20 Dicembre 2025
Lorenzo Viotti
Il Concerto di Natale del Teatro alla Scala è in programma per sabato 20 dicembre alle ore 20, quando sul palco del Piermarini Lorenzo Viotti, alla testa dell’Orchestra e del Coro del Teatro alla Scala, propone un impaginato tutto francese che accosta la suite per orchestra da Les Animaux modèles di Francis Poulenc alla Messe solennelle de Sainte-Cécile per soli, coro, orchestra e organo obbligato di Charles Gounod, che vede protagonisti Krassimira Stoyanova (soprano), Julien Behr (tenore) e Markus Eiche (basso). Alberto Malazzi è il Maestro del Coro del Teatro alla Scala.
Il Concerto sarà trasmesso in diretta radiofonica da Rai Radio3 e sarà trasmesso mercoledì 24 dicembre alle ore 10:45 su Rai1.
Lorenzo Viotti torna sul podio della Scala, dove ha diretto Roméo et Juliette, Thaïs e Simon Boccanegra, oltre a diversi concerti con i complessi scaligeri e con la Filarmonica. Una carriera che si conferma sfolgorante di stagione in stagione, dal momento che nel 2025-2026 il maestro debutta, sul fronte del repertorio sinfonico, con la Los Angeles Philharmonic e i Wiener Philharmoniker, oltre all’Orchestre National de France e l’Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, confermandosi al contempo eccellente interprete del repertorio operistico, di recente con Faust al Palau de les Arts di Valencia e Die Fledermaus all’Opera di Zurigo; e a giugno tornerà alla Staatsoper di Vienna per il Trittico.
Per il Concerto di Natale 2025 alla Scala, Viotti propone la suite orchestrale tratta da Les Animaux modèles, ultimo balletto composto da Francis Poulenc rappresentato per la prima volta nel 1942 e ispirato alla raccolta di poesie del 1920 “Les Animaux et ses hommes, les hommes et ses Animaux” di Paul Éluard. Un lavoro che tratta i temi dalle favole di Jean de La Fontaine, e all’interno del quale Poulenc personifica gli animali e li fa interagire in scene di vario carattere, dall’ironico al commovente, nello scenario di un paesino rurale della Borgogna del XVIII secolo.
La suite orchestrale è articolata in sei parti e propone una scrittura altamente evocativa in cui le immagini suggerite dai titoli prendono forma dinnanzi all’ascoltatore: Le Petit jour, l’inizio della giornata, con cui i contadini escono dalla casa di Arnolfo e raggiungono silenziosi i campi; Le Lion amoureux, la storia di un leone innamorato di una pastorella, con un tragico epilogo; L’Homme entre deux âges et ses deux maîtresses, brano gioioso che evoca due vedove che corteggiano un uomo che vorrebbe sposarsi; La Mort et le Bucheron, la tetra storia di uno spaccalegna che ripercorre la sua vita e va incontro alla morte; Les Deux Coqs, che vede protagonisti due galli che si contendono una gallina in uno scontro all’ultimo sangue; Le Repas de midi, con cui i contadini tornano dai campi e si rifocillano a tavola.
Fa da contraltare a questo splendido lavoro sinfonico la Messe solennelle de Sainte-Cécile per soli, coro, orchestra e organo obbligato di Charles Gounod, eseguita per la prima volta nel 1855. In questa magnifica pagina di musica sacra il compositore sceglie di tenersi lontano dal modello teatrale della musica liturgica, facendo esplicito riferimento all’antico gregoriano (la Messa si apre con un motivo di tre note, Crux fidelis, risalente agli innarî medievali). “Ho voluto restituire alla musica sacra la dignità della preghiera, lo splendore del mistero e la chiarezza della fede”, affermò Gounod stesso. Fatto che si intercetta nella sobrietà della condotta armonica e in una scrittura che non potrebbe essere più limpida, pur non rinunciando alla commozione del sentimento individuale. Una partitura che colpì profondamente i compositori coevi, primo su tutti Camille Saint-Saëns, che della Messe ebbe a dire: “La comparsa della Messa di Santa Cecilia nella chiesa di Saint-Eustache provocò una sorta di stupore, di smarrimento. Quella semplicità, quella grandezza, quella luce serena che si levava sul mondo musicale come un'aurora mettevano a disagio molte persone [...]. Eppure, i raggi luminosi sgorgavano a fiotti da quella Messa di Santa Cecilia. All'inizio si rimase abbagliati, poi affascinati, poi conquistati”.
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