18 Luglio 2025
Il settore dei diamanti attraversa una fase di cambiamento profondo. L’ascesa dei diamanti coltivati in laboratorio sta trasformando non solo il mercato, ma anche la percezione culturale di un bene da sempre associato all’amore e al lusso. Secondo Al Cook, Amministratore Delegato del colosso minerario De Beers, si tratterebbe di un vero e proprio “enorme inganno”. L’industria, sostiene Cook, rischia di perdere il suo significato se le pietre sintetiche continueranno a essere proposte come equivalenti delle gemme naturali.
Fondata su un messaggio potente – “Un diamante è per sempre” – De Beers ha dominato il mercato per decenni, convincendo generazioni che il vero amore si esprime attraverso una pietra formata naturalmente nel corso di miliardi di anni. Oggi, però, i diamanti si possono produrre in laboratorio replicando le stesse condizioni di pressione e calore presenti nelle profondità della Terra, ma a costi molto inferiori. Questo sviluppo ha spinto molti consumatori verso l’alternativa sintetica, soprattutto negli Stati Uniti, dove più della metà degli anelli di fidanzamento venduti nel 2023 conteneva un diamante coltivato in laboratorio.
Il cambiamento è visibile anche nella grande distribuzione. Walmart, ad esempio, ha iniziato a vendere diamanti sintetici nel 2022 e ora queste pietre rappresentano la metà della sua offerta. Anche Signet Jewelers, che controlla marchi come Kay, Zales e Jared, ha aumentato l’inclusione di diamanti coltivati nelle sue collezioni, pur collaborando con De Beers per promuovere le gemme naturali.
Oggi i diamanti sintetici rappresentano oltre il 20% del mercato globale dei gioielli con diamanti, contro meno dell’1% nel 2016. Il loro utilizzo è particolarmente diffuso nei gioielli fashion, come collane e orecchini, dove la richiesta di alternative più accessibili è in crescita.
Il mercato dei diamanti sta affrontando un significativo ribasso dei prezzi, soprattutto per quanto riguarda le gemme coltivate in laboratorio. Secondo l'analista Paul Zimnisky, dal 2016 il prezzo al dettaglio di un diamante sintetico da 1 carato è diminuito dell’86%, attestandosi attorno ai 745 dollari. Nello stesso arco di tempo, anche i diamanti naturali hanno subito una contrazione, ma in misura minore: circa il 40%, con un prezzo medio attuale di 3.925 dollari per carato.
Di fronte a questi cambiamenti, De Beers ha preso decisioni drastiche. Cook ha chiuso Lightbox, la linea interna di diamanti coltivati in laboratorio dell’azienda, per puntare tutto sulla valorizzazione delle gemme naturali. È stato anche introdotto uno strumento di verifica, chiamato DiamondProof, in grado di distinguere le pietre naturali da quelle sintetiche in pochi secondi tramite un codice colore.
Nel frattempo, la casa madre Anglo American ha ridotto del 45% il valore contabile della sua quota in De Beers, mentre valuta opzioni strategiche per il futuro dell’azienda, tra cui una possibile quotazione in borsa. La decisione arriva in un contesto di incertezze, aggravate anche dalla minaccia di dazi statunitensi sui diamanti tagliati all’estero.
Parallelamente, De Beers e il Botswana, che fornisce gran parte delle sue pietre grezze, hanno rinnovato un importante accordo per garantire la continuità dell’approvvigionamento fino oltre il 2050.
A livello comunicativo, l’industria dei diamanti naturali si mobilita. Il Natural Diamond Council, finanziato in parte da De Beers, ha avviato una campagna che contrappone il valore autentico delle gemme naturali al carattere più «artificiale» di quelle sintetiche, definendo le seconde «The Dupe» (La fregatura).
Alcuni consumatori iniziano a nutrire dubbi sulla tenuta nel tempo del valore delle pietre di laboratorio. “Non mi sono sentita a mio agio a indossarli”, racconta Durée Ross, professionista della comunicazione, dopo aver acquistato un paio di orecchini con diamanti coltivati. Per altri, però, il prezzo accessibile rimane un argomento convincente: “Quando avrò 80 anni e vorrò regalarlo a una figlia o a una nipote, sarà comunque un diamante bello e carico di significato”, afferma Samantha Boselli, che ha scelto un diamante sintetico da 3,5 carati per il suo anello di fidanzamento.
Mentre la tecnologia continua a progredire e le abitudini dei consumatori si evolvono, il settore dei diamanti è chiamato a ridefinire il proprio valore simbolico ed economico. Come osserva Al Cook: “Per tutto il tempo in cui l’essere umano è stato consapevole di sé, ha sempre attribuito valore a ciò che è raro e prezioso”. Al Cook prevede che i diamanti sintetici, data la loro crescente disponibilità, continueranno a svalutarsi nel tempo, finendo per essere percepiti sempre più come alternative simili allo zirconio cubico o alla moissanite. Si tratta di materiali visibilmente diversi dai diamanti naturali e riconoscibili come semplici imitazioni. “Piango per voi”, così Al Cook si è rivolto a chi ha investito cifre elevate in gemme di laboratorio ormai deprezzate.
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