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Boris Johnson dimissioni ufficiali: "Sono d'accordo sulla necessità di un nuovo leader"

BoJo si è dimesso oggi da leader del Partito Conservatore di maggioranza, ma rimarrà primo ministro ancora per un po'

07 Luglio 2022

Boris Johnson si dimette

Fonte: twitter Class CNBC

Il primo ministro britannico Boris Johnson ha accettato di dimettersi e lo farà oggi. A renderlo noto la Bbc, sottolineando che Johnson ha manifestato la volontà di rimanere primo ministro fino a quando il nuovo leader dei Tory non sarà eletto in autunno.

"Soprattutto, voglio ringraziare voi, il pubblico britannico, per l'immenso privilegio che mi avete concesso", ha detto nel discorso alla nazione. "Essere primo ministro è di per sé un'educazione: ho viaggiato in ogni parte del Regno Unito e ho trovato così tante persone dotate di una tale sconfinata originalità britannica e così disposte ad affrontare vecchi problemi in nuovi modi. "Anche se le cose a volte possono sembrare oscure ora, il nostro futuro insieme è d'oro", afferma Johnson. "Il processo di selezione del nuovo leader comincerà ora. Servirò finché il nuovo leader non sarà eletto". 

'Darò tutto il mio sostegno al nuovo leader''. Così il premier britannico Boris Johnson nel suo primo discorso dopo aver annunciato la decisione di dimettersi. ''Sto per rinunciare al miglior lavoro del mondo'', ha aggiunto, dicendo che ''nessuno è indispensabile''.

''Sono immensamente orgoglioso di quanto ha fatto questo governo'', ha poi aggiunto dicendo "grazie per questo incredibile mandato, la più grande maggioranza Tory dal 77''.

"E' ora chiara la volontà dei deputati del Partito conservatore che ci sia un nuovo leader di partito e quindi un nuovo primo ministro. Sono d'accordo con Sir Graham Brady, il processo di scelta del nuovo leader dovrebbe iniziare ora", ha sottolineato spiegando che resterà a servizio del Paese "fino a quando non ci sarà un nuovo leader".

"Il motivo per cui ho lottato così duramente negli ultimi giorni per continuare a ricoprire il mandato non è solo perché volevo farlo, ma perché sentivo che era il mio lavoro, il mio dovere, il mio obbligo nei vostri confronti, ha affermato Johnson dicendosi ''triste per aver rinunciato al miglior lavoro del mondo''.

Il premier ha quindi citato i ''risultati conseguiti da questo governo nel portare a termine la Brexit, nel gestire le nostre relazioni con l'Europa, rivendicando il potere di fare le proprie leggi in Parlamento''. E ha quindi citato ''il superamento della pandemia, il lancio del vaccino più veloce in Europa e negli ultimi mesi guidare l'Occidente a resistere all'aggressione di Putin in Ucraina".

"Negli ultimi giorni ho cercato di convincere i miei colleghi che sarebbe eccentrico cambiare leader quando stiamo offrendo così tanto, quando abbiamo un mandato così vasto e quando siamo solo un paio di punti indietro nei sondaggi". Ma, ha aggiunto con rammarico, ''non ho avuto successo''.

Boris Johnson: oggi dimissioni ufficiali

Boris Johnson si dimetterà dalla carica di leader conservatore oggi e rimarrà primo ministro fino all'autunno. Annuncerà pubblicamente le sue dimissioni più tardi oggi. Il portavoce ha detto: "Il primo ministro farà oggi una dichiarazione al Paese". E poi: "Ha parlato con Graham Brady e ha accettato di dimettersi in tempo per la presenza di un nuovo leader entro la conferenza di ottobre". 

La Bbc intanto riporta che Buckingham Palace si rifiuta di commentare se la regina abbia avuto comunicazioni con Boris Johnson questa mattina. Elisabetta si trova al castello di Windsor e la circolare di corte ha registrato che ha tenuto la sua consueta udienza settimanale con Johnson per telefono mercoledì sera. Per quanto riguarda una conversazione questa mattina, Anoushka Asthana di ITV riferisce che ne è avvenuta una.

Non si sono fatte attendere inoltre le dichiarazioni degli altri rappresentanti del governo. Il deputato conservatore Robert Buckland afferma che "le opinioni dei colleghi" avranno spinto Boris Johnson a dimettersi oggi, aggiungendo che "si è piegato all'inevitabile". Dice che Johnson è riuscito a "rompere l'ingorgo sulla Brexit". Ma afferma anche che ora spera che il Partito conservatore possa "tornare a valori" come "libertà secondo la legge".

