20 Novembre 2025
Filippo Marchi, Direttore Generale Granarolo
La storia recente del gruppo nato nel 1957 è stata caratterizzata da una crescita costante: Granarolo si è affermata come il principale operatore agroalimentare a capitale italiano nel settore lattiero-caseario. La sua solidità deriva dalla filiera del latte interamente italiana, coordinata dalla cooperativa Granlatte Scarl, che detiene il 63,14% del capitale.
Nonostante le radici saldamente ancorate in Italia, il mercato domestico non è più il principale per l’azienda, che negli ultimi anni ha accelerato con decisione sul fronte internazionale. Nel 2024 il fatturato ha toccato i 1.720 milioni di euro, con il 40% delle vendite generate all’estero. La strategia di espansione è chiara: oltre ai 15 stabilimenti italiani, Granarolo ne conta oggi 8 all’estero e ha portato a termine operazioni mirate come l’acquisizione, nell’ottobre 2025, della britannica West Horsley Dairy, specializzata nella distribuzione di prodotti lattiero-caseari.
«Possiamo confermare che Granarolo continuerà a crescere nei prossimi anni», afferma Filippo Marchi, direttore generale del gruppo. «La quota di fatturato sviluppata fuori dall’Italia aumenterà nel periodo 2026-2029», orizzonte in cui si distribuiscono i target del nuovo piano strategico. L’export del dairy italiano, osserva il dg, «è cresciuto in maniera significativa e oggi supera i 6 miliardi di euro».
La Francia rappresenta il mercato estero più forte, con un giro d’affari di 300 milioni e circa il 25% dell’export italiano del comparto. Ma è la Germania a rivestire un ruolo strategico: con oltre 800 milioni di euro di importazioni di prodotti caseari italiani, è il secondo mercato di destinazione e, soprattutto, «il Paese in cui stiamo valutando una possibile partnership per esplorare nuove opportunità di sviluppo», anticipa Marchi.
Granarolo è presente anche negli Stati Uniti, dove dispone di un impianto che utilizza latte locale per produrre formaggi freschi. Quanto ai dazi introdotti dal presidente Donald Trump, Marchi chiarisce che «non abbiamo registrato impatti significativi, perché si sono sostituiti al precedente sistema delle quote: il dazio al 15% ha eliminato le condizioni prese-esistenti e non ha generato particolari squilibri».
La vera criticità nel mercato americano è piuttosto la debolezza del dollaro, «che rende meno competitivi i prodotti europei e inciderà sui volumi dei formaggi italiani, come Parmigiano Reggiano e Grana Padano, presenti nell’80% delle catene distributive negli Stati Uniti».
Sul fronte dei prodotti più richiesti, Granarolo punta sulle specialità casearie – in particolare mozzarella e ricotta. In quest’ottica si inserisce anche l’acquisizione, per 25 milioni di euro, del caseificio Perla di Gioia del Colle, in provincia di Bari, riconvertito a centro produttivo dedicato a queste eccellenze.
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