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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Intesa Cina-Russia per il controllo del pianeta

Parla il Gran Maestro Giuliano Di Bernardo

07 Maggio 2022

Cina e Russia hanno sottoscritto un patto per il dominio del mondo

Giuliano Di Bernardo

D.         Professore, quali sono a suo giudizio i fatti più rilevanti della guerra in Ucraina nell’ultima settimana?

 

R.          La guerra degli Stati Uniti e dell’Europa contro la Russia è stata caratterizzata da eventi che l’hanno ulteriormente inasprita. Mi riferisco, innanzitutto, alla presa di posizione dell’ONU di fronte alla richiesta della Russia di far esaminare da esperti internazionali le prove sull’esistenza di armi chimiche e batteriologiche di distruzione di massa trovate nei laboratori dell’Ucraina. Lo aveva dichiarato l’ambasciatore russo al Consiglio di sicurezza riunito nel Palazzo di Vetro. Il ministero degli Esteri di Pechino aveva creduto alle accuse della Russia e si era associato alla richiesta di un’indagine internazionale. Nei giorni scorsi, la Russia ha riproposto questa richiesta. L’ambasciatrice americana, che allora aveva respinto le accuse, ha avuto una reazione di stizza e si è opposta alla richiesta. Il rappresentante russo si è allora rivolto al Segretario generale António Guterres, il quale ha dichiarato che non compete all’ONU indagare sulle armi chimiche di distruzione di massa. Non avrei mai pensato che, arrivato agli anni estremi della mia vita, avrei visto distruggere l’immagine di quella organizzazione mondiale che ho sempre visto come un baluardo della pace tra gli uomini. Ritornando al livello della politica, prendiamo atto che l’ONU, attraverso il suo Segretario generale, si è schierato a favore degli Stati Uniti nella guerra contro la Russia. Se questo è il teatrino della geopolitica, i fatti restano e parlano con eloquenza. Se gli Stati Uniti fossero stati certi che quelle prove sono false, perché si sono rifiutati di farle esaminare da una commissione internazionale? Se non lo hanno voluto è perché sanno che sono vere e non si vuole far conoscere a tutto il mondo la loro responsabilità.

             Questa mattina (5 maggio) il “New York Times” ha rivelato, documentandolo, che l’Intelligence americana ha assistito l’Ucraina nell’Uccisione di Generali dell’armata russa (circa 12), fornendole le coordinate satellitari e altre sofisticate informazioni. Il Segretario di Stato Blinken non lo ha smentito ma si è rifiutato di fornire dati sulle operazioni. La stessa assistenza gli Stati Uniti l’avevano data per l’affondamento della nave ammiraglia della flotta russa. Fermiamoci un attimo e riflettiamo. Con queste due azioni, compiute dagli ucraini su ordine degli Stati Uniti, il Presidente Biden ha voluto palesemente colpire simboli della Russia. Dal punto di vista dell’esito della guerra, nulla cambia: la nave ammiraglia e il suo comandante vengono immediatamente sostituti, come pure i dodici generali. Tuttavia, con queste azioni simboliche, si è voluto esasperare Putin. Perché esasperarlo se si vuole la pace, come sostengono in coro i Capi dei paesi europei? Il teatrino continua. Cosa farà un Putin esasperato? Non chiederà conforto a Kirill, Patriarca della Chiesa Ortodossa russa, ma renderà più violenta la guerra. Che vantaggio ne ha il popolo ucraino, costretto a fuggire e a morire? Come può il Presidente Zelenskyi permettere la distruzione delle sue città? Ho già detto che frequento l’Ucraina da trenta anni, dove ho avuto due appartamenti in Odessa a Palais Royal e Primorski boulevard. L’idea che questi luoghi, resi immortali da Toltoi, Gogol e Puskin e palpitano ancora nel mio cuore, possano essere distrutti mi crea angoscia e smarrimento.

