02 Aprile 2022
D. Professore, circa il modo d’intendere la guerra in Ucraina si stanno formando nel nostro paese due fazioni opposte. Lei da quale parte sta?
R. Io sono un filosofo che riflette sul teatro della vita umana allo scopo di comprenderlo e proporre soluzioni per migliorarlo. Ne consegue che io non sono schierato né con l’una né con l’altra parte in guerra. Purtroppo, in Italia gli animi si stanno riscaldando e prevale la regola “chi non è con me è contro di me”. E’ un errore, forse il più grave degli errori, perché si mina alla base il diritto di espressione. Nella nostra civiltà, ogni volta che all’individuo è stata vietata la libera manifestazione del suo pensiero, la parte oscura della natura umana ha avuto il sopravvento. La guerra, prima o poi, finirà. Le città distrutte saranno ricostruite e la società riprenderà il proprio cammino. Purtroppo, il ripristino della tolleranza, che è il rispetto di concezioni diverse dalla propria, richiederà tempi più lunghi proprio perché si è alimentata la barbarie dell’odio dell’uomo contro altri uomini. Io sento quest’odio intorno a me ma non me ne preoccupo. Lo sente anche Fëdor Dostoevskij ridotto al silenzio dal rettore di una nostra università solo perché russo. Quanta pericolosa stupidità è in quella decisione! Quanto degrado è ai vertici delle università italiane! Non avrei mai pensato che, dopo aver trascorso la vita all’università insegnando filosofia della scienza a giovani di diverse generazioni, mi sarei vergognato di averne fatto parte.
D. Mi sembra di capire che lei, a differenza degli altri, stia ricercando la vera ragione per cui Putin ha iniziato questa guerra.
R. Aristotele, riflettendo sulla condotta umana, ha dichiarato che l’uomo agisce per realizzare un fine. Comprendere quel fine significa spiegare la sua azione e i mezzi che ha usato per raggiungerlo. Se vogliamo capire perché Putin ha iniziato la guerra di Ucraina, dobbiamo comprenderne il fine. Finora ho ricercato quel fine all’interno di uno scenario, costruito con il metodo della narrazione storica, che vedeva Putin in difesa dagli attacchi dell’occidente agli spazi vitali della Crimea, dove era dislocata la sua base navale, e alle regioni del Donbas, a grande maggioranza russa. Tuttavia, un altro scenario è possibile se interpretiamo Putin in difesa di una concezione dell’uomo, della vita e del mondo, in alternativa a quella occidentale rappresentata dagli Stati Uniti e dall’Europa. In questa nuova prospettiva, la guerra in Ucraina non è il fine ma il mezzo.
D. Che cosa potrebbe giustificare questa nuova interpretazione del fine di Putin?
R. Vi sono alcuni fattori rilevanti che andrebbero indagati. In primo luogo, l’atteggiamento della Cina. E’ ragionevole pensare che Putin, dopo aver elaborato questo progetto, ne abbia parlato con Xi Jinping. Il presidente cinese ha valutato le intenzioni di Putin e le ha ritenute giuste e vantaggiose per il proprio progetto di conquista del mondo. Da diverso tempo, l’occidente, capitanato dagli Stati Uniti, ha iniziato una crociata contro la Cina e la Russia, accusate di violazione dei diritti umani. In realtà, l’occidente, con il pretesto dei diritti umani, sta portando avanti la globalizzazione del pianeta dal suo punto di vista, che è quello di proporre o imporre ad altri popoli l’ideologia liberale. E’ proprio per respingere questo “attacco” dell’Occidente che i due presidenti hanno firmato solennemente un Patto il 24 febbraio di quest’ anno. Il Patto tra Putin e Xi Jinping è da intendere come la bandiera, da opporre a quella liberale, che giustifica i radicali cambiamenti sociali, politici, economici, militari e culturali che sono già in atto. Due bandiere a confronto e due civiltà che si scontrano. Normalmente, lo scontro tra civiltà avviene sul piano ideologico e vede coinvolti filosofi, politologi, economisti, scienziati e religiosi. Questa volta, Putin ha fatto parlare le armi e lo scontro nato in Ucraina è destinato ad allargarsi ad altri regioni. Lo scontro tra civiltà (tra antropologie filosofiche diverse) farà ritornare l’umanità ai tempi oscuri del passato o è la condizione per realizzare nel futuro la globalizzazione totale della società umana?
