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Israele, basi Hezbollah vicino confine stato ebraico, Gallant: "In caso di guerra Libano tornerà all'età della pietra"

Nessuna pace nella terra del Cedro. Aumentano le basi Hezbollah al confine con Israele e lo scambio di razzi con l'Idf. Il Ministro Gallant minaccia il Libano, Paese dove gli Sciiti liberamente muovono

09 Agosto 2023

Israele, basi Hezbollah vicino confine stato ebraico, Gallant: "In caso di guerra Libano tornerà all'età della pietra"

Fonte: Ministero della Difesa israeliano

Israele ha avvisato che, se dovesse scoppiare una guerra contro Hezbollah, ciò si tradurrebbe nel ritorno del Libano (nei cui territori le brigate filo iraniane muovono) "all'età della pietra". La minaccia esce dalla bocca del Ministro della Difesa dello stato ebraico, Yoav Gallant, martedì 8 agosto, durante una visita del funzionario al confine settentrionale del Paese, quel confine lungo cui corre la linea blu di onusiana origine, segno di demarcazione tra i due Paesi.

Ministro della Difesa israeliano minaccia di portare il Libano all'età della pietra: lo stato ebraico colpito su più fronti aumenta la propria aggressività

Le parole di Gallant arrivano dopo mesi di scontri a bassa intensità tra le forze dell'Idf ed i reparti di Hezbollah (musulmani sciiti filo-iraniani) culminate nel posizionamento da parte di quest'ultimi di campi base e accampamenti a poca distanza dal territorio ebraico. "Non mi si fraintenda - ha continuato il Ministro parlando con il Times of Israel, poco dopo la visita alle truppe di confine - noi non vogliamo una guerra. Tuttavia siamo determinati a proteggere i nostri cittadini, i nostri soldati e la nostra sovranità".

Gallant si è quindi rivolto direttamente al Segretario Generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah: "Hai commesso errori in passato, e ne hai pagato prezzi salati. Se un'escalation od un conflitto dovesse scoppiare in queste terre, ci assicureremo di far piombare il Libano all'età della pietra. Israele non esiterà ad annichilire ogni singolo centimetro dei territori libanesi o in mano ad Hezbollah, se ciò dovesse essere necessario".

Nessun commento, per adesso, da parte dei miliziani islamici a nord del confine. Tuttavia, secondo numerosi osservatori, lo stato di tensione che da mesi a questa parte sta montando lungo la linea blu è il più alto registrato dal 2006, anno in cui si svolse della guerra lampo, durata circa un mese, conclusasi con un nulla di fatto. 

Non sono pochi gli analisti a sottolineare come questo sia per lo stato ebraico un periodo di grande fragilità, definita dal sommarsi di diverse crisi: dall'inasprirsi degli scontri con la Jihad palestinese al di là della Striscia, in particolare nel campo di Jenin, alle continue e sempre più radicate divisioni in numerose aree della società civile e, cosa ancor più grave, militare del Paese seguite alla discussa Riforma della Giustizia del premier Netanyahu.

Il riaffiorare della minaccia di Hezbollah (dopo la semi implosione siriana degli ultimi anni, di fatto la principale minaccia diretta alla salvaguardia israeliana, potendo contare su un arsenale stimato di 150mila razzi in grado di raggiungere qualsiasi angolo del Paese), quindi, rischia di mettere ancora di più alle corde uno stato che sembra, le parole del Ministro lo testimonierebbero, sempre più rassegnato ad utilizzare la forza per il mantenimento del proprio status quo nell'area.

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