23 Giugno 2023
La Commissione Europea discute dello sblocco di un fondo di 50 miliardi in 4 anni per Kiev. Il fondo dovrà servire all’Ucraina per investire nelle riforme strutturali che le permettano di raggiungere i parametri minimi per l’inizio dei negoziati riguardanti il suo ingresso nell’Ue. Diversi i dossier nei quali il Paese dell’Europa Orientale sta mostrando scarse prestazioni, dalla lotta alla corruzione alle norme anti riciclaggio, e non sono in pochi a temere che l’immensa cifra che l’Unione sarebbe pronta a mettere in campo possa tramutarsi in un boomerang che estremizzi ancor più le sue deficienze. Non mancano poi le critiche per l'altro grande dossier trattato dalla revisione di bilancio che ha permesso lo sblocco dei fondi per Kiev, quello migranti. Per la gestione della crisi migratoria, infatti, sarebbero disponibili solo 15 miliardi, un'ingiusta divisione delle risorse, secondo i critici, che rischia di penalizzare i Paesi di primo approdo, Italia in testa.
Altri 50 miliardi all’Ucraina per i prossimi 4 anni, questo il pacchetto di aiuti proposto dalla Commissione Europea. Pacchetto che dovrà contribuire a finanziare le, numerose, spese che dovranno garantire a Kiev il supporto necessario alle riforme strutturali delle sue istituzioni, in vista dei negoziati sull’entrata nei 27. La questione dei fondi all’Ucraina, quindi, assume un valore di grande importanza soprattutto sul lungo periodo. Nell’ottica della Commissione, infatti, i miliardi in questione dovranno essere utilizzati da Kiev per mettersi al passo con i parametri strutturali dell’Unione, pena, così dovrebbe almeno essere, l’interruzione dei negoziati.
I dossier su cui il Paese in guerra dovrà lavorare sono diversi, analizzati da un report che a Bruxelles ha suscitato reazioni contrastanti. Si riconoscono timidi miglioramenti nella trasparenza delle istituzioni di Kiev, che sembrerebbero però limitati alla forma legislativa del Paese, piuttosto che alla sua pratica quotidiana. In particolare, ad impensierire sono i temi della corruzione (molto alta nel Paese, tanto da far temere per buona parte dei fondi che saranno stanziati), delle norme anti-riciclaggio, della legislazione anti-oligarchi (che continuano a detenere ampie fasce di potere) e delle tutele delle minoranze (fatte oggetto di pesanti discriminazioni).
Sono riforme di difficile attuazione, per le quali i 50 miliardi potrebbero rappresentare un ottimo motore di attuazione o, come temono in molti, motivo di aggravamento di situazioni già critiche. Nel caso in cui riforme e investimenti per la modernizzazione non dovessero dare frutti, o essere dirottati verso angoli bui della società civile, verrebbero mene quelle capacità nazionali che sottendono la possibilità di ripagare quelli che, almeno 33 dei 50, sono miliardi di prestiti. Non solo, ma tale fallimento spaventerebbe ad un livello tale il mondo degli investimenti privati, da mettere Kiev di fronte a due strade: la definitiva perdita di sovranità ai danni dei creditori europei, e non solo, o il completo fallimento dello stato, presumibilmente uscito da una guerra massacrante e incapace di attrarre fondi dall’estero.
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