14 Dicembre 2023
Fonte: Facebook
Strani aumenti nelle vendite allo scoperto di aziende quotate nella Borsa di Israele prima dell’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. “I nostri risultati suggeriscono che i trader, informati sugli attacchi imminenti di Hamas del 7 ottobre, hanno tratto profitto da questi eventi tragici”. Questa la tesi dello studio Trading on terror, traducibile in Fare affari sul terrore, firmato da Robert Jackson Jr. della New York University e da Joshua Mitts della Columbia University.
La ricerca, pubblicata su SSRN (Social Science Research Network), ha individuato significative operazioni di vendita allo scoperto delle azioni israeliane che hanno preceduto gli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso.
La vendita allo scoperto è un’operazione finanziaria che consiste nella vendita di titoli non direttamente posseduti dal venditore, ma presi in prestito dietro il versamento di un corrispettivo, con l’intento di ottenere un profitto a seguito dal crollo in borsa di determinate azioni. I due docenti hanno individuato considerevoli aumenti nelle vendite allo scoperto prima dell’attacco di Hamas in dozzine di aziende israeliane quotate a Tel Aviv.
La loro ricerca si basa sui dati forniti dalla Financial Industry Regulatory Authority. In particolare, il 2 ottobre c’è stato un improvviso aumento delle transazioni di vendita allo scoperto. La conclusione a cui giungono i due ricercatori è che alcuni trader abbiano saputo in anticipo dell’attacco di Hamas contro i civili israeliani e, invece, di dare l’allarme alle autorità abbiano speculato in Borsa, guadagnando milioni: “Giorni prima dell’attacco, sembrava che i trader anticipassero gli eventi a venire”.
Nei giorni immediatamente precedenti all’attacco, i due ricercatori hanno notato molte operazioni simili sulle azioni di diverse società israeliane alla Borsa di Tel Aviv. La ricerca si è concentrata su Bank Leumi, la principale banca israeliana il cui principale azionista è lo Stato di Israele. La vendita allo scoperto di 4,43 milioni di nuove azioni di Leumi, nel periodo dal 14 settembre al 5 ottobre ha, infatti, generato profitti (o ha evitato ingenti perdite) di milioni solo per quella vendita allo scoperto aggiuntiva su centinaia di titoli scambiati al TASE, la Borsa Valori di Tel Aviv. Il prezzo delle azioni di Leumi è sceso di quasi il 9% l’8 ottobre nell’immediato seguito dell’attacco.
La ricerca ha anche rilevato che, sebbene non ci sia stato un aumento delle vendite allo scoperto delle aziende israeliane sulle borse statunitensi, c’è stato però un “aumento insolito” di operazioni “rischiose” poco prima degli attacchi. I professori hanno notato un picco di vendite allo scoperto simile a quello di inizio ottobre a inizio aprile.
L’intelligence militare israeliana ha rivelato di avere avuto sospetti su un possibile attacco durante la Pasqua ebraica, che quest’anno cadeva proprio il 5 aprile. Hamas avrebbe poi deciso di cancellare quell’attacco, ma pochi giorni prima si era registrato un altro picco di speculazioni in Borsa: “La vendita allo scoperto è aumentata al massimo il 3 aprile a livelli molto simili a quelli osservati il 2 ottobre, ed è stata molto più alta di un ordine di grandezza rispetto agli altri giorni precedenti al 3 aprile”.
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