             L’unione Europea e l’Italia continuano imperturbabili ad eseguire gli ordini che arrivano da oltre oceano con il massimo zelo e impegno. La Presidente Ursula von der Leyen ha ancora una volta ribadito l’invio di armi e denaro all’Ucraina e ha parlato della necessità di attivare sanzioni energetiche alla Russia. A questo riguardo, ha precisato che vi sono alcuni paesi contrari, ma è necessario farlo perché si deve fare. Ha usato il termine “dovere”, che ha diversi significati di cui uno morale. Non di dovere morale parla la presidente, ma di un dovere coercitivo imposto dagli Stati Uniti: anche se non ci piace e crea problemi alle nostre economie, dobbiamo farlo. Lo stesso ritornello lo abbiamo sentito dal nostro Presidente del Consiglio Draghi nel discorso che ha tenuto al Parlamento europeo e in occasione della sua visita in Giappone. Se i nostri governanti ripetono pedissequamente le decisioni del presidente americano sulla guerra alla Russia, che senso ha ascoltarli? Sarebbe più opportuno sentire direttamente le informazioni dallo stesso Biden. Se ascolto il mio presidente del Consiglio, è perché mi aspetto di sentire da lui in che modo intenda risolvere i gravi problemi che attanagliano il nostro paese e possono determinare rivolte sociali. I nostri governanti cercano di tranquillizzarci dichiarando che entro la fine dell’anno ci saremo affrancati dal gas russo. Mi sembra una favoletta raccontata ai bambini. Veramente loro pensano che Putin aspetterà la fine dell’anno per chiudere le sue forniture energetiche? Ha già detto e ribadito che vuole essere pagato in rubli. L’Italia è disposta a farlo? Non è necessario essere uno scienziato sociale per capire che il gas russo sarà chiuso prima della fine dell’anno. Se così fosse, come farebbero le nostre aziende per sopravvivere?  Ma questa per il governo non è una priorità.

             A margine di questa situazione, vi è l’assurda decisione di applicare le sanzioni a Kirill, Patriarca della Chiesa Ortodossa russa. Anche questa decisione non produrrà l’effetto desiderato ma rafforzerà Putin. La Chiesa Ortodossa in Russia, a differenza della Chiesa Cattolica, ha una profonda influenza sulla società russa, che venera e ascolta il suo Patriarca. L’attacco dell’Europa nei suoi confronti è visto come un atto sacrilego e ne rafforza l’autorità. Il giudizio irriverente di condanna, dato dall’occidente per la sua dichiarazione contro l’omosessualità, esprime la nostra incapacità di comprendere la visione religiosa del popolo russo. Per la Chiesa Ortodossa, l’omosessualità è un peccato che è vietato e condannato in Russia e nel mondo.  L’Unione Europea, come immagine speculare degli Stati Uniti, ha voluto esasperare i rapporti con la Russia. Se gli Stati Uniti e l’Europa esasperano Putin, che reagisce con sempre maggior violenza, come possono essere credibili quando dichiarano che vogliono la pace?

             Nel meritevole atto di solidarietà di accogliere i profughi dall’Ucraina, si annida il pericolo di far entrare in Europa i miliziani di organizzazioni terroristiche come l’Isis. La procedura seguita è quella di andare in Ucraina col pretesto di combattere contro la Russia, farsi rilasciare un apposito documento con il quale entrare nei paesi europei e in Italia. Da fonti ben informate, si apprende che i terroristi si stanno preparando per fondare il “Califfato d’Europa”. Abbiamo rinunciato all’energia verde riaprendo le tanto vituperate centrali a carbone, stiamo portando al collasso le nostre aziende, aumenta paurosamente il numero degli indigenti e ora rischiamo di subire atti terroristici. Tutto questo per sostenere l’impero americano nella sua guerra contro la Russia. Il nostro Presidente del Consiglio, nelle sue ultime dichiarazione, ha ribadito l’adamantina certezza che l’adempimento dei nostri obblighi verso gli Stati Uniti e la NATO deve avere la priorità assoluta su tutto. Io non ne sono affatto convinto.

 

D.         Questo scenario come si inserisce nella breve storia dell’umanità che inizia con la fine della Seconda guerra mondiale?

