17 Febbraio 2023
Come cambiano le abitudini e quanto costa lo smart working in una metropoli come New York? Secondo i dati del gruppo WFH Research dell’Università di Stanford, diffusi da Bloomberg, i lavoratori di Manhattan hanno ridotto le spese di circa 12,4 miliardi di dollari all’anno a causa del 30% di giorni in meno in ufficio. Questa cifra è stata raggiunta moltiplicando la perdita annua di spesa a persona, corretta per l’inflazione, per i circa 2,7 milioni di pendolari e residenti stimati dall’US Census Bureau che hanno lavorato nel cuore della Grande Mela durante il 2019. Scomponendo i dati, un lavoratore medio spende quindi 4.661 dollari in meno ogni dodici mesi per pasti, shopping e intrattenimento nei pressi del proprio ufficio newyorchese. Una cifra più alta rispetto a quella di San Francisco (3.040 dollari) e Chicago (2.387). La perdita di 12,4 miliardi di dollari all’anno si traduce in mancate entrate per ristoranti, alberghi, negozi al dettaglio e altre attività commerciali che sono il motore economico della città. Gli uffici lasciati sfitti dalle aziende rappresentano inoltre un grave problema per il mercato immobiliare americano. In questa nuova ottica si stanno muovendo pure diverse grandi aziende italiane: Intesa Sanpaolo, Lavazza e Tim sono infatti le principali realtà che hanno deciso di inseguire un nuovo modello lavorativo basato sull’estensione dello smart working e sull’introduzione della settimana corta. Ciò che accade negli Stati Uniti anticipa in qualche modo gli altri centri finanziari del mondo: secondo i dati diffusi da Bloomberg, solo il 6% dei londinesi che hanno usufruito dello smart working durante la pandemia è stato richiamato in ufficio per cinque giorni alla settimana, mentre a Tokyo circa il 14% delle offerte di lavoro era prevalentemente a distanza, rispetto al 3% del 2019.
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