03 Febbraio 2024
Fonte foto: Imagoeconomica.it
È morto all'età di 72 anni Federico Imbert, uno dei banchieri d’affari italiani più conosciuti al mondo. Se ne andato a causa di un turbo cancro, che lo ha colpito nel maggio scorso e che sembrava potesse regredire a Natale, in una clinica di Milano nella giornata di ieri, venerdì 2 febbraio. I funerali si terranno a Roma lunedì 5 alle 12 presso la Chiesa di Gregorio al Celio. Imbert è stata la firma delle principali operazioni di mercato dal 1990 a oggi. Brillante e affabile, a giugno avrebbe compiuto 73 anni. In occasione dell'incontro AIBE con la ministra della Giustizia Marta Cartabia, aveva parlato a Il Giornale d'Italia, aveva toccato diversi temi tra cui il collegamento tra la giustizia penale italiana e gli investitori esteri.
Il mondo dell'economia piange la morte di Federico Imbert, banchiere protagonista della scalata Telecom e degli anni in Credit Suisse. 73 anni da compiere a giugno, Imbert è morto a causa di un "turbo cancro", che lo ha portato via in pochi mesi. Socio di John Elkann in Merope asset management, i clienti del banchiere napoletano sono stati tutti i maggiori gruppi e imprenditori italiani: Telecom, Pirelli, Silvio Berlusconi, Salvatore Ligresti, i Moratti, le grandi banche. In carriera ha lavorato per quattro case finanziarie: Chase Manhattan bank, fino alla fusione con JpMorgan, Credit Suisse fino alla fusione in Ubs dove era senior advisor. Tra gli ultimi deal la vendita degli asset australiani di Enel, l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di Mps che ha determinato il rilancio e prima ancora, l’opas di Intesa Sanpaolo su Ubi, lanciata il 17 febbraio 2020.
Tra gli ultimi colpi della sua lunga ed esaltante carriera c'è quello della Credit Suisse, ingaggiata, assieme a Goldman Sachs, dalla banca bresciana che voleva contrastare l’assalto dalla Ca’ de Sass. L’opas andò felicemente a segno il 30 luglio 2020, dopo che la banca offerente alzò il prezzo dell’offerta. Federico Imbert, come ricordano gli addetti ai lavori, ebbe un ruolo decisivo perché alcuni giorni prima che Consob prorogasse dal 27 al 30 luglio il periodo dell’offerta, creò le condizioni per chiudere la trattativa. Oltre alle 17 nuove azioni Intesa ogni 10 Ubi, ai soci vengono anche offerti in contanti 0,57 euro per azione, pari appunto a 652 milioni. In totale la valutazione di Ubi passa da 3,47 miliardi a 4,12 miliardi di euro.
Federico Imbert ha avuto rapporti anche con Silvio Berlusconi. Nel 1995 fu in prima fila con altre banche per la turbolenta quotazione in Borsa di Mediaset. Poi ha curato la privatizzazione di Credit e Comit, ma è stato al fianco del Tesoro nei collocamenti di Enav, Fincantieri, Rai Way, Poste. Ha curato l’ipo di Enel Green Power e il collocamento di Endesa da parte di Enel. Di aumenti di capitale ha curato i due di Unicredit da 4 e 3 miliardi circa una decina di anni fa e sempre per Mps, ha seguito con Mediobanca la fondazione senese nella fase di rafforzamento conseguente all’acquisizione di Antonveneta. Federico Imbert è stato anche un maestro, perchè alla sua scuola sono cresciuti alcuni dei migliori banchieri d’affari: Andrea Donzelli (Jefferies), Francesco Rossi Ferrini e Francesco Cardinali entrambi in JpMorgan, Guido Banti (Ubs), Paolo Celesia (Jefferies).
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