29 Dicembre 2020
Covid-19, le differenze in busta paga per gli italiani - Fonte: LaPresse
I danni causati dalla pandemia del Covid-19 non si limitano agli oltre 70 mila decessi e ai più di due milioni di contagiati da marzo ad oggi. Per quanto riguarda l’economia infatti, il Paese è solo all’inizio di una crisi economica terribile, che rischia di avere conseguenze drammatiche anche per quello che riguarda la tenuta sociale nelle nostre città.
In forte calo troviamo il tasso di occupazione, stanziato ormai al 57,5%, oltre 1.5% in meno rispetto al dato di 12 mesi fa. In tutto questo, le incertezze che riguardano il 2021 non aiutano certo, partecipando a un progressivo peggioramento della situazione. Il tasso di disoccupazione potrebbe infatti crescere ancora nei prossimi mesi, soprattutto in concomitanza con l’allentamento degli ammortizzatori sociali messi in campo dal Governo da marzo 2020, come il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione straordinaria per far fronte all’emergenza Covid-19. A rischio ci sono circa due milioni di posti di lavoro, quasi tutti nella categoria delle piccole-medie imprese, con la paura per centinaia di migliaia di famiglie. Al momento non c’è niente che, purtroppo, possa far presagire un miglioramento all’orizzonte.
Paradossalmente però, per alcune categorie specifiche la pandemia ha portato in dono grandi progressi rispetto agli scorsi anni. L’analisi pubblicata su Business Insider, mette in luce come il lockdown abbia permesso di far registrare fatturati da record, che di conseguenza si sono riversati anche nelle buste paga dei dipendenti. È il caso dei corrieri postali, dell’industria farmaceutica, della grande distribuzione organizzata, del settore alimentare e di tutti quei servizi essenziali che anche durante i vari lockdown non si sono mai fermati.
Gli italiani hanno aumentato notevolmente gli acquisti in internet, con le famiglie che hanno concentrato le spese per generi alimentari e medicinali, visto che bar e ristoranti hanno potuto aprire a singhiozzo e quasi tutte le attività all’aperto sono state vietate. I dati mostrano come l’aumento della mole di lavoro e degli utili aziendali si sia ripercosso in maniera positiva sugli stipendi dei dipendenti, con una media di circa 600€ in più pro capite.
Ma per qualcuno che è riuscito a guadagnare dai risvolti che la pandemia ha causato, sono in molti ad averci rimesso. Le restrizioni imposte da Palazzo Chigi per limitare il contagio sono costate carissimo a tutti quei settori che si basano sul contatto diretto con il pubblico. Bar, ristoranti, cinema, teatri, industria del turismo estivo, e ora invernale, a cui si devono aggiungere tutti coloro che lavorano nelle filiere di approvvigionamento. Per costoro, la situazione economica è critica, visto che i ristori governativi sono solo un piccolo palliativo davanti alla complessità dei mesi a venire.
Per queste categorie, ma anche per la moda, il tessile, il settore dei servizi e quello alberghiero, si parla di una perdite per i lavoratori che sono arrivate a toccare la quota dei 500€ mensili pro-capite. In questo calcolo non si contano i lavoratori stagionali e gli impieghi dell’ultimo momento, un’intera categoria di dimenticati dalle istituzioni.
La poca attenzione verso il futuro, complice anche la totale assenza di una programmazione seria ed efficace per far tornare a girare l’economia, rischia dunque di minare le fondamenta del nostro Paese. La logica dei ristori, se non abbinata a strumenti di rilancio, è assolutamente inutile, causando tra l’altro un peggioramento della situazione per le casse dello Stato.
Anche per quello che riguarda le differenze di genere il Covid-19 non ha fatto altro che peggiorare la già difficile situazione. La questione della differenza salariale tra uomini e donne è da anni al centro di un tentativo di modifica da parte del governo, ma la pandemia, e la conseguente chiusura delle scuole, ha provocato un aumento di questa differenza in termini di salario. La paura ora è che questa improvvisa retromarcia avrà bisogno di anni prima di essere recuperata e, finalmente, dimenticata.
C’è da aspettarsi quindi che ciò a cui abbiamo assistito nel 2020 sia solo un antipasto di quello che accadrà nel 2021. La grave recessione a cui andrà incontro il nostro Paese aumenterà le disparità sociali e colpirà in maniera più dura le categorie più instabili. Sono in molti a non sapere cosa attenderà loro nei prossimi mesi, dai liberi professionisti fino agli impiegati a tempo indeterminato, i quali rischiano le chiusure delle aziende e la fine della cassa integrazione.
Il Governo è dunque chiamato agli straordinari, dovendo gestire una situazione senza precedenti. Si chiede la realizzazione di una strategia che prenda in considerazione le specificità dei singoli settori, evitando magari ristori “a pioggia” che non servono a nulla nel caso diventino l’unico sistema messo in campo.
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