20 Giugno 2023
Fonte: Rawpixel
L’Alto Rappresentante Ue Borrell ha annunciato che l’Unione Europea ha terminato le fonti di approvvigionamento di materie prime per la creazione di munizioni autoctone. Di fatto, l’intero sistema della Difesa dell’Unione è ora dipendente da Paesi esterni ai propri confini. Un gravissimo deficit strategico, per il quale non sembra tuttavia esserci preoccupazione. Poche ore prima dell’annuncio di Borrell, infatti i Ministri della Difesa Nato annunciavano l’invio di migliaia di munizioni a Kiev.
Ci siamo cullati nel mito dei 70 anni di pace, rinunciando a lavorare perché tale stato delle cose potesse rimanere tale. In sintesi, è questo il significato dei dati freddi presentati a Bruxelles dall’Alto Rappresentante Ue Joseph Borrell, che intervenendo alla conferenza stampa sullo sviluppo delle future strategie per la sicurezza economica dell’Unione ha candidamente ammesso come in Unione Europea non ci siano più materie prime per la creazione di munizioni: “Durante la pandemia di Covid-19 all'improvviso ci siamo resi conto che nessuno produceva più un grammo di paracetamolo in Europa. Ora per aumentare la produzione di materiale militare e di munizioni ci mancano materie prime fondamentali, che non sono più disponibili in Europa e che devono essere importate. Questo indebolisce la nostra autonomia strategica”.
Tra gli esempi più eclatanti della penosa situazione in cui versano numerose forze armate europee, c’è l’immagine di quelle tedesche, le Forze di Difesa Federale della Bundeswehr. Secondo quanto riportato dallo Spiegel, infatti, il Ministero della Difesa tedesco avrebbe a disposizione delle proprie forze soltanto 20 mila munizioni di grosso calibro (nel 2022 l’Ucraina ne ha sparate 180 mila, al mese).
Secondo gli standard Nato, dovrebbero essere almeno 250 mila, un numero a cui punterebbe il piano inaugurato in queste settimane dal Governo tedesco, che prevede l’acquisto di 230 mila munizioni entro il 2031. Questo, almeno, sarebbe il piano della politica, piano che rischia di cozzare contro la dura realtà dell’attuale stato dell’industria tedesca, e di riflesso di quella europea, che ha già comunicato a Berlino di non essere in grado di completare il compito entro la data prevista.
Quello tedesco è uno dei casi più estremi, certamente, tuttavia rappresenta, e conferma, quanto lamentato da Borrell riguardo alle capacità di difesa e di autonomia strategica dell’Ue. Nonostante ciò, continua ad aumentare l’impegno di molti dei 27 nell’invio di materiali, in particolare munizioni a Kiev, invii che hanno svuotato i magazzini europei più velocemente di quanto le rispettive industrie nazionali riuscissero a colmare i vuoti.
L’ultima decisione a riguardo è stata presa solo giovedì scorso, 15 giugno, durante la riunione dei Ministri della Difesa Nato tenutasi a Bruxelles. Molti dei Ministri intervenuti hanno confermato l’invio di migliaia di munizioni in Ucraina, accompagnate da mezzi e materiali vari. Indicativo il commento del Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, che ha sottolineato come il conflitto non mostri un termine nel breve periodo: “La lotta dell’Ucraina è una maratona, non uno sprint”. Gli fa eco Stoltenberg, che a quanto pare non nutre fiducia nello slancio della controffensiva di Kiev: “Questa è ora una guerra di logoramento, e la guerra di logoramento è una battaglia di logistica, e quindi ci siamo impegnati con l’industria della difesa”.
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