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Riforma Mes: nuovo scoglio da affrontare per il Governo che verrà

Con la firma, oggi, degli ambasciatori degli Stati, la ratifica dei Salva Stati passa ai Parlamenti nazionali

27 Gennaio 2021

Mes nuovo scoglio da affrontare per il Governo che verrà

Camera dei deputati (foto LaPresse)

Ai già noti problemi legati ad una crisi politica di difficile soluzione da oggi, per il prossimo Governo qualunque esso sia, ci sarà da fare i conti nuovamente con il Mes, questione ostica che rischia di rendere ancora più traballanti le possibile alleanze a suo sostegno. Dopo l’intesa in Eurogruppo a novembre, con la firma di oggi, degli ambasciatori degli Stati, viene dato il via all’iter per la ratifica dei Parlamenti nazionali.

Come è noto, infatti, la riforma del Meccanismo europeo di stabilità deve essere ratificata da tutti gli Stati membri. Il tempo sembra esserci tutto: la previsione europea è di impiegare tutto il 2021 per avere l’approvazione di tutti i Paesi, in modo tale che, dal primo gennaio 2022, possa entrare in funzione il ‘backstop’, la rete di sicurezza per le banche in crisi.

 “Il backstop contribuirà a garantire che un fallimento bancario non danneggi l’economia più ampia o provochi instabilità finanziaria” ha affermato il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe “Sarà finanziato dai contributi del settore bancario e non dal denaro dei contribuenti, riducendo così il legame tra banche e sovrani nell’Unione bancaria”.

Un argomento, quello del Mes, che per quanto spinoso, non può essere accantonato da chi guiderà il Paese. Lo stesso Governo appena dimesso avrebbe  avuto problemi a discutere la riforma senza mettere in bilico la maggioranza.

Basti pensare che, a fine novembre, il M5s aveva mal digerito il sì alla riforma del ‘Salva Stati’. Fu il premier Conte a prendersi in carico le perplessità del Movimento, chiedendo all’Ue di completare anche il resto del pacchetto di rafforzamento dell’unione bancaria, in particolare, la garanzia comune sui depositi (Edis). Fu questa la condizione posta per la ratifica parlamentare in Italia. Purtroppo il Parlamento europeo, sull’argomento, non sembra avere fretta di esprimersi e non è da escludere che, in nostro Parlamento, sia costretto a ratificare il documento prima che le richieste italiane vengano attuate, con tutti i malumori del caso.

Con l’opportunità di chiedere i finanziamenti del Mes per la pandemia, la riforma del Salva-Stati è l’altro argomento delicato  per il Movimento Cinquestelle, tanto che, alla fine dell’anno scorso, furono 4 eurodeputati pentastellati a lasciare Grillo e compagni, perché in disaccordo con le scelte fatte.  

Si tratta di un nodo difficile da sciogliere, che si va ad aggiungere ad un intreccio di problematiche già abbastanza consistente, e che rischia di mettere in difficoltà qualsiasi compagine di Governo futura. Per trovare consensi al Salva Stati sarebbe necessario che l’Italia chiedesse a Bruxelles un’accelerazione sul completamento del pacchetto sull’unione bancaria ma il percorso è tutt’altro facile. La Germania, infatti, per acconsentire sulla garanzia comune sui depositi, vorrebbe che i nostri Btp venissero considerati a rischio. Una richiesta inaccettabile, perfino, dal ministro delle finanze Roberto Gualtieri. Non a caso, da quando via XX Settembre ha detto no alla proposta tedesca (fine 2019), l’argomento è sparito dai tavoli europei, ed anche da quelli italiani, visto che neanche dal nostro Governo è arrivata una propria proposta.

 “Anche se cambia il governo, il Parlamento rimane questo”, riflettono nei 5s per dire: “Dovranno fare i conti con noi”. Ma il prossimo governo non potrà che alloggiare tra i binari europeisti decisi a Bruxelles. Anche Giuseppe Conte ha puntato su questa carta, alla ricerca di affiliazioni internazionali che lo potessero rafforzare a Palazzo Chigi.

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