13 Giugno 2022
Federica Setti
GroupM ha rilasciato le sue previsioni media semestrali che a livello globale evidenziano una crescita dei ricavi pubblicitari nonostante le situazioni geopolitiche mondiali e i timori per una imminente recessione. In particolare, queste previsioni vogliono anche spiegare i motivi per cui non è prevista una situazione economica di pericolo:
Nel 2022 è prevista una crescita del 10% (esclusa la pubblicità politica degli Stati Uniti), sostanzialmente in linea con le previsioni formulate a dicembre. In molti mercati le aspettative per il 2022 sono attualmente più alte rispetto alle nostre previsioni di dicembre. Tuttavia, la Cina, che è il secondo mercato mondiale, dovrebbe crescere a un ritmo più lento rispetto alle stime precedenti. Nei prossimi cinque anni l’India dovrebbe crescere a doppia cifra, mentre per molti mercati si prevede una crescita a una sola cifra:
I primi cinque big player della pubblicità nel 2021, un gruppo che comprende Google, Facebook, Alibaba e Bytedance, hanno generato 408 miliardi di dollari in termini di ricavi pubblicitari, pari al 53% del totale adv globale. Qui di seguito le principali aree considerate nel dettaglio mentre ci avviciniamo alla metà del 2022:
In Italia, il mercato pubblicitario ha mostrato un inizio 2022 ricco di segnali positivi, che si sono purtroppo affievoliti in seguito allo scoppio della guerra Russia-Ucraina. Le stime presenti in questa release del This Year Next Year sono state elaborate proprio all’inizio di questa crisi, in un clima di totale incertezza sia macroeconomica, che relativa alle decisioni sui budget pubblicitari da parte dei clienti.
Federica Setti, Chief Research Officer di GroupM Italy, commenta: “La volatilità che sta caratterizzando l’anno ci porta a leggere i segnali del mercato pubblicitario in maniera dinamica e continuativa. L’andamento altalenante di questo ultimo periodo e la tenuta del mercato pubblicitario potrebbero portare a un 2022 più positivo di quanto avevamo inizialmente ipotizzato qualche settimana fa, con conseguente revisione della nostra stima. Iniziamo a parlare di decelerazione piuttosto che di vero e proprio declino del mercato rispetto all’anno passato. Tuttavia, al di là della crescita dei prezzi al consumo, della carenza delle materie prime e di una guerra che, purtroppo, è stata relegata ai confini dei nostri interessi, i fattori che più ci preoccupano restano la crescita dei tassi e il rialzo del costo del denaro, che potrebbero accelerare quel fenomeno di stagnazione economica ancora all’orizzonte.”
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