07 Aprile 2022
Nella caverna di Platone, la causa prima della schiavitù - sia mentale, sia reale - sta nel fatto che gli internati scambiano le immagini per la realtà. E proprio per questa ragione, finiscono per amare le proprie catene. Le immagini non sono la realtà che parla. Non sono la realtà nella sia interezza. L'immagine è frammento dell'intero, non l'intero. L'immagine è la realtà vista da qualcuno, è l'Oggetto mediato dal Soggetto. L'immagine non esaurisce la realtà: ne mostra una parte e ne esclude altre. Per questo, si presta a un uso potentemente ideologico: la sua ideologia sta nel veicolare per intero la parte, il frammento per il tutto. Disgiunta dalla realtà concreta, l’immagine decontestualizza e deforma: si presta in modo egregio a provocare indignazione e risposte emotive, che in maniera irriflessa generano le prese di posizioni forti e la neutralizzazione della mediazione del pensare. Le immagini, da tempo, servono all’ordine egemonico per generare la tirannia dell’indignazione irriflessa e senza mediazioni concettuali. Servono a produrre consenso e adesione irriflessa a un ordine del pensare. Lo schema è sempre il medesimo. La Nato mostra immagini di crimini di guerra, ciò di cui peraltro si intende assai, e così dimostra la necessità di intervenire militarmente, facendo passare per missione di pace il proprio imperialismo. La storia insegna ma non ha scolari.
di Diego Fusaro
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