D. Questa visione dello scontro di civiltà trova conferma nella realtà sociale in cui viviamo?
D. Certamente vi sono fatti che la confermano. La Cina ha cominciato a comprare ingenti quantità di grano (il 60% della produzione mondiale) già nel settembre dello scorso anno. Da ciò possiamo trarre la conclusione che Xi Jinping, conoscendo il fine di Putin, preveda tempi lunghi per la fine della guerra. Biden è convinto (insieme con tutti i Capi dei paesi europei) della bontà delle sanzioni applicate alla Russia, perché vi vede lo strumento per colpire gli oligarchi e impoverire il popolo russo che per reazione caccerebbe il tiranno. Mi chiedo come l’uomo più potente della Terra possa veramente credere a tale sciocchezza. E’ possibile che non veda quel che vedo io, umile ricercatore della condizione umana? Innanzi tutto, se le sanzioni dovessero essere insostenibili, la Russia entrerebbe nella piattaforma della “Via della Seta” di cui ho già parlato. Inoltre, e questa è la cosa più grave per l’occidente, Putin sta adottando provvedimenti che non solo annulleranno gli effetti negativi delle sanzioni ma metteranno l’occidente in una crisi profonda. Facciamo qualche esempio. La “Reserve Bank of India” ha appena approvato la proposta di Putin di investire gli introiti della vendita di armi all’India, fornite in gran parte dalla Russia, in titoli indiani che finora erano pagati in dollari e depositati nelle riserve estere che gli Stati Uniti hanno bloccato. D’ora in avanti, l’India pagherà in rupie la Russia che costituirà riserve in India al sicuro dalle sanzioni di Stati Uniti ed Europa. Goldman Sachs lo ha commentato affermando che questa è “un’altra piccola ma significativa crepa nel quadro del sistema di riserva del dollaro USA”. Qualcosa di simile la Cina sta mettendo in pratica con l’Arabia Saudita. E’ imminente l’incontro del presidente cinese Xi Jinping con il sovrano saudita per siglare un accordo mediante cui la Cina pagherà il petrolio arabo in Yuan che i Sauditi depositeranno in riserve in Cina e useranno per comprare armi e altri prodotti strategici cinesi. Anche in questo caso, non si usano il dollaro e le riserve straniere. Putin, dal canto suo, ha chiesto ai paesi europei di pagare in rubli l’acquisto del grano e dell’energia. Inoltre, la Banca centrale russa ha annunciato ufficialmente che, a partire dal 28 marzo 2022, la valuta del rublo russo sarà legata all’oro (il tasso è di 5.000 rubli per grammo di lingotti d’oro). Alla data odierna, il rublo è risalito posizionandosi al livello precedente alle sanzioni. Con il cambio aureo, sarà la moneta che attrarrà capitali da tutto il mondo. Infine, il Presidente Erdogan ha aperto le banche del suo paese agli oligarchi russi per consentire loro di evitare le sanzioni. La “Via della Seta” sta trionfando. Goldamn e Sachs stima che, nell’anno in corso, le sanzioni occidentali avranno sulla Russia un’incidenza del 10% mentre nei prossimi due anni sarà 3,5-4%. Praticamente niente. L’effetto “boomerang” per i paesi occidentali sarà invece tremendo. Il Presidente Biden e i Capi di Stato europei dichiarano con enfasi che le loro sanzioni hanno isolato la Russia. Quel che sta emergendo sembra sostenere proprio il contrario: Cina, India, Emirati, Turchia, parte dell’Africa e del Sud America stanno aiutando Putin per evitare le sanzioni. Nel fare ciò, stanno abbandonando l’area del dollaro. Paradossalmente, sembra che gli Stati Uniti e l’Europa, invece di isolare Putin, abbiano isolati se stessi dal commercio mondiale. Questo scenario è addirittura elementare ma nessuno l’ha capito. Quand’ero giovane e mi dilettavo con la lettura dei “gialli” di Aghata Christie, ero affascinato da Hercules Poirot quando rimproverava di non aver usato “le cellule grigie” per la soluzione del caso. Ora che il caso riguarda l’umanità e consiste nel ricercare una soluzione per la fine della guerra, vedo intorno a me tanta mancanza di “cellule grigie”.
D. Il Presidente degli Stati Uniti a Berlino ha fatto un discorso che è stato interpretato in modi diversi. Lei cosa ne pensa?
