18 Settembre 2024
Fonte: Imagoeconomica
Annullata la multa a Google da 1,5 miliardi di €, comminata dalla Commissione europea nel marzo 2019: la Corte di Giustizia Ue ha motivato la sentenza di annullamento dichiarando che "la Commissione europea non ha dimostrato che le pratiche hanno effettivamente distorto la concorrenza on-line". La Commissione riteneva infatti che Google avesse abusato della sua posizione dominante sul mercato nel periodo 2006-2016, in relazione ad un prodotto chiamato AdSense for Search (Afs) e che consente ai proprietari di siti web di visualizzare annunci pubblicitari collegati alle ricerche online che gli utenti potevano svolgere su tali siti web. Gli editori potevano così ricevere una quota dei ricavi per la visualizzazione degli annunci. Ma la Commissione sostenne che Google avesse abusato della sua posizione dominante sul mercato, imponendo una serie di clausole restrittive nei contratti con siti web di terze parti, che alla fine impedivano ai concorrenti di pubblicare i propri annunci di ricerca su questi stessi siti web. La Commissione può ora presentare ricorso alla Corte di Giustizia (organo giurisdizionale apicale all’interno dell’Unione), entro un tempo massimo di 2 mesi. La portavoce della Commissione, Lea Zuber, ha detto che l’esecutivo comunitario "prende nota" della sentenza e ha affermato che la studierà "attentamente" e "rifletterà sui possibili passi successivi".
Il motivo dietro la decisione, come spiegano i giudici di Lussemburgo nella stessa sentenza, è "non aver tenuto conto dell’insieme delle circostanze pertinenti nella sua valutazione della durata delle clausole contrattuali che [la Commissione Ue, ndr] aveva qualificato come abusive". In altre parole, i servizi della commissaria per la Concorrenza Margrethe Vestager, avrebbero sbagliato il modo di condurre le verifiche e le valutazioni sul caso. La Commissione europea "ha commesso errori nella valutazione della durata delle clausole in questione, nonché del mercato coperto dalle stesse nel 2016", scrivono i giudici. Per questo, pur riconoscendo alcuni elementi dell'impianto accusatorio, quello sanzionatorio non sarebbe sostenibile. Il nodo di fondo è che l’esecutivo comunitario avrebbe solo dedotto che Google potesse aver distorto il mercato unico, quando invece il Tribunale ritiene che "la Commissione non abbia dimostrato" che le clausole in questione fossero tali da scoraggiare gli editori dal rifornirsi presso gli intermediari concorrenti di Google, né che le stesse clausole impedissero ai concorrenti di accedere a una parte significativa del mercato dell’intermediazione pubblicitaria nei motori di ricerca online nello Spazio economico europeo (SEE). "Questo caso riguarda un sottoinsieme molto ristretto di annunci di ricerca puramente testuali pubblicati su un numero limitato di siti web di editori. Nel 2016 abbiamo apportato modifiche ai nostri contratti per eliminare le disposizioni in questione, anche prima della decisione della Commissione. Siamo lieti che il tribunale abbia riconosciuto gli errori della decisione originale e abbia annullato la multa", ha dichiarato un portavoce di Google.
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