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Intesa Sanpaolo: focus sui distretti industriali per il rilancio dell'economia italiana

Nei distretti rimbalzo produzione +11,8%. Messina: “ L'Italia è il Paese delle filiere e l'unico motore che può fare leva per aumentare la crescita è il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Entro il 2026 saremo in grado di poter erogare 270 miliardi di euro ad imprese coinvolte nei diversi moduli del PNRR. ”

22 Aprile 2021

Intesa Sanpaolo: le parole di Carlo Messina alla cerimonia di apertura del World Economic Forum di Davos

IntesaSanpaolo, Carlo Messina (LaPresse)

Intesa Sanpaolo: focus sui distretti industriali per il rilancio dell'economia italiana

Intesa Sanpaolo ha presentato il suo tredicesimo rapporto annuale dedicato all'evoluzione economica e finanziaria delle imprese distrettuali realizzato dalla Direzione Studi e Ricerca della banca. Il rapporto si pone l'obiettivo di rappresentare lo stato di salute dei distretti, evidenziando le criticità da superare, i fattori di resilienza su cui far leva e le priorità da affrontare per un rilancio economico duraturo e sostenibile.

L'analisi è stata illustrata dal capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, e dal responsabile della ricerca Industry & Banking, Fabrizio Guelpa. Ha concluso i lavori il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina. Il rapporto contiene una analisi dell'andamento della produzione e del fatturato delle imprese distrettuali e le prospettive per il 2021. Ampio spazio anche sul ruolo delle filiere per il rilancio dell'economia italiana e le priorità su cui puntare, come il digitale e il green, per sfruttare al meglio i fondi del Next Generation Eu.

Messina: “Entro il 2026 siamo in grado di poter erogare in Italia 270 miliardi di euro ad imprese che possono essere coinvolte nei diversi moduli del Piano di ripresa e resilienza, in particolare sul fronte del digitale, dell’economia, del green, delle infrastrutture, della mobilità”


“C’è un Paese che ha punti di forza nel mondo delle imprese unici in Europa, che sono rappresentate su una struttura basata su filiere che di fatto è l’infrastruttura produttiva e di crescita dell’economia reale dell’Italia, - afferma il Consigliere Delegato e CEO di Intesa Sanpaolo Carlo Messina-  che si conferma solida con elementi su cui bisogna lavorare per accelerare ripresa dei prossimi anni. Questo si affianca al risparmio delle famiglie che elemento unico nel panorama europeo, che ha portato alla crescita dei depositi bancari e a una forte crescita dei depositi bancari delle imprese, che hanno accresciuto l’ammontare dei depositi per poter accelerare la ripresa del nostro Paese. Questi sono elementi che riescono a controbilanciare la dimensione del debito e la incidenza rispetto al PIL e questo è un punto sul quel dobbiamo lavorare tutti, ma attraverso l’accelerazione delle crescita il debito può mantenere una sua sostenibilità e per far questo è indispensabile far leva sul ritorno ai consumi delle famiglie e investire sulle imprese, delle filiere dei distretti. L’Italia è il Paese delle filiere, che può rappresentare meglio tutto questo, l’unico motore vero che può fare la differenza per una forte accelerazione sulle filiere è rappresentato dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, punto discriminante che può portare ad una crescita accelerata del nostro Paese, che può consentire di recuperare occupazione, di ridurre le disuguaglianze sociali, contenere il fenomeno della crescita della povertà e di stabilizzare rapporto debito e PIL.  Il Piano deve essere impostato in modo che possa rappresentare il piano delle filiere, la erogazione dei fondi, dei progetti deve passare attraverso delle imprese capo-filiere che lavorino per tutte le imprese. Intesa Sanpaolo è la banca delle filiere, dei distretti, abbiamo una quota di mercato che ci porta ad essere l’infrastruttura finanziaria dell’Italia. Abbiamo per questo – continua il Ceo di Intesa Sanpaolo - deciso di lavorare adesso ad un assetto anche organizzativo della banca che possa consentire di erogare il credito sulle filiere che potranno beneficiare del Piano e dall’altra parte anche di poter fare consulenza a quelle aziende che potranno beneficiare, del meccanismo di crescita dei progetti che verranno attivati. Ma anche l’assetto organizzativo che veda le diverse missioni nel Piano nazionale riprodotte in alcuni temi come digitale, infrastrutture, sanità e altri temi che riguardano questo piano, noi siamo pronti ad assistere le aziende per accelerare la ripresa.  Le stime del prossimo periodo in cui si attiveranno i progetti del Piano dicono che entro il 2026 siamo in grado di poter erogare in Italia 270 miliardi di euro ad imprese che possono essere coinvolte nei diversi moduli del Piano di Ripresa e Resilienza, in particolare sul fronte del digitale, dell’economia, del green, delle infrastrutture, della mobilità. Noi siamo pronti a sostenere l’Italia, solo così possiamo far ripartire tutto, sostenendo il Piano che il Governo Draghi presenterà la prossima settimana. Noi siamo l’economia reale italiana, rappresentiamo l’Italia nei nostri conti, abbiamo fiducia nel potenziale di crescita del Paese e che il Governo Draghi possa accelerare questo elemento di crescita che si può determinare con il Piano di ripresa e resilienza. Gli elementi che generano crescita, sono rappresentati da fiducia, da reputazione, vogliamo essere pronti a fare la nostra parte, con l’allocazione di una cifra molto importante destinata a sostenere imprese che potranno avere relazione con i progetti generati dal Piano con meccanismo di finanziamento alle capo-filiere, alle piccole e medie imprese, alle micro imprese e alle start up.  Abbiamo deciso di mettere un forte plafond di 100 miliardi di euro per i mutui delle famiglie. Tutti dobbiamo essere in condizione di garantire la corretta cinghia di trasmissione tra i progetti, le imprese e le famiglie del nostro Paese. Siamo pronti a sostenere le imprese per trarre il massimo beneficio del Piano, ci vogliamo porre come accelerare e aggregatore di crescita per le filiere. Il grosso deficit del nostro Paese sta proprio negli investimenti, l’unico modo per riattivare la crescita e lavorare su quelli. I progetti che verranno definiti potranno trovare un forte contributo di investimento di Intesa Sanpaolo. Le filiere, i distretti elemento qualificante del nostro Paese, dobbiamo aiutarli ad essere sempre più leader in Italia, in Europa e nel mondo e noi -conclude Messina - ci candidiamo a poter essere interlocutore anche per l’accelerazione che nascerà dal Piano che verrà approvato settimana prossima da parte del Governo.”