R. La guerra di Ucraina, iniziata a torto o a ragione dal Presidente russo, è una polveriera che può scatenare la terza guerra mondiale. La Conferenza dei Capi di Stato dell’Europa, con la presenza del Presidente americano, data la gravità della situazione, avrebbe dovuto fare un’analisi, razionale e rigorosa, dei problemi posti dalla guerra, facendone intravedere qualche soluzione. Questa era l’aspettativa che però è andata completamente delusa. A prevalere non sono stati i contenuti delle decisioni da adottate, quanto piuttosto l’euforia che le accompagnava. Tutti hanno sentito il senso dell’ unità d’intenti che hanno poi trasmesso al Parlamento dei rispettivi paesi. Un loro giudizio, pressoché unanime, è stato che l’Europa, grazie a Putin, è ora unita e forte. Beati i poveri di spirito. E’ proprio in questo contesto che si situa il discorso del Presidente Biden. L’uomo più potente del mondo dovrebbe essere anche l’uomo più saggio del mondo. Da lui ci si aspetta un atteggiamento pacato e tranquillizzante. La sua previsione di un allargamento del conflitto ha destato profonda preoccupazione. Si è presentato, invece, a passo di marcia e ha cominciato a lanciare anatemi contro il Capo del Cremlino che ha definirlo “macellaio” e “criminale”. Quando si naviga sull’onda dell’emotività, si rischia di cadere in trappole da cui poi è difficile uscire. Egli ha usato, infatti, un argomento che si sarebbe potuto usare contro di lui: le atrocità della guerra. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, recita un sermone di Gesù. Biden lo ha dimenticato. Ma non lo hanno dimenticato gli Afghani che proprio Biden ha fatto precipitare nell’inferno della morte e della sofferenza. La sua foga nell’inveire contro Putin, inoltre, gli ha fatto perdere la prudenza che ogni Capo di Stato dovrebbe avere, soprattutto se a parlare è l’uomo più potente della Terra. “Putin non può governare la Russia” è quanto ha dichiarato. Sono tanti che pensano che Biden non può governare gli Stati Uniti, a cominciare dall’ex-Presidente Trump. E’ sorprendente come egli non si sia reso conto di quanto gravi e controproducenti fossero le sue dichiarazioni. Lo hanno capito invece i suoi più stretti collaboratori, che hanno cercato inutilmente di riparare il suo madornale errore. E’ ancora più sorprendente non essersi reso conto che le sue dichiarazioni avrebbero reso più difficile il negoziato per trovare una soluzione alla guerra. Tuttavia, egli dice di volere la pace. Forse parla di una pace che si trova in un mondo ultra-terreno.
D. Finora ha parlato di Biden e ha citato solo di sfuggita l’Europa. Potrebbe essere più preciso su ciò che pensa dei Capi di Stato dei paesi europei e in particolare del nostro governo?
R. Non ne ho parlato perché è del tutto superfluo in quanto si sono assolutamente subordinati alle decisioni del presidente americano. La Conferenza dei Capi di Stato di qualche giorno fa con la presenza di Biden è stata la “fiera delle vanità”, dove tutti hanno condiviso con orgoglio la proposta delle sanzioni alla Russia. Ci si è sentiti uniti nella gioia di adottare la più scellerata delle decisioni a causa dell’effetto “boomerang” che ho sopra spiegato. E’ mai possibile che i presidenti europei non abbiamo ragionato in autonomia rispetto a Biden per capire le eventuali conseguenze disastrose per i paesi che stavano rappresentando? E il nostro Presidente del Consiglio? Nel suo rapporto al Parlamento, ha fatto due dichiarazioni che mi hanno lasciato allibito e deluso: “con le sanzioni, costringeremo Putin, che sta perdendo la guerra, a sedere intorno a un tavolo dove lo faremo ragionare” e “portando al 2% le spese militari nel nostro Bilancio, daremo un forte contributo per la realizzazione dell’Unione europea”. Non oso crederci. Sulla prima dichiarazione, ho poco da aggiungere se non l’incapacità del nostro governo a capire non solo l’inutilità ma anche la pericolosità delle sanzioni. Sulla seconda dichiarazione, sono letteralmente deluso. Il nostro Presidente del Consiglio, che ho sempre considerato una riserva importante per il futuro del nostro paese, ha scoperto il modo per “realizzare” l’Unione europea dopo ripetuti fallimenti. Ma quel che è straordinario è che, secondo lui, il fine si può raggiungere mantenendo l’impegno assunto nei confronti della NATO e degli Stati Uniti. Perché devo essere proprio io a ricordare al Presidente del Consiglio