21 Dicembre 2025
Klaus Schwab
Mentre la Commissione Europea è impegnata a occuparsi a tempo pieno dell'Ucraina, la famosa previsione del World Economic Forum si avvera.
“Benvenuti nel 2030. Non avrete più nulla, non avrete più privacy ma la vita non sarà mai stata meglio”. Se qualcuno sospetta che la mia sia una cattiva traduzione, cito il testo originale in inglese: “Welcome to 2030. I own nothing, have no privacy and life has never been better”.
Con questo incipit, la parlamentare danese Ida Auken, consulente del World Economic Forum, il 12 novembre 2016 iniziò un discorso divenuto memorabile. Lo trovate ancora in rete: https://medium.com/world-economic-forum/welcome-to-2030-i-own-nothing-have-no-privacy-and-life-has-never-been-better-ee2eed62f710
“Non possiedo nulla. Non possiedo un'automobile. Non possiedo una casa. Non possiedo elettrodomestici o vestiti. Può sembrarvi strano, ma ha perfettamente senso per noi in questa città. Tutto ciò che considerate un prodotto, è diventato oggi un servizio”.
Abolizione completa della proprietà privata? Assolutamente no.
La proprietà privata di tutto ciò che ci servirà per vivere concentrata nelle mani di un pugno di privilegiati. Il neofeudalesimo nella sua forma più estrema.
Vi sembra che stia esagerando? Non siete anche voi stati costretti a pagare un canone annuale a Microsoft per l'uso di una licenza che vi era stata venduta a tempo illimitato? “Sì, ma pago per gli aggiornamenti”, penserà qualcuno. Infatti è proprio questo l'escamotage giuridico più utilizzato per continuare a chiederci denaro.
Leggete con attenzione questo imperdibile scritto di Andrea Millozzi: il futuro è già qui, più distopico che mai!
“Hai presente quando ho parlato di come stiamo scivolando verso una technocrazia dove poche aziende fanno il bello e il cattivo tempo? Ecco, oggi voglio mostrarvi un altro pezzo del puzzle che si sta componendo sotto i nostri occhi, e vi assicuro che è più grande di quanto pensiate.
Da una parte abbiamo la Cina che lancia reti a 10 gigabit. E quando dico Cina, intendo dire il mondo intero, perché queste infrastrutture non resteranno confinate in Asia. È sempre così: parte un paese, poi si espande ovunque perché le multinazionali tecnologiche hanno bisogno di standard globali per massimizzare i profitti. Dall'altra Samsung e OpenAI che si spartiscono tutte le DRAM disponibili per Stargate, facendo schizzare i prezzi alle stelle e rendendo praticamente introvabili i componenti per PC, smartphone, elettrodomestici e persino apparecchi medicali. Non è un caso isolato, è un disegno preciso.
Ma c'è dell'altro, e viene dal mondo delle automobili. Avete letto bene, delle automobili. Volkswagen, BMW, Mercedes, Tesla stanno già applicando un modello che presto diventerà lo standard per tutto. Guardate la schermata... proviene da un post di Riccardo Mares: vuoi il riscaldamento dei sedili sulla tua auto nuova? 9,69 euro al mese. Vuoi tenerlo per sempre? 305 euro. Ma la cosa assurda è che i sedili riscaldati sono già montati, già pagati quando hai comprato l'auto. Sono solo bloccati via software!
Nei commenti un utente racconta di una BMW X2: aveva pagato profumatamente un pacchetto con fari full led adattivi. Una sera smettono di funzionare. Scopre che BMW li ha disattivati da remoto, proponendogli un abbonamento di 10 euro al mese per riattivarli! Qualcuno l'ha definita "rapina a mano armata" e forse è pure un complimento. Un altro dice: "Ho lo schermo grande sulla mia X2, ma se voglio usarlo devo pagare l'abbonamento". Lo schermo ce l'hai già, lo hai già pagato, ma è bloccato...
Ma non è solo BMW. Mercedes ti vende la EQS con le quattro ruote sterzanti, ma se le vuoi usare paghi un abbonamento. O peggio, ti vende l'auto con una certa potenza limitata, poi ti offre un "Acceleration Increase" a 1.200 dollari l'anno per sbloccare i cavalli che ci sono già. Tesla fa lo stesso con l'Autopilot e l'Acceleration Boost. Volkswagen sta già dicendo che la guida autonoma futura sarà in abbonamento.
E qui viene il bello. C'è chi si pone una domanda che fa riflettere: "Se su un veicolo di mia proprietà possono attivare e disattivare a distanza delle funzionalità, cosa altro possono attivare e disattivare? Quanto effettivamente è mio quel veicolo?" Soprattutto se consideri che quell'auto, oltretutto, in realtà non è nemmeno tua ma della finanziaria o del noleggio. E poi dell'azienda costruttrice che può fare quello che vuole. Quindi paghi, ma non possiedi un bel niente!!!
Una volta ti compravi la macchina ed era Tua. Oggi paghi una macchina che rimane di proprietà della casa costruttrica. Sta a vedere che usciranno le modifiche per crackare i sedili. Già, perché se possono bloccare i sedili riscaldati, tra un po' hackerare un'auto diventerà necessario come oggi hackerare un telefono per liberarlo dai bloatware.
Ma aspettate, perché non finisce qui. Questo modello dell'abbonamento sta invadendo tutto. Amazon con Prime ti da film, musica, Alexa e una miriade di servizi. Verisure ti vende l'antifurto in abbonamento. Biobox ti porta frutta e verdura ogni mese, sempre in abbonamento. Kobo e Kindle per gli ebook. Tutte le app per il fitness, le palestre stesse, persino Netflix, Spotify, Office 365. Tutto in abbonamento.
