11 Aprile 2025
Cina, lo yuan si svaluta ai minimi dal 2007 per sostenere l'export, ma deflazione e nuove tariffe Usa aumentano le pressioni sull'economia. Mentre la Banca Popolare Cinese continua a rivedere le previsioni sul cambio, che questa mattina si attesta a quota 7,213, lo yuan cinese ha raggiunto il livello più basso nei confronti del dollaro statunitense aumentando la competitività dei prodotti cinesi all'estero.
Lo yuan cinese ha raggiunto il livello più basso nei confronti del dollaro statunitense dai tempi della crisi finanziaria globale, risalente alla fine del 2007. La Banca Popolare Cinese ha abbassato per la sesta seduta consecutiva le sue previsioni sul tasso di cambio, in un contesto di crescente tensione commerciale con gli Stati Uniti. Questa mattina, il cambio USD/CNY si attesta a quota 7,213. L'indebolimento dello yuan rende i prodotti cinesi più competitivi all’estero, contribuendo a compensare gli effetti dei dazi sull’economia del Paese. Tuttavia, una svalutazione troppo rapida potrebbe intensificare i deflussi di capitali e rappresentare una minaccia per la stabilità finanziaria.
Sebbene molti Paesi abbiano beneficiato di una riduzione dei dazi, Trump ha precisato che la tregua di 90 giorni non riguarda uno dei principali partner commerciali degli Stati Uniti, ovvero la Cina. Al contrario, ha annunciato un aumento delle tariffe fino al 145% sulle esportazioni cinesi, in risposta a un nuovo pacchetto di misure ritorsive introdotto da Pechino.
Prima dell’avvio delle contrattazioni, la Banca Popolare Cinese ha stabilito il tasso di riferimento dello yuan – che può oscillare entro una banda del 2% rispetto a questo valore – a quota 7,2092, segnando il livello più basso dall’11 settembre 2023. Questo tasso centrale viene calcolato ogni giorno lavorativo sulla base di una media ponderata delle quotazioni fornite dai principali operatori di mercato prima dell'apertura del mercato interbancario.
Nel frattempo, i prezzi al consumo in Cina hanno registrato un calo per il secondo mese di fila, mentre la deflazione sul fronte dei prezzi alla produzione si è ulteriormente intensificata. A marzo, l'indice dei prezzi al consumo ha segnato un ribasso dello 0,1% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, restando in area deflazionistica dopo la flessione dello 0,7% registrata a febbraio. I prezzi alla produzione, invece, sono diminuiti per il ventinovesimo mese consecutivo, con una contrazione del 2,5% su base annua, la più marcata dal novembre 2024.
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