che l’impegno primario egli lo ha assunto nei confronti del popolo italiano che si trova sempre più in uno stato di indicibile sofferenza. E’ possibile che non si renda conto che la sua decisione potrà causare rivolte sociali? Qui proprio il mio intelletto vacilla. Per non precipitare nell’abisso dell’ineffabile e dell’incomunicabile, vorrei salire in cattedra e insegnare al nostro Presidente del Consiglio che la condizione necessaria e sufficiente per costruire la vera Unione Europea è proprio l’indipendenza dagli Stati Uniti. Finché l’Europa sarà supina agli Stati Uniti, dovrà subirne i cambiamenti di prospettiva con le inevitabili contraddizioni. Un banale esempio. Il Presidente Obama ha assunto, nei confronti dell’Europa, un atteggiamento collaborativo. Il Presidente Trump, viceversa, ha applicato all’Europa pesanti sanzioni economiche. L’Europa, nel passaggio da Obama a Trump, ha dovuto fare salti mortali per evitare conseguenze disastrose. E’ arrivato Biden e per l’Europa è cambiato tutto ancora una volta. Il presidente americano ha bisogno dell’Europa nella sua crociata contro la Cina e ha annullato le sanzioni imposte da Trump. Ancora una volta l’Europa è costretta fare salti mortali per sopravvivere. Così è e così sarà fino a quando emergeranno i Padri della Nuova Europa che cacceranno dal Tempio le controfigure di un potere esercitato nel nome e per conto di altri. Sto descrivendo una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Come fa il nostro governo a non vederla?
D. Il nuovo scenario che lei ha descritto richiederà tempi lunghi?
R. E’ proprio così. Se il fine di Putin è quello di annettersi alcuni territori dell’Ucraina, il tempo per farlo sarà breve. Se invece il suo fine è la difesa della concezione russa dell’uomo, della vita e del mondo (antropologia filosofica), allora potrebbero occorrere decenni se non secoli. In entrambi gli scenari, vediamo Putin nel ruolo di difendersi dall’occidente. Questo suo atteggiamento ha un fondamento oggettivo o è il parto della sua mente malata? Con questa domanda, entriamo nel cuore del problema. Come ho mostrato nel mio saggio “Il futuro di Homo sapiens”, l’ideologia liberale, ponendo l’individuo al centro dell’universo, indebolisce lo Stato e distrugge la famiglia, in quanto la donna rivendica l’indipendenza economica dal marito e i figli rifiutano l’autorità paterna. La società russa è rimasta fortemente ancorata alla tradizione secolare che è fondata su una concezione dell’uomo che è l’esatto opposto di quella liberale. Con la globalizzazione, i giovani russi viaggiano per il mondo ed entrano in contatto con una realtà sociale che li fa sentire più liberi e indipendenti. E’ solo questione di tempo. Prima o poi interiorizzeranno i valori dell’ideologia liberale e abbandoneranno definitivamente il mondo dove sono nati e sono stati educati. Di quel mondo, diventeranno strenui oppositori. Una prova di ciò l’ho avuta alcuni giorni fa quando ho visto in televisione l’intervista a un giovane atleta russo. Quando gli è stato chiesto che cosa pensasse della guerra di Putin all’Ucraina, ha risposto che per lui è inaccettabile e ha deciso di lasciare la Russia per andare a vivere a Berlino. Ha anche detto che la madre lo ha scongiurato di restare in Russia perché ciò che stava facendo Putin era giusto e sacro. In questa risposta, c’è lo spettro che tormenta Putin e il Patriarca Kirill: la globalizzazione e il decorso del tempo distruggeranno i valori che sorreggono la loro concezione dell’uomo. Se il fine è quello di evitarlo, allora il mezzo è la guerra. A poco a poco, sta emergendo un progetto di geopolitica che vede la Russia impegnata nella strenua difesa di una concezione dell’uomo e della vita in alternativa a quella del liberalismo. La conquista del mondo, in questo scenario, passa attraverso lo scontro di due antropologie filosofiche: liberalismo contro la tradizione. Non credo che vi sarà una netta distinzione tra i due schieramenti perché sono in molti che, pur vivendo in paesi liberali e democratici, credono ancora nei valori della tradizione.
D. Un’ultima domanda. Qual è il ruolo della Massoneria in questa tragica vicenda?
R. La Massoneria è completamente assente. Per comprenderne le ragioni, rinvio al mio recente volume “LA MASSONERIA. Splendore e decadenza”, che ho pubblicato su Amazon in cartaceo e digitale.
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