Le performance stimate per il 2020-21

· Dopo un calo di fatturato stimato pari al 12,2% nel 2020, per il 2021 è atteso un rimbalzo dei livelli produttivi, con un incremento dell’11,8%. Il recupero sarà parziale e lascerà il fatturato dell’aggregato distrettuale del 3% circa inferiore al livello del 2019. Pesano le difficoltà del Sistema moda e, più in generale, una prima parte dell’anno ancora penalizzata dalla pandemia.

· La reazione è significativa considerando che lo scorso anno il 25,2% delle imprese aveva avuto una marginalità negativa; circa la metà di queste imprese ha potuto contare sulla liquidità interna per appianare le perdite; le restanti hanno potuto attivare moratorie o finanziamenti garantiti a tassi agevolati.

Da dove parte il rilancio? La forza delle filiere

·  Più elementi ci spingono a un cauto ottimismo e a pensare che le filiere distrettuali possano continuare a rappresentare un tratto imprescindibile del tessuto produttivo italiano. In presenza di know-how e competenze diffuse, il “gioco” virtuoso di concorrenza e cooperazione continua tra attori della filiera ha consentito a molti distretti di competere con successo all’estero o di collocarsi stabilmente nelle catene globali del valore.

·   Dalla network analysis emergono segnali di una struttura gerarchica delle relazioni tra imprese, con la presenza di capofila che concentrano un maggior numero di transazioni. Spiccano però anche relazioni tra imprese che appartengono alla stessa classe dimensionale, a testimonianza dell’elevato spirito di collaborazione che anima le filiere distrettuali.

Le imprese distrettuali del Sistema moda sono ben inserite nelle filiere del lusso: rappresentano il 65% di addetti e fatturato.

Al contempo, la filiera del lusso ha un peso rilevante per i distretti: coinvolge il 42% dei loro addetti e attiva il 51% del loro fatturato. Alcuni distretti della filiera della pelle sono divenuti la piattaforma produttiva del segmento del lusso, a servizio  

·  delle case di moda italiane e francesi. E’ questo il caso della Pelletteria e calzature di Firenze e delle Calzature della Riviera del Brenta.