Il leader laburista Sir Keir Starmer ha accolto con favore l'intenzione di Boris Johnson di dimettersi da leader conservatore e il primo ministro, aggiungendo che avrebbe dovuto andarsene "molto tempo fa". L'imminente partenza del Primo Ministro è "una buona notizia" per il Paese, afferma, aggiungendo che la Gran Bretagna ha bisogno di un "nuovo inizio". "Il partito Tory ha inflitto il caos al paese durante la peggiore crisi del costo della vita degli ultimi decenni. E ora non possono fingere di essere loro a risolverlo. "Sono al potere da 12 anni. Il danno che hanno fatto è profondo".

Johnson lascia dopo le dimissioni di oltre 50 rappresentanti del governo

Nelle ultime ore sono proseguite le dimissioni di massa dal governo di Johnson, sempre più solo a Downing Street. Sono diventati oltre 50 i rappresentanti di gabinetto a essersi dimessi. Anche Michelle Donelan, nominata meno di 48 ore fa ministra dell'Istruzione britannica al posto di Nadhim Zahawi, ha deciso di lasciare il suo incarico. ''E' l'unico modo per portare Johnson alle dimissioni'', ha dichiarato, sottolineando che ''con grande tristezza devo dimettermi da questo governo''.

Prima di lei che anche il ministro della Scienza, George Freeman, aveva annunciato alla Bbc la sua decisione di lasciare il governo. "Il troppo è troppo", ha scritto al premier nella sua lettera di dimissioni.

A lasciare l'incarico anche il ministro della Giustizia James Cartlidgem, secondo il quale ora "non è nemmeno lontanamente possibile" che il primo ministro "cambi e rientri". ''In qualità di ministro dei Tribunali, mi sono sentito in dovere di rimanere in carica a causa della situazione molto impegnativa nella Corte della Corona. Ma è chiaramente impossibile continuare'', ha scritto su Twitter condividendo la lettera di dimissioni indirizzata a Johnson.

Poco prima aveva lasciato anche la segretaria dello Scacchiere al Tesoro, Helen Whately (responsabile per la crescita e la produttività). Nella sua lettera di dimissioni a Johnson, Whately ha ricordato di aver sostenuto il premier negli ultimi mesi, chiedendogli di rimanere in carica ma "non si può chiedere scusa e rimanere in eterno". L'annuncio di Whately ha seguito di pochi minuti quello del ministro per l'Irlanda del Nord, Brandon Lewis.

Il nuovo cancelliere dello Scacchiere Nadhim Zahawi, che è stato nominato solo martedì, ha chiesto le dimissioni di Johnson. "Questo non è sostenibile e andrà solo peggio: per te, per il Partito conservatore e, soprattutto, per tutto il Paese. Devi fare la cosa giusta e andartene ora", ha scritto Zahawi in un tweet rivolto al premier britannico.

Già ministro dell'Istruzione, Zahawi ha preso il posto di Rishi Sunak, dimessosi il 5 luglio insieme al ministro della Salute Sajid Javid dal governo Johnson in aperta critica alla gestione del primo ministro conservatore.

Le dimissioni a raffica sono arrivate dopo l'ennesimo scandalo che ha investito Johnson, vale a dire il caso del vice 'chief whip' Christopher Pincher, con la storia di festini ad alto tasso alcolico e molestie sessuali nei confronti di giovani uomini alle spalle che il Premier avrebbe ignorato, facendo finta, ancora una volta dopo il partygate, di non saperne nulla.

Dopo Sajid Javid (Salute), Rishi Sunak (il Cancelliere dello Scacchiere), ieri si era dimesso anche il Segretario per il Galles, Simon Hart. L'Attorney Heneral Suella Braverman non lo ha fatto, ma ha invitato il Premier a dimettersi, annunciando anche la sua candidatura a leader dei tories, e quindi a Premier. Il ministro Michael Gove è stato invece licenziato da Johnson, dopo che ne aveva chiesto le dimissioni in un incontro a due. Anche la ministra degli Interni Priti Patel, il ministro dell'Impresa, Kwasi Kwarteng, e dei trasporti Grant Shapps, sono fra coloro che chiedono a Johnson di lasciare Downing Street.

Lo scontro in atto mette in crisi un sistema basato sulla fiducia, come ha riassunto l'ex ministro per l'Irlanda del Nord, Julian Smith. Fra gli scenari possibili, oltre alla convocazione di elezioni anticipate ventilate dal Premier alle strette, la possibilità di cambiare le regole per la sfiducia (introdurre la possibilità di chiederne una nuova prima di un anno) e riproporre questo passaggio.

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