25 Maggio 2022
La Turchia continua a dire no all'ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato: "Stop a sostegno terroristi". Che Recep Tayyip Erdogan fosse un osso duro è cosa nota, quindi in pochi si sorprenderanno alla notizia che Ankara continua a stoppare l'ingresso dei due Paesi scandinavi nell'Alleanza Atlantica. È quanto ha ribadito il suo portavoce, Ibrahim Kalin, nel corso di una conferenza stampa trasmessa in diretta dalla tv turca al termine di un incontro tra funzionari turchi e delegazioni di Finlandia e Svezia, avvenuto in Turchia. Al centro del summit, come ovvio, proprio l'abbandono della storica neutralità dei due Paesi e il possibile allargamento della Nato a 32 nazioni dai 30 membri attuali. L'incontro è terminato con un nulla di fatto, ma il dialogo tra le due parti prosegue.
Il problema sollevato dalla Turchia è annoso e noto: da anni sia Stoccolma che Helsinki - ma soprattutto la prima - accolgono e ospitano liberamente militanti e simpatizzanti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato un'organizzazione terroristica dal regime di Erdogan. La minoranza curda è oggetto di una vera e propria persecuzione nel territorio turco e non solo, da qui la decisione di offrire asilo politico ad alcuni di loro, rifiutandosi di estradarli.
A questo si aggiunge l'embargo sulle armi deciso da Svezia e Finlandia nel 2019, dopo l'intervento militare turco in Siria. Tutti elementi che negli anni hanno ridotto i rapporti tra i Paesi scandinavi e Ankara ai minimi termini. Ora Erdogan, da politico spregiudicato e navigato, intende sfruttare la crisi ucraina a suo favore. In molti, infatti, sostengono che il sì all'adesione dei due Paesi arriverà ma non prima di aver ottenuto qualcosa in cambio.
Il suo assenso è fondamentale per l'allargamento dell'Alleanza atlantica perché il trattato istitutivo dell'organizzazione prevede l'unanimità dei membri ogniqualvolta vi entra un nuovo Paese. Una situazione dalla quale Erdogan, forte del suo peso all'interno della Nato, in cui rappresenta la seconda potenza militare, vuole trarre vantaggio. Del resto, lo stesso segretario generale Jens Stoltenberg negli scorsi giorni si è dimostrato conciliante con la Turchia, definendola "un alleato indispensabile" e aggiungendo che "nessun altro alleato subisce così tanti attacchi terroristici".
Probabile che quindi Erdogan pretenda ora la revoca del blocco delle esportazioni da parte di Svezia e Finlandia e magari la consegna di qualche leader o simpatizzante curdo, così come non è impossibile pensare che intenda ricevere il nullaosta dell'Occidente in vista di una possibile offensiva dell'esercito turco contro i curdi nei paesi confinanti, Siria e Iraq.
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