·  Nei distretti sono presenti vantaggi di costo: l’abbondante offerta presente nei distretti si traduce in un grado di dipendenza contenuto da fornitori e costi di approvvigionamento. Non a caso nei distretti il 47% dei nuovi fornitori attivati durante la pandemia (pari nei primi nove mesi del 2020 al 19% in quantità e al 7,6% in valori) sono locali (entro i 50 Km) e hanno spesso sostituito forniture strategiche di prossimità. L’effetto netto è stato un lieve allungamento delle filiere distrettuali (+3,1 Km, un valore allineato ai non distretti), che tuttavia mostrano distanze di approvvigionamento significativamente inferiori rispetto alle aree non distrettuali (116 Km vs 157).

·  La localizzazione delle filiali produttive e commerciali conferma il maggior radicamento locale per le PMI distrettuali: non solo è più bassa la quota di imprese plurilocalizzate (11,2% vs 13,1% nelle aree non distrettuali), ma in queste una percentuale più elevata di addetti lavora nella provincia della sede operativa (78% vs 72%). Le grandi imprese distrettuali, invece, sono articolate su scala nazionale e sono aperte all’estero, portando i prodotti realizzati nei distretti anche al di fuori dei confini nazionali. 

Le priorità: digitale e green

· I prossimi anni saranno decisivi per il rilancio dell’economia italiana. Sarà fondamentale impiegare bene le risorse provenienti da Next Generation EU e far ripartire gli investimenti in macchinari 4.0, digitale, green, capitale umano. Le PMI distrettuali possono vincere queste sfide.

·  Sul fronte del digitale, nei distretti già prima della pandemia era in crescita l’incidenza di ICT e R&S sul totale degli acquisti di beni e servizi, salita nel 2019 al 4,1% (dal 3,7% del 2016), grazie al traino della meccanica (7,1% vs 5,7% delle aree non distrettuali, il 25% in più). I processi di digitalizzazione hanno subito un’accelerazione nel 2020, soprattutto nel lavoro a distanza e nei distretti. Restano però ritardi in modo particolare tra le imprese più piccole.

· Nella meccanica le imprese che adottano soluzioni 4.0 hanno importanti ritorni in termini di miglioramento della qualità (indicato dall’84% delle imprese), aumento della velocità di produzione (73%), flessibilità e personalizzazione della produzione (71%), miglioramento della sicurezza (69%), efficientamento del magazzino (61%), riduzione dei costi (59%). Chi invece produce macchinari 4.0 in 8 casi su 10 dichiara di poter aumentare la redditività della manutenzione sulle macchine vendute e raccogliere dati da utilizzare per R&S e innovazione.

· Anche la tematica ambientale ha assunto un ruolo sempre più rilevante negli ultimi anni. Nei distretti l’incidenza di imprese con impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile e beneficiari degli incentivi del GSE (Gestore Servizi Energetici) è pari complessivamente all’11,8% (il 14% in più rispetto alle aree non distrettuali), con punte del 25,2% tra le aziende di grandi dimensioni, contro il 20,3% delle medie, il 13% delle piccole e il 6,4% delle micro. La crescita degli investimenti green si è accompagnata a un progressivo sviluppo tecnologico: tra le imprese distrettuali italiane la quota di brevetti green sul totale è salita al 6,3% negli anni più recenti (2014-2018), una quota più che doppia rispetto ai primi anni Duemila.

 

Un sistema innovativo ed educativo vicino alle imprese: i Competence Center e gli ITS

· Formazione e trasferimento tecnologico sono le due chiavi per favorire l’accelerazione degli investimenti nel digitale e nel green. Competence Center (CC), Digital Innovation Hub, Istituti Tecnici Superiori (ITS) e Corporate Academy possono rappresentare la via italiana per sviluppare un sistema innovativo ed educativo che risponda alla domanda di tecnologia (digitale e green) e di capitale umano da parte delle imprese italiane. 

