09 Gennaio 2024
Il 2024 sarà un anno intenso sul fronte delle nomine dei vertici delle partecipate pubbliche controllate direttamente e indirettamente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze; sono in scadenza infatti molti dei Cda decisi nel 2021 da Mario Draghi con il supporto di Francesco Giavazzi, che vedranno appunto quest'anno il loro rinnovo.
Sogei, Sose, Cinecittà, Gse e Invimit, ma anche Open Fiber: stando al dossier si tratta di 63 Cda e, nonostante molti sostengano sia ancora presto per osservare l'immagine finale, è per il momento possibile tracciarne le prime linee.
Il 2024 sarà un anno di fuoco in primis per la banca di via Goito Cassa Depositi e Prestiti, che vedrà la scadenza della poltrona del presidente Giovanni Giorno Tempini e dell'ad Dario Scannapieco.
Il rinnovo assume un'ulteriore rilevanza se si pensa che quest'anno scadrà anche il mandato di Francesco Profumo della compagnia di San Paolo all'Associazione delle Casse di Risparmio Italiane. L'acri è infatti da consuetudine incaricata di indicare al governo il nome gradito per la presidenza, mentre per quanto riguarda l'ad sarà l'azionista di riferimento, il Ministero dell'Economia e delle Finanze. Al posto di Profumo il nome più quotato per la presidenza dell'Associazione delle Casse di Risparmio sembra essere al momento quello del vicepresidente dell'Acri Giovanni Azzone. Per quanto riguarda il vertice della Compagnia di San Paolo invece, per il post Profumo si fa il nome di Giorgio Barba Navaretti.
Quali sono dunque le opzioni più papabili per il rinnovo dei vertici Cdp? Sicuramente ancora in definizione; non si esclude la possibilità di una riconferma di Scannapieco che, delfino di Mario Draghi e gradito a Giorgia Meloni, è stato vicepresidente della Banca europea degli investimenti prima di diventare Amministratore delegato in Via Goito. Nell'aria per un possibile sostituto circolano però anche nomi di manager importanti come Antonio Turicchi, attuale presidente di Ita, Fabrizio Palenzona, presidente di Fondazione Crt, Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano, Marcello Sala, direttore generale della divisione partecipazioni del Tesoro, Gaetano Miccichè di Intesa e Alessandro Daffina di Rotschild Italia.
Il rimescolamento di carte in Cdp costringerà a tenere gli occhi puntati su almeno altre tre partite. La prima è quella di Tim, poiché lo Stato, partner del fondo Kkr, tornerà come azionista in NetCo, e questo consentirà a Cdp di dividere, sugli asset, la quota di partecipazione remunerativa da quella a maggior rischio, come il business delle telco. Il secondo riflettore è quello che riguarda Autostrade per l'Italia, poiché dal 2021 Cdp è azionista con il 51% di Hra, il consorzio che la vede alleata ai fondi Blackstone e Macquarie (24,5% ciascuno) e che controlla l’88% di Aspi. Infine, ultimo tema chiave che coinvolge Cdp, è quello che la Banca possa diventare veicolo dell'ingresso dello Stato Italiano in Stellantis.
Tra le scadenze clue ci sono anche quelle di Nicoletta Giadrossi e Luigi Ferraris, rispettivamente presidente e Amministratore delegato di Ferrovie dello Stato.
La partita per il rinnovo dei vertici del Gruppo FS è tutt'altro che banale, anche e soprattutto perché a Ferrovie dello Stato andranno 24 miliardi dal Pnrr, mentre il recente piano industriale prevede 203,5 miliardi di investimenti, con 40.000 assunzioni, entro i prossimi dieci anni.
Se Ferraris resterà al timone è ancora presto per dirlo, ma sicuramente sulla probabilità di una sua riconferma incide il caso del ministro Francesco Lollobrigida. Matteo Salvini non avrebbe nascosto la sua volontà di affidare la poltrona a Luigi Corradi, Amministratore delegato di Trenitalia, ma dopo la chiamata del ministro dell’Agricoltura per una fermata a sorpresa a Ciampino di un Frecciarossa già ampiamente in ritardo, anche le chance di Corradi potrebbero diminuire.
Nel 2023 il Gruppo ha visto il rinnovo del Cda delle due maggiori partecipate, Rete Ferroviaria Italiana e Trenitalia, mentre è in scadenza anche il Consiglio di amministrazione della partecipata di Fs Anas, che si occupa dei servizi autostradali.
Tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate altro tema chiave è quello che riguarda la Rai, su cui Giorgia Meloni ha già dato il via a una serie di cambiamenti, portando Roberto Sergio al ruolo di ad e Giampaolo Rossi a quello di direttore generale, con la nota ambizione di consolidare la presenza della Rai nella televisione pubblica. Nota, però, anche la volontà di Fratelli d'Italia di fare di Rossi il futuro ad, anche data l'indiscrezione secondo la quale l'amministratore delegato Sergio non sembrerebbe essere disposto a un nuovo mandato. A proposito di indiscrezioni, nell'aria gira anche l'ipotesi che proprio Rossi possa entrare nel Cda di Leonardo. Tornando alla Rai invece, per la presidenza il nome più quotato sarebbe quello di Simona Agnes, attuale consigliere Rai, mentre Angelo Mellone, oggi a capo del daytime, potrebbe spostarsi alla fiction.
Tra le altre nomine che dovranno essere decise nel 2024 ci sono quelle di Gruppi come EUR S.p.a, società di sviluppo immobiliare romana controllata dal Med, o di Sogei, società in house del Mef che gestisce i servizi informatici. Ancora, verranno rinnovate le cariche di Presidente e Amministratore delegato del Gestore dei Servizi Elettrici (Gse), oggi occupate rispettivamente da Paolo Arrigoni e da Vinicio Mosè Vigilante, e il delegato italiano nel Supervisory Board di StMicroelectronics, il player italo-francese che è tra i campioni nazionali della microelettronica, di cui Maurizio Tamagnini è il presidente dal 2020. Il governo potrà nominare un membro del Supervisory Board di St, azienda strategica vista l’importanza geopolitica dei microchip, per cui sarà cruciale mantenere l’equilibrio con la Francia.
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