07 Luglio 2021
Sigaretta elettronica (Pixabay)
"Presentiamo un percorso di lavoro che si è avvalso e vorrà avvalersi di tante collaborazioni con l'obiettivo di produrre un codice di autoregolamentazione per la filiera della distribuzione e della produzione dei prodotti senza combustione. La nostra attività è volta a una maggiore valorizzazione della riduzione del rischio all'interno delle politiche della sanità pubblica". Così Alberto Baldazzi, vicedirettore di Eurispes ha aperto "Un futuro senza fumo. Buone pratiche per una corretta comunicazione".
L'evento, organizzato da Formiche con il contributo di Philip Morris Italia, è stato l'occasione per discutere insieme a esperti, rappresentanti della filiera dei prodotti senza combustione e ospiti istituzionali, quali siano le modalità di comunicazione più opportune riguardo ai prodotti senza combustione, alternativi alle sigarette, in modo da garantire ai consumatori di effettuare una scelta consapevole tutelando, al contempo, giovani e non fumatori. "Nonostante i prodotti senza combustione siano legalmente in commercio, si scontrano con l'avversione dell'autorità sanitaria a prenderli in considerazione nella lotta all'impatto del tabagismo, che ritiene la cessazione senza se e senza ma l'unica politica. Rispetto a questa chiusura totale noi non siamo d'accordo - continua Baldazzi - poiché l'offerta sociosanitaria e i centri anti fumo si sono rivelati inefficienti. Quasi 12 milioni di italiani fumano e continuano a fumare".
"La Sanità non sposa il concetto di rischio ridotto in nome di un eccessivo principio di precauzione, mentre i governi inglese e neozelandese mandano spot in tv. Nel Regno Unito, le sigarette elettroniche sono addirittura distribuite negli ospedali: fanno parte dei trattamenti del tabagismo". Lo ha detto Umberto Roccatti, presidente ANAFE, nell'ambito del tavolo di lavoro "Un futuro senza fumo. Buone pratiche per una corretta comunicazione", organizzato da Formiche e Philip Morris Italia, alla presentazione del "Codice di autoregolamentazione per la comunicazione e vendita dei prodotti senza combustione", elaborato da Eurispes e da soggetti associativi rappresentativi della filiera di distribuzione dei prodotti senza fumo, quali ANAFE - Associazione Nazionale produttori di Fumo Elettronico (Confindustria), FIT - Federazione Italiana Tabaccai, con il contributo di importanti personalità giuridiche, tecniche e sanitarie.
"Il 91% dei fumatori italiani, 10 milioni, non riesce a smettere di fumare e per questo riteniamo la sigaretta elettronica sia complementare alle sacrosante politiche sanitarie nazionali. Ben venga la cessazione, ma è uno strumento che non è ricevibile per la stragrande maggioranza dei fumatori. Un fumatore su mille si rivolge a un centro antifumo in Italia e un fumatore su duemila smette di fumare attraverso i centri antifumo", ha aggiunto. "Fra i nostri principi, non comunicare la sigaretta elettronica come un prodotto privo di rischi e non attuare campagne di comunicazione attrattive per i giovani - ha proseguito Roccatti -. Il mantra deve essere: se non fumi, non iniziare. Non fumare nulla: nè tabacco combusto, nè tabacco riscaldato, nè sigarette elettroniche. Se fumi, smetti. Se non riesci a smettere, allora valuta un prodotto a rischio ridotto".
Per Roccatti, "i costi sociali del fumo sono pazzeschi, 24 miliardi di euro, e fa 93 mila vittime all'anno. Come ANAFE chiediamo di comunicare nel senso di informare e che sia bandita la comunicazione commerciale aggressiva. Informazione nel senso di rischio ridotto". "ANAFE è favorevole a questo osservatorio a patto che ci sia un'ampia sottoscrizione da parte delle varie filiere associative e distributive. Perché essendoci un monitoraggio dei firmatari, non possiamo essere noi gli unici monitorati", ha concluso.
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