 

R.          La caduta del muro di Berlino nel 1989 fa da spartiacque tra un mondo tenuto in equilibrio dalla ”guerra fredda” e un mondo dominato dall’imperialismo americano. Io penso che, se vogliamo comprendere le caratteristiche della società in cui viviamo, dobbiamo mettere a confronto i due mondi. Come ho già detto in una precedente intervista, con la guerra fredda si crea un perfetto equilibrio nelle relazioni geopolitiche internazionali tra Stati Uniti e Unione Sovietica, tra occidente e oriente. In questo periodo, proliferavano le armi atomiche, che nessuno avrebbe usato. La corsa alla conquista dello spazio ci affascinava ed emozionava quando Jurij Gagarin fece il primo volo umano nello spazio o quando gli americani Armstrong e Aldrin hanno piantato la bandiera americana sulla luna. I presidente degli Stati Uniti e dell’Unione sovietica si parlavano e decidevano come mantenere la pace sul nostro pianeta. La figlia di Kruscev ha rivelato che, quando Kruscev stava inviando i missili a Cuba, vi fu un colloquio tra suo padre e il Presidente Kennedy in cui decisero come risolvere il problema che stava diventando sempre più grave e avrebbe potuto scatenare la Terza guerra mondiale: gli Stati Uniti avrebbero tolto i missili in Turchia schierati contro Mosca mentre l’Unione Sovietica avrebbe riportato indietro i missili che viaggiavano verso Cuba. In questo scenario, tutti facevano i loro giochi, ma quando la situazione diventava pericolosa, intervenivano i due presidenti che trovavano una soluzione condivisa del problema. L’umanità viveva in pace e prosperava. Il primo colpo di piccone contro questo equilibrio fu dato da Gorbaciov. Il suo scopo era quello di rendere meno repressivo e corrotto il regime dittatoriale. L’Unione sovietica era allora una mescolanza di popoli con etnie diverse, ortodossi, islamici e cattolici. Per tenerla unita, era stato usato un vincolo forte come la dittatura di Stalin, disumana ma necessaria. Allentare questo vincolo è stato fatale. Infatti, quando Gorbaciov annunciò il suo progetto “perestrojka” (ricostruzione), che si proponeva di riformare il modo di selezione dei quadri del PCUS (Partito Comunista Sovietico) per combattere la corruzione e i privilegi dell’apparato politico, le sue riforme trovarono forti oppositori in molti paesi, tra cui primeggio Erich Honecker, Segretario generale del Partito Socialista Unificato di Germania. Gorbaciov non riuscì nel suo intento, ma avviò un terremoto che in breve tempo rase al suolo l’impero sovietico. Gli Stati Uniti e i paesi occidentali, che in realtà non volevano la fine dell’Unione Sovietica, colsero l’occasione che Gorbaciov offriva su un piatto d’argento per accelerarlo. L’opera distruttiva di Gorbaciov fu portata a termine da Boris Eltsin. L’Unione Sovietica, uno dei pilastri su cui reggeva l’equilibrio tra oriente e occidente, è un cumulo di macerie. Da questo preciso istante, ha inizio l’impero americano.

 

D.         E’ la prima volta che parla di impero americano. Che cosa vuol dire?

 

R.          Rappresentiamo il periodo della guerra fredda come un edificio che poggia su due colonne, che garantiscono stabilità e serenità. All’improvviso, una delle due colonne cade facendo crollare l’intero edificio. L’unica cosa che resta in piedi è l’altra colonna che diventa l’unica base per la ricostruzione dell’edificio. Fuori metafora, l’edificio è l’umanità la cui stabilità e pace dipendono dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica. Quando quest’ultima cade in frantumi, si distrugge tutto quel mondo e gli Stati Uniti si trovano a essere unici nel sorreggere il mondo, che ricostruiscono a loro immagine e somiglianza. La loro immagine, come spiegherò successivamente, è l’antropologia del liberalismo. Come si vede, la spiegazione che sto facendo altro non è che la concatenazione di fatti storici entro la narrazione di uno scenario dominato da una specifica concezione dell’uomo, della vita e del mondo. Il fine da raggiungere è la ricostruzione del pianeta Terra devastata dal crollo dell’impero sovietico. Per farlo, è necessario fondare un impero, l’impero americano la cui missione è la conquista di tutte le regioni del pianeta.