Non possiedi più nulla, affitti l'accesso.
E ora collegate i puntini. Reti velocissime che arrivano in tutto il mondo. Componenti hardware che spariscono o costano come l'oro. Auto che sono tue solo sulla carta. Servizi che diventano abbonamenti. Software che non compri più ma noleggi. Dove stiamo andando?
Verso un mondo dove non possiederai più nulla. Avrai dispositivi stupidi che si connettono. Pagherai abbonamenti per tutto: per lavorare con Office, per giocare, per usare l'AI, per avere i sedili caldi, per far sterzare le ruote posteriori, per avere più potenza dal motore, per guardare film, per ascoltare musica, per leggere libri. Tutto in cloud, tutto velocissimo grazie a quelle reti da 10 gigabit, e tu neanche ti accorgi di aver perso il controllo.
Il bello è che te lo vendono come progresso. Meno inquinamento, più efficienza, tutto più green, più comodo. E su questo non discuto, ha anche dei vantaggi reali. Ma la verità è un'altra: la tua vita digitale, i tuoi dati, le tue possibilità di fare qualcosa saranno completamente in mano a quattro o cinque aziende. Aziende che possono controllarti. O semplicemente spegnerti, quando vogliono, come hanno fatto con quei fari BMW.
Non è fantascienza. È già qui. BMW ha fatto marcia indietro su alcune cose dopo le proteste, ma solo temporaneamente. Il modello funziona troppo bene economicamente per abbandonarlo. Sono tutte sulla stessa strada, perché è esattamente quello che fanno con i software da anni: una volta compravi Word, oggi paghi Office 365 ogni mese, per sempre.
La cosa che mi spaventa di più? Che la gente sta già accettando tutto questo come normale. Come se non ci fossero alternative. Come se fosse inevitabile. Nei commenti qualcuno dice: "La vedo come una cosa buona, non devo decidere nell'acquisto se inserirli o no". Questo è il punto: ci stanno abituando a non scegliere, a non possedere, a dipendere da loro per tutto.
Allora, cosa possiamo fare? Primo: se avete PC completi, RAM, schede video, hard disk, o anche solo una vecchia auto senza troppa elettronica, teneteveli stretti. Tra poco potrebbero essere introvabili o a prezzi folli. E soprattutto, potrebbero essere l'ultima cosa che possedete davvero, che potete controllare voi, che nessuno può spegnervi da remoto.
Secondo: dobbiamo creare dal basso centri di recupero e riparazione. E no, non sto parlando solo di ambiente o economia, sto parlando di sopravvivenza. In Italia esistono già realtà come Miniere Urbane, i Repair Café, i centri del riuso Zero Waste, le ciclofficine popolari. Luoghi dove la gente impara a riparare, recuperare, rigenerare. Computer, biciclette, elettrodomestici, vestiti. Tutto. Negli ultimi anni ne sono nati centinaia, soprattutto al Nord, ma il movimento sta crescendo. Dobbiamo moltiplicarli, sostenerli, parteciparvi.
L'Europa ha approvato una direttiva sul "diritto alla riparazione" nel 2024, ma sapete come funziona: tra direttive e applicazioni reali passano anni. Nel frattempo, dobbiamo organizzarci noi. Creare reti di cittadini che sanno riparare, che possono insegnare, che conservano le competenze prima che spariscano del tutto. Perché quando tutto sarà in cloud e in abbonamento, chi saprà ancora mettere le mani dentro un PC o saldare un circuito avrà in mano un potere enorme.
E qui arrivo al terzo punto, quello scomodo: ok, il greco e il latino sono belli, la filosofia è importante, la cultura umanistica è fondamentale. Ma in un mondo dove la tecnologia fa la differenza tra essere liberi o essere schiavi, forse oggi più che mai è diventato necessario imparare le basi. Partire dalla legge di Ohm, capire come funziona un circuito, saper assemblare un computer, conoscere i principi dell'elettronica. Non sto dicendo di abbandonare tutto il resto, sto dicendo che non possiamo più permetterci di delegare completamente la comprensione della tecnologia ad altri.
Perché sapete cosa succede quando dipendi completamente da qualcuno? Che quel qualcuno ha potere su di te. E quando sono quattro o cinque aziende ad avere quel potere su miliardi di persone, beh, abbiamo un problema. Un problema grosso.
Il sogno di molte di queste realtà del riuso è creare qualcosa come Retuna in Svezia, un enorme centro dove si recupera, ripara, rivende di tutto. Recuperare aree industriali dismesse e trasformarle in centri del riuso e della riparazione. Non è utopia, è necessità. Perché tra qualche anno, quando i componenti saranno introvabili e tutto funzionerà solo in abbonamento, questi luoghi saranno l'unica alternativa al controllo totale.
Quindi sì, tenete stretti i vostri dispositivi. Ma soprattutto, imparate a ripararli, a capirli, a modificarli. Partecipate ai Repair Café della vostra zona. Sostenete i centri del riuso. Imparate a saldare, a programmare, a capire come funzionano davvero le cose.
Perché la libertà ha un peso. E stiamo scoprendo che vale oro. Letteralmente a peso d'oro”.
Grazie, caro Andrea Millozzi, di questa raffigurazione espressiva di ciò che ci attende. Io – che già ho poco – dopo averla letta sono anche un po' meno felice.
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d'Italia, 21 dicembre 2025
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