17 Novembre 2023
Fonte: Twitter @Israel
Sta circolando incontenibilmente, sui social e sui giornali, la foto del miliziano di Israele che, tra le macerie di Gaza, espone orgoglioso la bandiera arcobaleno, simbolo dei capricci di consumo individualistici per ceti abbienti di un Occidente che ormai è solito scambiare i desideri per diritti. La foto fa discutere anzitutto per il contesto: come se i diritti arcobaleno fossero i soli e magari anche giustificassero la distruzione di Gaza, ben rappresentata dalle rovine intorno al miliziano che sorride con ebete euforia. Lo stratagemma narrativo, meglio sarebbe dire ideologico, era già comparso tale e quale in relazione alla guerra di Ucraina, quando si era parlato dei battaglioni dell'unicorno che difendevano la civiltà dell'arcobaleno contro la perfida Russia omofoba di Putin. Una bieca messa in scena ideologica, anche in quel caso. Buona giusto a fare propaganda a sostegno delle oscene ragioni dell'imperialismo occidentale, quello che crea distruzione ovunque e poi giustifica l'orrore con il policromo vessillo arcobaleno. La scritta che compare sul vessillo "In the name of love", poi, risulta a tutti gli effetti tragicomica: come se la distruzione di Gaza e gli eccidi venissero compiuti arcobalenimicamente in the name of love. L'idea che passa è chiara e forte: in nome dell'arcobaleno e dei capricci di consumo individuali l'occidente si sente legittimato a fare ogni genere di nefandezza, peraltro innalzando il vessillo arcobaleno a vertice della libertà e dei diritti. Insomma, all'ipocrisia davvero non c'è limite. Già lo sapevamo e ora ne abbiamo una ulteriore conferma.
Di Diego Fusaro.
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