             Quando Putin entra in scena, si ritrova a vagabondare tra le macerie di una Russia distrutta nell’orgoglio e annichilita nella realtà sociale. I segni della furia distruttiva di Gorbaciov e di Jeltsin sono ancora evidenti. Con infinita pazienza e con un coraggio da leone, si rimbocca le mani e si mette al lavoro. La prima cosa da fare è quella di ridare valore e prestigio all’economia del paese. Ha bisogno di partner stranieri e volge lo sguardo verso l’Europa. La Cina era ancora lontana, troppo lontana. Non tanto geograficamente. La Cina, in quegli anni, era ancora dentro un sonno millenario. Ho conosciuto quella Cina nel 1985, quando mi recai a Pechino, Nanchino e Shangai come Pro-Rettore dell’Università di Trento, per instaurare relazioni accademiche. La Cina che ho visto oggi non esiste più. Shangai, in particolare, era ancora divisa in rioni. La guida ci portò a vedere il famoso rione delle prostitute, descritto nelle opere di narrativa mondiale. Il livello degli studi scientifici e filosofici era ancora elementare. Però si avvertiva già che la Cina stava bussando alle porte della storia. A Putin non restava che l’Europa. Anche la Chiesa Ortodossa aveva subito un crollo nell’autorità e nel prestigio.  E’ con il Patriarca  Alessio II (1990-2008) che essa rivendica un ruolo fondamentale nella società russa (ho narrato il mio incontro con Alessio in “La mia vita in Massoneria”). La perfetta simbiosi del suo successore Cirillo I (2009-     ) con Putin sarà determinante per il futuro della Russia. Questa sua opera di ricostruzione politica, economica, tecnologica e religiosa della Russia è stata minata recentemente dall’impero americano.

 

D.         Ci ha parlato di una Cina millenaria che esisteva ancora 40 anni fa. Come si spiega che, in un arco di tempo così breve, essa sia divenuta la seconda economia mondiale creando la piattaforma la “Via della seta” che è un’alternativa all’area del dollaro?

 

R.          La risposta va ricercata nel confucianesimo, che non è una religione, in cui la condotta pratica dell’uomo è ispirata da principi morali che pongono l’autorità dello stato al di sopra della libertà dell’individuo. Confucio conclude le sue opere  affermando: “Questo è il mio insegnamento. Se dopo di me verrà qualcuno che vi porterà conoscenze, ascoltatelo”. E’ sulla base di questa raccomandazione di Confucio che i gesuiti nel ‘600 si sono collocati ai vertici del potere imperiale. Poiché il confucianesimo è fortemente interiorizzato dai cinesi, essi hanno ascoltato, studiato e adottato strumenti del liberalismo, come il capitalismo, e lo hanno piegato alle loro finalità. Con lo stesso criterio, si sono impossessati della scienza, della tecnologia, dell’intelligenza artificiale e della medicina. Non comprenderemo mai il popolo cinese se non lo esaminiamo rispetto alle loro credenze nelle regole morali di Confucio. Solo così una società di un miliardo e quattrocentomila individui, con il rispetto per l’autorità dello Stato e la credenza nelle regole di Confucio, ha potuto porsi al vertice di una concezione dell’uomo, della vita e del mondo in alternativa a quella del liberalismo. Solo così la Cina può aspirare a dominare il nostro pianeta.

