentalisti messianici, i vari Smotrich e Ben Gvir, devono capire che i loro sogni della grande Israele non si avvereranno. Non solo va fermato il fondamentalismo musulmano, ma anche quello ebraico. 25 anni fa Bibi ha finto di accettare l’idea dei due stati. (con il discorso di Bar Ilan nel 2009, ndr). Oggi non nasconde più il suo essere ostaggio dell’estrema destra. E con loro ha portato il conflitto al punto di minacciare la nostra sicurezza, la nostra stessa esistenza e anche il nostro status internazionale, la nostra immagine, fino a diventare un vero proprio pericolo per il paese”.
Netanyahu "sta cercando di guadagnare tempo, ma la fine ormai è scontata. Verrà mandato via con disonore e tutto il suo sogno di controllo di Gaza e dei territori occupati si spezzerà. La gente di questo paese sta cominciando a perdere la pazienza, si sente tradita, esploderà come un vulcano, e la lava raggiungerà lui per primo e poi tutto il governo e tutti quelli che troverà in prima fila. Sarà una vera e propria rivolta civile. Ci sarà tensione e forse anche violenza tra i vari gruppi e settori etnici che compongono il paese ma l’incapacità di questo governo e di tutti coloro che erano al ponte di comando il sette ottobre va ben oltre le discussioni politiche. Sarà difficile e doloroso, ma così lo è anche il presente. E quando la calma tornerà, dopo che anche all’interno del paese il nuovo governo sarà eletto, dovranno cambiare le regole del gioco".
Ormai per noi non sono rimaste altre possibilità. O vivere in una guerra senza fine o due Stati. E due Stati vuol dire che ognuno dei due dovrà lavorare al suo interno per la sua stessa identità". Ma l'idea di una confederazione "non funzionerà". "Sono solo sogni. Due Stati. Se ciò avvenisse si risparmierebbe un’altra guerra tra ebrei e musulmani che potrebbe diventare un conflitto di religioni e un pericolo per il mondo intero.
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