18 Agosto 2023
Un ferragosto nero quello per l’economia cinese a causa dei dati poco rassicuranti che pongono il Governo di fronte alla gestione della crisi immobiliare, delle pressioni deflazionistiche e ad una crescita più lenta delle vendite al dettaglio e della produzione industriale. Gli osservatori cinesi hanno sottolineato la necessità di riportare l’economia su basi più solide. Nel mese di luglio, i dati macro hanno evidenziato una diminuzione di - 0,2 % dei prezzi delle nuove abitazioni.
Preoccupano i valori di crescita della produzione industriale cinese che è cresciuta solo del 3,7% a scapito di una previsione pari al + 4,6%.
La Banca Centrale sembrerebbe pronta ad abbassare i tassi di interesse per contrastare la crescente situazione di sconvolgimento economico, resa preoccupante da quella che sta diventando una vera e propria crisi del mattone cinese.
Country Garden, il più grande promotore immobiliare cinese, ha subito una brutta caduta in borsa nei giorni scorsi e oggi fatica a rimborsare le obbligazioni in scadenza. La tensione è palpabile anche nei mercati che fiutano un possibile default, si parla di una vera e propria crisi per Country Garden, fondata nel 1992 da Yang Guoqiang. A mettere in fuga gli investitori è stata la scelta con cui il promotore immobiliare ha bloccato le contrattazioni di 11 bond onshore.
L'azienda cerca una potenziale ristrutturazione del debito, dopo aver chiuso il primo semestre 2023 con perdite pari a $ 7 miliardi.
Anche il colosso immobiliare cinese Evergrande, divenuto il simbolo della crisi del settore nel Dragone, ha dichiarato bancarotta presso la Corte di New York.
Il premier Li Qiang ha affermato che il Governo continuerà a lavorare per aumentare i consumi e promuovere gli investimenti. Intanto, nonostante la Banca Popolare Cinese abbia tagliato il tasso di interesse praticato sui finanziamenti a un anno di 15 punti base, la situazione resta critica e gli economisti chiedono uno sforzo maggiore alla banca centrale. Tao Wang, economista Ubs, ha dichiarato che la prolungata debolezza nella costruzione di immobili si aggiungerà alle pressioni di riduzione delle scorte del comparto industriale e deprimerà anche la domanda di consumi. Se così accadesse, la Cina potrebbe non raggiungere l’obiettivo di crescita del Pil del 5% che si era prefissata per il 2023.
Se da una parte Pechino trema e l’attenzione resta massima, dall’altra potrebbero esserci dei vantaggi per i mercati occidentali, come spiega l’economista di Pimco «La persistente delazione in Cina si ripercuoterebbe probabilmente sui mercati sviluppati, poiché uno yuan più debole e un elevato rapporto tra scorte e vendite riducono il costo delle merci cinesi all’etero: uno sviluppo che i banchieri centrali nei mercati sviluppati probabilmente apprezzerebbero». Insomma, sebbene non vengano forniti i dettagli, il Governo cinese si sta muovendo cautamente per rispettare le previsioni di crescita previste per il 2023.
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