· Nel Rapporto si descrivono i primi anni di attività degli otto Competence Center italiani: Bi-Rex, SMACT, CIM 4.0, Artes 4.0, Start 4.0, MADE, MedITech, Cyber 4.0. La vocazione tecnologica di ognuno di loro è legata alle specificità dei territori in cui sono inseriti, essendo consorzi composti da enti di ricerca già attivi localmente. La maggior parte delle energie si sono finora concentrate su formazione e bandi di ricerca che hanno coinvolto anche PMI distrettuali e avviato gruppi misti di lavoro con ricercatori universitari. In alcuni casi sono state attivate linee pilota, esempi di fabbriche dove le nuove tecnologie 4.0 sono integrate con quelle tradizionali, in un ambiente digitalmente interconnesso. Nel medio termine, l’affermazione dei Competence Center dipenderà dal loro successo in campo industriale, ovvero dalla capacità di realizzare progetti di ricerca applicata e di trasferimento tecnologico, come avviene per i Fraunhofer in Germania.

Un approfondimento è poi dedicato agli ITS: nati nel 2010 con l’obiettivo di colmare il mismatch tra offerta di lavoro dei giovani e difficoltà delle imprese nel trovare candidati con competenze adeguate, sono un modello formativo terziario professionalizzante di eccellenza, con una buona diffusione nei distretti. Dal 2010 al 2020 sono stati attivati in Italia 1.631 percorsi ITS che hanno coinvolto complessivamente 41.086 studenti. I risultati finora conseguiti sono brillanti: nelle aree ad alta intensità distrettuale l’84,1% dei diplomati è occupato a 12 mesi dal diploma e il 94,4% di questi utilizzano in azienda le competenze acquisite. Tuttavia, è ancora lunga la strada da percorrere, soprattutto per aumentare il numero dei diplomati. Si può prendere ispirazione dal successo delle Fachhochschulen, investendo su comunicazione, orientamento e strutture fisiche, ma anche delineando un percorso professionalizzante che possa essere vissuto, sia dagli studenti che dal mercato del lavoro, come una scelta diversa e non inferiore.

De Felice: ”Nei distretti industriali italiani, dopo un calo di fatturato stimato pari al 12,2% nel 2020, è atteso per quest'anno un rimbalzo dei livelli produttivi, con un incremento dell'11,8%.

 “L’Italia sta avendo un approccio diverso alla ripresa puntando molto sul rimbalzo, la resilienza, il rafforzamento della struttura produttiva. Possiamo capire come è messo il nostro Paese – afferma Gregorio De Felice Chief Economist e Responsabile Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo- in questo momento guardando i distretti, le imprese dei distretti che hanno un fatturato aggregato di 769 miliardi. Nel quadro macroeconomico dei prossimi trimestri ci sono dei fattori che dovrebbero portare a una ripresa rapida. Questa è una crisi sanitaria non finanziaria, a differenza di altre crisi, le politiche economiche sono andate nella direzione giusta, le politiche monetarie sono state a servizio della politica fiscale, i fallimenti nel 2020 sono addirittura diminuiti rispetto al 2019. La vera svolta in termini di ripresa per l’Italia sarà nel mesi estivi, per quest’anno la previsione di crescita è al 3,7%. La vera sfida sarà, passato l’effetto di Next Generation EU, quella di portare ad aumentare la crescita dei valori rispetto all’ultimo decennio. Registriamo un calo del fatturato 12,2% dei distretti, è atteso per quest'anno però un rimbalzo dei livelli produttivi, con un incremento dell'11,8%. C’è una forte differenziazione a livello settoriale, la moda ad esempio ha perso molto oltre il 26%, meglio sono andati i prodotti per la casa e mobili, tiene l’agroalimentare, come quello della meccanica. La domanda è: abbiamo le basi per riprenderci? Dobbiamo capire quale è la perdita di redditività dello scorso anno, il 25% delle imprese distrettuali ha subito una perdita nel 2020. Molte imprese hanno avuto però la capacità di accumulare patrimonio e disponibilità liquide. Il 50% delle imprese in perdita ha una liquidità interna adeguata per resistere a quel tipo di perdita e altre disponevano di un patrimonio netto che poteva far fronte alle perdite. Chi non aveva questa possibilità ha usufruito delle policy messe a disposizione. La pandemia – conclude De Felice - ha portato a fare più sforzi verso il digitale e lo smart working, ci sono però ancora molti spazi di miglioramento soprattutto per le micro aziende, per l’e-commerce, il marketing digitale e la logistica. Per il tema della transizione ambientale, l’Italia ha dei punti di forza, può diventare leader in un campo che farà la differenza. “

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