 

D.         Questo rapido sviluppo della Cina come è visto dagli Stati Uniti?

 

R.          Ritorniamo all’impero americano e alla sua volontà di dominare il mondo. Con la Russia in frantumi e la Cina ancora avvolta nel sonno millenario, nulla si oppone a questa volontà. L’unica cosa da fare sarebbe stata quella di tenerle in uno stato perenne di controllo, pronti a intervenire nel caso manifestassero delle velleità. Intanto, si procede con l’occupazione dei paesi che si erano liberati dal comunismo e dall’Unione Sovietica. Poiché erano in gran parte paesi europei, sono stati usati la NATO e l’Unione Europea per raggiungere lo scopo. Regalo più grande non avrebbe potuto fare agli Stati Uniti Romano Prodi, Presidente del Consiglio europeo, quando ha portato a 25 i paesi membri dell’Unione europea. La NATO ha occupato questi paesi posizionandovi missili verso la Russia. L’avanzata dell’impero americano verso oriente non ha avuto difficoltà.

             Tuttavia, il tempo passa e la realtà umana si trasforma. Innanzitutto, Putin riesce a ridare alla Russia potere e prestigio che si espandono verso altri paesi. La Cina, con un iperbolico salto del dragone, comincia far concorrenza agli Stati Uniti. La Cina e la Russia si sono risvegliate e rappresentano un pericolo per la supremazia geopolitica degli Stati Uniti. E’ necessario intervenire per far comprendere loro, nella maniera più chiara possibile, chi comanda. Inizia così un gioco pericoloso. Si ripresentano le condizioni in cui le due parti in causa si rendono conto di questo pericolo. Se sono sagge, dovrebbero allontanarlo. Questa volta non sembra che siano disposte a farlo e riappare lo spettro della guerra mondiale. I motivi occasionali sono: l’Ucraina per la Russia e Taiwan per la Cina. Mentre la guerra in Ucraina è una realtà, la guerra di Taiwan bussa alle porte. 

             Taiwan è un isola dell’Asia orientale che confina col Mare Cinese Orientale, l’Oceano Pacifico e il Mare Cinese Meridionale. E’ separata dal continente mediante lo Stretto di Taiwan. Dista 180 km dalla Cina e comprende città moderne, templi tradizionali cinesi e sorgenti termali. La capitale è Taipei, nota per i vivaci mercati notturni e l’arte imperiale cinese al Museo del Palazzo Nazionale.

             La Cina ha sempre rivendicato l’isola di Taiwan come parte integrante del suo territorio. E’ molto probabile che nel Patto firmato a Pechino il 24 febbraio da Xi Jinping e Putin fossero contenute clausole riguardanti l’occupazione di Taiwan da parte della Cina. Il governo degli Stati Uniti certamente ne conosce il contenuto. Se lo conosce George Soros, che lo considera di una gravità assoluta per l’occidente, perché non dovrebbe conoscerlo Biden? Questa è un ulteriore riprova dell’intesa Pechino-Mosca sulla guerra per il controllo del nostro pianeta. In tale contesto, cerchiamo di catturare i segnali che annunciano l’occupazione militare di Taiwan. Il “Financial Times” riporta la notizia che gli Stati Uniti vogliono rafforzare la cooperazione con gli alleati europei e la Gran Bretagna per esplorare piani di emergenza di un eventuale conflitto con la Cina in seguito alla sua occupazione dell’isola di Taiwan. Questa riunione segue quella avvenuta in Cina il 22 aprile scorso tra funzionari della Banca centrale, del ministero delle finanze, delle banche nazionali e istituti di credito internazionali, per prepararsi a uno scenario di guerra economica simile a quello messo in atto dagli Stati Uniti e dall’Europa nei confronti della Russia.  Il conflitto tra occidente e oriente sta per aprire un nuovo capitolo di guerra che darà all’umanità pandemie, carestie e genocidi.

 

D.         Lo scenario iniziato con la guerra di Ucraina va assumendo sempre più contorni precisi. La nebbia si sta diradando e si vede lo scontro di civiltà tra oriente e occidente. All’area del dollaro, si oppone la piattaforma della “Via della seta”, conferendo all’economia un ruolo di primaria importanza. Esiste un livello più importante di quello economico?

