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Addio a Mikhail Gorbaciov, morto l'ultimo leader dell'Urss. Aveva 91 anni

Da Putin "profondo cordoglio"

31 Agosto 2022

Addio a Mikhail Gorbaciov, morto l'ultimo leader dell'Urss. Aveva 91 anni

fonte: Imagoeconomica

E' morto Mikhail Gorbaciov. L'ex segretario generale del Pcus ed ex presidente dell'Unione Sovietica aveva 91 anni. L'agenzia Tass riporta la nota diffusa dal Central Clinical Hospital, l'ospedale di Mosca dove Gorbaciov era ricoverato: "Mikhail Sergeevich Gorbaciov è morto questa sera dopo una grave e lunga malattia". Un nome che ha segnato un'epoca di cambiamenti nell'equilibrio geopolitico mondiale. Dalla perestroika al crollo del Muro di Berlino, dalla fine della guerra fredda al disarmo nucleare al il ritiro dall'Afghanistan. Un'epoca conclusasi nel '91 con il crollo dell'Urss, di cui fu l'ultimo presidente prima di cedere il potere al suo rivale Boris Ieltsin.

"Il presidente russo Vladimir Putin esprime profondo cordoglio per la morte dell'ex leader sovietico Mikhail Gorbaciov". Lo ha annunciato alla Tass il suo portavoce Dmitry Peskov.

Mikhail Gorbaciov morto a 91 anni

A quanto riferisce la Tass citando una fonte vicina al politico, le sue condizioni si erano aggravate negli ultimi mesi e dal 20 giugno Gorbaciov era sotto la costante supervisione dei medici. Secondo la fonte, l'ex presidente era stato ricoverato in ospedale nel 2020, "all'inizio della pandemia di coronavirus", su richiesta dei medici.

Gorbaciov sarà sepolto nel cimitero di Novodevichy a Mosca, in una tomba di famiglia, dove potrà riposare accanto alla moglie, come ha annunciato alla Tass una persona che conosceva i desideri dei parenti dell'ex presidente.

Mikhail Gorbaciov: la storia

Mikhail Gorbaciov nasce in un villaggio della regione meridionale di Stavropol il 2 marzo 1931. Dopo un'esperienza nel Komsomol - la gioventù comunista - ancora impregnata di retorica staliniana, sbarca a Mosca all'inizio degli anni Cinquanta e si laurea in giurisprudenza nel 1955.

La carriera politica di Gorbaciov inizia nel 1970, quando viene nominato primo segretario del partito a Stavropol. Dieci anni dopo torna a Mosca come membro a pieno titolo del Politburo. L'11 marzo 1985 diventa segretario generale del Pcus: ha solo 54 anni, una svolta generazionale dopo un lungo periodo di gerontocrazia. Il 1986 è già un anno cruciale, che rafforza le attese e le speranze, in Urss come nel resto del mondo, legate alla nuova leadership sovietica. A febbraio Gorbaciov lancia le sue parole d'ordine, Glasnost (trasparenza) e Perestroika (ristrutturazione). In ottobre invece si incontra con l'allora presidente americano Ronald Reagan a Reykjavik, in Islanda, per discutere la riduzione degli arsenali nucleari in Europa, suggellata l'anno successivo dalla firma di uno storico trattato.

Nel luglio del 1991 fa il bis con George Bush: lo 'Start 1' per una forte riduzione delle armi nucleari strategiche. Gorby, come ormai viene amichevolmente chiamato in Occidente, riabilita anche i dissidenti più celebri, a partire dal fisico Andrei Sakharov, dopo otto anni di confino. Il percorso democratico interno avanza, le riforme economiche meno. Il potere viene spostato dal partito agli organi legislativi eletti a suffragio universale e nel marzo del 1989 ci sono le prime libere elezioni: una data storica. Nel 1990 il ricostituito Congresso dei deputati del popolo elegge Gorbaciov presidente, con più ampi poteri. Nel frattempo è già cambiata la geografia e la storia dell'Europa, che per il padre della peretroika deve diventare "una casa comune". Il 9 novembre 1989 crolla il Muro di Berlino, il simbolo della guerra fredda, seguono le rivoluzioni di velluto nell'Europa centro-orientale e la riunificazione della Germania. Tutto con l'avallo di Gorbaciov, che nel 1989 ritira anche le truppe dall'Afghanistan. Nello stesso anno compie due visite storiche: a maggio a Pechino, dove Cina e Urss riallacciano i rapporti interrotti trent'anni prima; il primo dicembre in Vaticano da Wojtyla, primo leader sovietico ad incontrare un Papa.

Ricevette poi il Nobel per la pace nel 1990. Il 1991 è però un anno drammatico per lui: in agosto viene sequestrato per tre giorni nella villa presidenziale in Crimea, vittima di un golpe dei comunisti conservatori spento solo dalla coraggiosa resistenza del presidente russo Ieltsin. Che l'8 dicembre successivo firma con Ucraina e Bielorussia la nascita della Csi, la Comunità di Stati indipendenti: è la fine dell'Urss. Impotente e ormai impopolare dopo le sue riforme troppo lente e prudenti, inviso anche per la sua crociata contro la vodka, umiliato nel duello con l'esuberante Ieltsin, il riflessivo Gorbaciov getta la spugna poche settimane dopo, il giorno di Natale. Insieme alla bandiera rossa viene ammainata un'epoca, tramontava un impero che aveva sconfitto i nazisti e mandato il primo uomo nello spazio ma anche milioni di suoi concittadini nei gulag. Nella sua biografia restano alcune ombre, come l'invio del carri armati in Lituania contro le prime aspirazioni indipendentiste o la catastrofe nucleare di Cernobyl nel 1986, passata sotto silenzio per diversi giorni nonostante la glasnost.

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