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Guerra in Ucraina, quali sono le aziende rimaste in Russia malgrado le sanzioni

Nonostante le sanzioni a seguito della guerra in Ucraina sono ancora diverse le aziende rimaste in Russia. A far da padrone è la Francia, con gruppi come Auchan, Leroy Merlin e Decathlon che hanno deciso di non lasciare Mosca

28 Marzo 2022

Aziende rimaste in Russia, malgrado le sanzioni ecco i gruppi che non abbandonano Mosca

fonte: Twitter @Kurtagainstmob1

A oltre un mese dall'inizio della guerra in Ucraina sono diverse le aziende rimaste in Russia, nonostante le sanzioni economiche disposte dalla comunità internazionale. A fronte di circa 450 compagnie che hanno deciso di abbandonare Mosca, molte altre preferiscono invece continuare a farci affari, noncuranti nemmeno delle critiche di Kiev, che ha chiesto a questi gruppi commerciali di smetterla di "finanziare l'assassinio di donne e bambini". A dominare in questo caos economico sembra essere la Francia, con diverse aziende che continuano a operare sul suolo russo, tra cui Auchan, Decathlon, Danone e Leroy Merlin

Aziende rimaste in Russia, domina la Francia

Sembra dunque non avere avuto il successo sperato il coordinamento europeo sulle sanzioni economiche alla Russia. La permanenza di così tante aziende sul territorio russo mostra come nella realtà dei fatti i singoli gruppi commerciali continuino a pensare ai propri interessi ignorando la geopolitica. Ed è in questo caos che ne stanno approfittando le aziende francesi. A confermare ciò è direttamente il direttore generale di Adeo (Holding del gruppo Leroy Merlin) Philippe Zimmermann, secondo cui lasciare la Russia verrebbe considerato "come un fallimento premeditato, che darebbe luogo ad espropriazioni" da parte del governo di Mosca. Un eventuale addio infatti, sarebbe "un regalo dell'azienda e dei suoi asset al regime russo e rafforzerebbe la guerra". Dello stesso pensiero anche la responsabile per le attività internazionali di Danone Véronique Penchienati-Bosetta, secondo la quale chiudere in Russia "non convincerebbe Putin a fermare la guerra, ma sarebbe un regalo ai nuovi proprietari russi, dopo l’inevitabile nazionalizzazione".

Tra le poche grandi aziende francesi ad aver invece sospeso la propria produzione in Russia - seppur dopo molti tentennamenti - c'è Renault, che però ora teme anch'essa una possibile nazionalizzazione delle sue proprietà sul territorio russo. In Russia la casa automobilistica francese controlla la sussidiaria AutoVaz, che fabbrica il 30% dei veicoli immatricolati ogni anno nel paese e dà lavoro a 45.000 persone. Resta invece a produrre nel paese Stellantis, pur avendo interrotto l'importazione di veicoli. Al momento non è chiaro se quella francese sia un'azione delle singole aziende oppure una decisione del governo parigino. In tutto ciò andrebbero consideranti i numerosi colloqui avuti tra Macron e Putin nei giorni precedenti l'inizio del conflitto in Ucraina.

Per l'Italia presente Unicredit, lascia invece Generali

Alla lista di azienda che rimangono in Russia si aggiungono inoltre marchi americani come Procter & Gamble e Pepsi, ma anche i tedeschi di Basf e gli svizzeri di Nestlè. Per quanto riguarda l'Italia invece continuano a temporeggiare Barilla e Pirelli, mentre Unicredit sta valutando la possibilità di lasciare il paese, anche se dall'istituto bancario fanno sapere che il 13% è il capitale del gruppo nel caso di un write off completo dell'esposizione alla Russia. Si tratta però di uno scenario estremo, che in Unicedit reputano piuttosto improbabile. Tra gli istituti di credito restano invece Credit Suisse e Raiffeisen Bank Internationl.

Ha già da tempo abbandonato il paese invece Generali Assicurazioni, che ai primi di marco ha lasciato gli incarichi ricoperti nel board della compagnia assicurativa russa Ingosstrakh, di cui detiene una quota di minoranza del 38,5%. La compagnia assicurativa ha inoltre chiuso il proprio ufficio di rappresentanza a Mosca.

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