20 Novembre 2025
L’Asia apre la seduta in territorio misto dopo la trimestrale superiore alle attese di Nvidia, che ha contribuito a calmare i timori di una possibile bolla dell’intelligenza artificiale. Alle 7:40 italiane il Nikkei avanza del 2,65%, mentre Hang Seng e Shanghai cedono rispettivamente lo 0,25% e lo 0,15%. Debole lo yen, in flessione dello 0,35% a 157,7 per dollaro, mentre i futures sul Nasdaq guadagnano l’1,8%.
La Cina accelera sulla creazione di grandi gruppi finanziari con un’operazione di fusione che ridisegna il settore. China International Capital Corporation (Cicc) ha annunciato l’acquisizione di Dongxing Securities e Cinda Securities tramite uno scambio azionario, in linea con la strategia di Pechino di rafforzare gli istituti statali e dotarli di dimensioni globali.
Le tre società hanno comunicato l’intesa al mercato mercoledì sera. Secondo le stime, il nuovo gruppo supererà 1.000 miliardi di yuan di asset (circa 140 miliardi di dollari) a fine settembre, diventando così il quarto più grande operatore finanziario del Paese.
Cicc ha sottolineato che l’operazione rafforzerà significativamente la base patrimoniale – pari oggi a 46 miliardi di yuan – consentendo al nuovo colosso di concentrarsi sulla «missione principale di servizio alle strategie nazionali e all’economia reale». Il prezzo dello scambio non è ancora stato comunicato.
Il consolidamento arriva in una fase di rallentamento economico e crescente attenzione del governo alla stabilità del sistema finanziario. L’M&A, spiegano diversi analisti, mira a ridurre rischi e sovrapposizioni in un settore ancora frammentato.
Cicc, fondata nel 1995 come joint venture tra China Construction Bank e Morgan Stanley (uscita dal capitale nel 2010), è al centro del nuovo piano strategico annunciato dal presidente Xi Jinping nella Central Financial Work Conference del 2023, in cui era stata ribadita la necessità di creare istituzioni di livello globale. Tutte le società coinvolte nella fusione hanno tra i principali azionisti Central Huijin, braccio operativo del fondo sovrano cinese e attore chiave del cosiddetto gruppo di investitori istituzionali noto come “squadra nazionale”.
Il consolidamento segue altre operazioni rilevanti, come la fusione tra Guotai Junan Securities e Haitong Securities, che ha dato vita lo scorso anno al più grande broker del Paese con circa 230 miliardi di dollari di asset.
Parallelamente alle operazioni sul mercato, le principali istituzioni finanziarie statali – inclusa Cicc – hanno iniziato a ridurre le retribuzioni, anche a livello dirigenziale. Una misura legata sia alla campagna governativa per contenere gli stipendi nel settore finanziario, sia al calo delle attività di M&A nell’ultimo biennio.
Nel complesso, la Borsa cinese ha mostrato segnali di recupero nell’ultimo anno grazie a una serie di misure di sostegno, tra cui incentivi ai buyback. L’indice CSI 300 è salito del 20% da inizio anno.
Lo yen continua a indebolirsi e giovedì è sceso fino a 157,7 per dollaro, vicino ai minimi degli ultimi dieci mesi. I mercati attendono il nuovo piano di stimolo della premier Sanae Takaichi, che dovrebbe superare i 20.000 miliardi di yen. L’ampiezza della manovra alimenta timori sulla sostenibilità fiscale del Giappone, penalizzando valuta e bond governativi. La Borsa tiene grazie al traino tecnologico.
Il calo si è intensificato dopo che il ministro delle Finanze Satsuki Katayama ha dichiarato che nel recente incontro con il governatore della BoJ Kazuo Ueda non è stato trattato il tema del cambio. Molti operatori ritengono che un intervento possa arrivare solo se la valuta si avvicinerà a 160 per dollaro, livello già in passato associato a manovre correttive.
Il rafforzamento del dollaro, favorito dai segnali provenienti dalla Federal Reserve – che giudica improbabile un taglio dei tassi a dicembre – accentua la pressione sulla valuta nipponica.
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