09 Luglio 2023
Fonte: Politico
C’è Kiev dietro all’attentato che l’8 ottobre ha colpito il ponte Kerch che collega la Crimea alla Federazione Russa. A rivelarlo non sono oscuri canali Telegram legati al Cremlino, ma la vice Ministra della Difesa ucraina, Hanna Maljar, che in occasione dei 500 giorni dall’inizio del conflitto ha pubblicato sui propri canali social una lunga lista delle più importanti azioni dell’Esercito ucraino in questo anno e mezzo di guerra.
Tra queste, ha suscitato grande scalpore tra gli osservatori occidentali la presenza dell’attacco al ponte Kerch, un attacco da molte cancellerie considerato iniziativa borderline tra l’azione di disturbo ed il crimine di guerra, dal momento che, per quel ponte, non passano solo rifornimenti e materiali per le forze armate di Mosca, ma anche la stragrande maggioranza degli approvvigionamenti necessari al sostentamento della numerosa popolazione civile presente nella penisola affacciata sul Mar Nero.
Centinaia di migliaia di persone che, se l’attacco (eseguito con un camion carico di esplosivo) fosse riuscito a distruggere completamente il chilometrico ponte, sarebbero rimasti senza la possibilità di ricevere alcun tipo di bene essenziale, dal cibo alle medicine. Il ponte, tuttavia, era sopravvissuto, uscendone comunque molto deteriorato: si erano quindi rese necessarie diverse settimane di lavori da parte del genio militare russo per riportarlo all’originaria efficienza. Secondo quanto scritto da Maljar: “273 giorni da quando è stato effettuato il primo attacco sul ponte di Crimea per interrompere la logistica dei russi”.
Non si è fatta attendere la reazione furiosa di Mosca all’ammissione di Kiev. Maria Zakharova, portavoce del Ministro degli Esteri russo Lavrov ha definito l’Ucraina un “regime terrorista”. La notizia è stata anche occasione, per la dirigenza russa, per tornare ad accusare Kiev di star preparando un’azione dimostrativa contro la centrale nucleare di Zaporizhzhia: “Ora hanno intrapreso un piano per ‘salvarsi’: colpire in modo pianificato la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Il vertice della Nato dovrebbe dedicare attenzione primaria a questo tema; dopotutto, la stragrande maggioranza dei Paesi dell’Alleanza si troverebbe nella zona della sconfitta diretta”.
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