24 Febbraio 2023
Inps (fonte foto Lapresse)
Nel 2023 si tona a parlare ancora del tema della rivalutazione della pensione, a seguito dell’entrata in vigore dell’ultima Legge di Bilancio per l’ennesima volta ormai da anni, che prevede per il biennio 2023-2024, una revisione solo parziale delle percentuali di rivalutazione dei trattamenti pensionistici, con un tasso di rivalutazione più basso più l’assegno pensionistico è elevato.
Le fasce colpite sono quelle di pensioni da poco più di 2000 euro in su. Infatti, per indicare qualche numero, chi ha un a pensione tra le 4 e le 5 volte il minimo Inps, riceverà una rivalutazione in misura pari al 85%, chi ha una pensione tra le 6 e le 7 volte il minimo Inps, in misura del 53% sino ad arrivare alla fascia più penalizzata (10 volte minimo Inps) che riceverà una rivalutazione solo in nella misura del 32%.
La manovra colpisce ancora una volta chi ha una pensione frutto di anni di contributi versati e di lavoro e presenta non pochi elementi di criticità, tra cui, non da ultimo la non occasionalità dei meccanismi di blocco, ormai reiterati per anni e vessatori nei confronti dei pensionati.
L’obbiettivo è quello di effettuare dei ricorsi giudiziali per poter ottenere un rinvio della questione alla Corte Costituzionale come fu in passato.
Alcuni elementi di incostituzionalità potrebbero riguardare sempre la violazione del principio di ragionevolezza e proporzionalità – come già fu espresso dalla Corte Costituzionale – e la tendenza a penalizzare con una vessazione quasi di tipo tributario i pensionati sia pure con pensioni consistenti ma non sufficientemente tutelate in relazione ai cambiamenti del potere d’acquisto della moneta.
Di Avv. Celeste Collovati
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