 

R.          La breve storia dell’umanità, che inizia circa 12.000 anni fa con la rivoluzione dell’agricoltura, mostra chiaramente che è l’economia (la struttura) e non la cultura (sovra-struttura) a determinare i cambiamenti nella società. Su questo punto, Marx ha ragione. Tuttavia, se il fine è il cambiamento, allora il mezzo più adeguato per realizzarlo è l’antropologia filosofica, ossia la concezione dell’uomo, della vita e del mondo. Ciò significa che la conquista del potere economico avviene nel nome di “qualcosa” che con l’economia non ha nulla a che fare. Questo qualcosa può essere la religione o l’ideologia. Si pensi alle Crociate per la liberazione del Santo Sepolcro. Era chiaro che il fine fosse l’appropriazione delle ricchezze nei territori islamici. Se fosse stato detto di conquistarli e saccheggiarli per arricchirsi, in pochi si sarebbero mossi. Se invece fosse stato detto che dio lo vuole, allora tutti sarebbero andati felici verso guerre sanguinose. Così è stato e l’Europa ha avuto le sue Crociate. Allo stesso modo, oggi l’impero americano vuole conquistare economicamente l’oriente e lo fa non in nome di dio ma dell’ideologia del liberalismo. Nonostante la fondamentale differenza tra le due antropologie (una religiosa e l’altra laica), entrambe tendono verso lo stesso fine. Per questa ragione, è necessario comprendere la storia, il significato e la funzione dell’antropologia liberale, per metterlo poi a confronto con l’antropologia alternativa sostenuta da Cina, Russia e India.

             Con l’Umanesimo e il Rinascimento, si comincia a porre l’individuo al centro dell’universo. Nell’esaltare il suo pensiero, si cerca di superare la trascendenza che nel Medioevo aveva sottomesso l’uomo a dio. Comincia la ribellione dell’individuo che parla a nome della propria coscienza. Dalle origini della storia umana fino all’avvento del liberalismo nel XVIII secolo, la società ha dominato sull’individuo. Così è avvenuto nei gruppi di cacciatori-raccoglitori, nelle comunità di agricoltori, nei regni e negli imperi. La stessa cosa si ritrova nelle chiese il cui governo è affidato a un’oligarchia diretta da una figura carismatica considerata il rappresentante di dio sulla Terra. L’individuo è schiacciato dall’autorità dello Stato e della Chiesa che usano ogni mezzo per tenere sotto controllo la sua condotta pratica e il suo pensiero. Questa concezione dell’uomo trova espressione in particolare nel Comunismo inteso come sistema sociale caratterizzato dalla comunione dei beni e a volte delle donne. La filosofia ha presentato casi di Comunismo con la Repubblica di Platone, La citta del sole, di Campanella e L’utopia di Tommaso Moro. L’interpretazione moderna più importante di Comunismo è quella proposta da Marx ed Engels nel Manifesto del partito comunista del 1848. Il Comunismo ha predicato l’uguaglianza di tutti gli uomini. Ogni forma di disuguaglianza è da condannare perché è contro la sacralità dell’umanità.

             Nell’età moderna, il liberalismo, che considera sacra la libertà dell’individuo, si sviluppa sul terreno religioso e filosofico, prima ancora di diventare politico ed economico. Il liberalismo proclama i diritti di tutti gli uomini, che sono sanciti nei Bills of Rights del 1776 e nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Sono documenti che riguardano, rispettivamente, la rivoluzione americana e la rivoluzione francese. I presupposti e lo sviluppo del liberalismo diventano più chiari quando si passa dalla politica all’economia. E’ proprio qui che il liberalismo proclama il ruolo dell’individuo nella società e definisce la proprietà privata come “sacra e inviolabile”. L’individuo è veramente libero se può disporre di beni economici, che produce, modifica e scambia senza limite alcuno. Lo Stato non deve intervenire  ma “lasciar fare” poiché solo gli imprenditori sanno come produrre ricchezza per dare benessere e felicità. Il liberalismo nasce in Inghilterra e si diffonde rapidamente negli Stati Uniti, in Europa e in molti altri paesi. Conseguenze del liberalismo sono la “rivoluzione industriale” e la nascita del “capitalismo”.

        

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