08 Luglio 2025
La Commissione Europea contesta l’intervento del governo italiano sull’acquisizione di Banco BPM da parte di UniCredit. La Direzione Generale per la Concorrenza (DgComp) sarebbe pronta a inviare un provvedimento formale con cui chiederà all’Italia di revocare il golden power applicato all’operazione, ritenendolo non conforme alle normative Ue sulle concentrazioni.
L’intervento dell’esecutivo italiano, avvenuto lo scorso 18 aprile, aveva subordinato l’operazione a condizioni stringenti. Tra queste, l’obbligo per Unicredit di uscire dal mercato russo entro gennaio 2026, il mantenimento per tre anni del rapporto tra impieghi e depositi e il divieto di ridurre l’esposizione su titoli di Stato italiani e il portafoglio di project finance gestiti da Anima.
Bruxelles, secondo le indiscrezioni, ritiene che solo la Commissione Europea abbia il potere legale di imporre condizioni in operazioni di concentrazione tra imprese, e ricorda che lo scorso 19 giugno la DgComp aveva già autorizzato l’acquisizione, imponendo la cessione di 209 filiali per evitare concentrazioni eccessive sul mercato nazionale.
L’eventuale ordinanza della Commissione obbligherebbe il governo italiano a ritirare le condizioni imposte. In caso contrario, potrebbe essere avviata una procedura di infrazione per violazione del diritto comunitario.
Nessun commento ufficiale al momento da parte della Commissione Europea, del governo italiano, né da Unicredit e Banco BPM. Il prossimo passaggio formale è atteso oggi 9 luglio, quando il TAR si pronuncerà sul ricorso presentato da UniCredit contro l’applicazione del golden power.
Nel frattempo, la notizia ha avuto un impatto positivo sui mercati: Banco BPM ha chiuso con un +3,6% e UniCredit con un +1,9%. In base al regolamento europeo sulle concentrazioni, la Commissione detiene competenza esclusiva nel valutare operazioni di dimensione comunitaria sotto il profilo della concorrenza, quando sono superate determinate soglie di fatturato. A maggio, un portavoce dell’esecutivo comunitario aveva precisato che, in casi limitati, gli Stati membri possono adottare misure per tutelare interessi legittimi (sicurezza pubblica, il pluralismo dei media o la stabilità finanziaria) purché tali misure siano compatibili con il diritto dell’Unione. In particolare, eventuali interventi nazionali devono essere proporzionati, giustificati, e non discriminatori. La Commissione è tenuta a valutarne la conformità con il quadro normativo europeo. Anche in assenza di obbligo di notifica preventiva, gli Stati membri sono invitati a consultare Bruxelles in caso di dubbi sulla legittimità delle misure adottate.
Parallelamente, è stato attivato un confronto nell'ambito della procedura EU Pilot, lo strumento informale con cui la Commissione verifica possibili violazioni del diritto dell’Unione prima di procedere a un’eventuale infrazione. In questo contesto, il governo italiano ha motivato l’intervento sul dossier UniCredit-Banco BPM con esigenze di sicurezza nazionale, ambito che – secondo il Ministero dell’Economia – rientra nelle competenze esclusive dello Stato e non interferisce con la normativa europea in materia di concentrazioni.
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