11 Maggio 2023
Parlamento Europeo (foto Lapresse)
Quello dell’uguaglianza tra le classi sociali è un classico della sinistra, molto spesso utilizzato per fare i conti nelle tasche dei cittadini, così per capire come meglio vessarli e tassarli. Potremmo dire tranquillamente che ci stanno riprovando, considerando la brillante idea del PD circa “patrimoniale europea”, una nuova tassa che andrebbe a rinsavire le casse dell’Unione Europea per il “bene dell’Europa”, a scapito però dei cittadini contribuenti.
La pista seguita dal Partito Democratico è quella attuata da Bruxelles che sta presentando una risoluzione per le finanze dell’UE che sarà discussa e votata al Parlamento Europeo. Negli ambiti di questa sorta di piano di risanamento chiamata a suon di slogan “Un nuovo inizio per le finanze Ue, un nuovo inizio per l’Europa”, la sinistra avrebbe presentato cinque emendamenti, bocciati però, che avrebbero messo a dura prova le tasche dei cittadini.
Nello specifico, a proposito di uguaglianza, la sinistra chiede con il primo emendamento, di tassare le famiglie più ricche in misura maggiore rispetto a chi ha un reddito più basso, per motivi di “uguaglianza sociale”. Dunque, chi per merito, per lascito o spirito di intraprendenza guadagna di più, deve essere maggiormente tassato rispetto a chi magari ha lavorato qualche anno, per poi campare di sussidi.
Il secondo emendamento propone l’introduzione di un’imposta sul patrimonio delle famiglie, da utilizzare come risorsa dell’Unione Europea finalizzata alla risoluzione di criticità finanziarie. Insomma, un fondo cassa europeo sulla pelle dei cittadini, per ripagare situazioni create da altri. E visto che si parla di uguaglianza sociale, vuoi non parlare di solidarietà? Ed ecco che il terzo emendamento, vorrebbe introdurre la “tassa di solidarietà” a scapito delle grandi imprese, andando ad intaccare gli utili in eccesso. Ancora, sempre per il bene dell’Europa, ma non di quello dei lavoratori, con il quarto emendamento si chiede di tassare gli utili ottenuti da un’attività dopo la sua vendita.
Infine, il quinto emendamento chiede l’ennesima tassa, ossia un’aliquota minima sui redditi elevati e l’ennesimo scaglione di riferimento per quelli eccessivi. Insomma, una carrellata di imposte che ben non si è capito a chi gioveranno, considerando che il bene dell’Europa dovrebbe passare dapprima dal bene dei cittadini europei. Ma abbiamo grossi dubbi che vessare un cittadino con nuove imposte, oltre a quelle già esistenti e per di più esose, possa produrre qualche vantaggio. Almeno non per il contribuente.
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