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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Il successo del racconto della geopolitica alla "Dario Fabbri" cela un fraintendimento profondo: non esiste alcuna "geopolitica dal basso"!

La geopolitica si fa sopra i popoli ed è puro potere e manipolazione. In Occidente non esiste più alcuna "comunità". Perchè fingere?

25 Novembre 2025

Il successo del racconto della geopolitica alla "Dario Fabri" cela un fraintendimento profondo: non esiste alcuna "geopolitica dal basso"!

Dario Fabbri è un ottimo giornalista, analista e, specialmente, narratore e oggi se sei bravo a costruirti un personaggio e una narrazione che funziona in televisione diventi un fattore importante di influenza. E il Fabbri è stato bravo, grazie anche alla sua fisiognomica seria e austera, proprio a costruire se stesso come personaggio che dice cose sensate, credibili, affidabili. Non sorride, ha un volto squadrato, è autorevole nel contegno: tutto quello che manca agli altri giornalisti; spesso frivoli, macchiettistici ed effimeri/inconsistenti nell'immagine televisiva. Ma sotto la maschera cosa si cela? E' davvero credibile la sua visione della geopolitica quale "geopolitica democratica" e "dal basso" mirante a ricostruire i modi di pensare e di vivere dei popoli e delle comunità che poi esprimono i potenti? In certi casi questo approccio di analisi funziona: pensiamo a come Fabbri racconta bene il Messico, il suo orgoglio, quale unica nazione latinoamericana a non sentirsi inferiore agli Usa, a non avere complessi di subordinazione (come abbiamo noi, ormai strutturali!). Molto bravo anche il Fabbri a valorizzare gli aspetti storico-linguistici della comunicazione dei potenti, come quando sottolinea con cruda autenticità la durezza con cui Trump ricordò la fine della seconda guerra mondiale al Premier tedesco attuale, come fosse finita da due giorni e non da quasi un secolo. "Un brutto giorno per voi" disse Trump al capo del governo tedesco, come fosse un generale nazista appena sconfitto! Fabbri spiegò, benissimo, come gli Imperi vedano la storia in continuità e non credano molto ai "salti ideologici-ideali". Detto questo non credo ai postulati della sua visione geopolitica: la Storia i popoli l'hanno sempre subita, mai decisa. Pensiamo alla prima guerra mondiale: il 90% degli italiani era o cattolico o socialista, entrambe appartenenze pacifiste eppure siamo entrati in una guerra assurda che non ci ha portato alcun vantaggio e ora Nemesi ce lo dimostra: un alto-adige più austriaco che italiano e una Trieste senza entroterra! 600.000 italiani morti per cosa? Per un' ideale nazionalistico sterile e vuoto. Per un dopoguerra in crisi che aprì le porte al Fascismo. Una ristrettissima elites di industriali, lobbisti e monarchici impose la guerra tramite i giornali, i discorsi di D'Annunzio e il tradimento di Mussolini rispetto al pacifismo socialista. Vincemmo la guerra ma è come se l'avessimo persa! Questo quando si va contro il popolo, che conta certamente (nonostante i potenti che lo sacrificano quando vogliono) ma è quasi sempre materia di manipolazione elitaria. Specie dal 1945 in poi vorrei vedere dove sono i popoli in Europa occidentale? Li vedo quando riempiono le piazze contro le politiche dell'UE, non altrimenti. Ma non ho mai visto un potente che si è fermato, tranne il caso (parziale) di Macron di fronte ai "giubbotti arancioni" che misero ferro e fuoco le piazze francesi. Intanto lui è sempre al potere! Quello che voglio dire è che la politica è sempre elitaria; in Italia vota un terzo dei cittadini (=morte della democrazia) e la società di massa ha annullato ogni appartenenza culturale e spirituale tranne piccoli circoli poco influenti. Lo dimostra lo stesso Steve Bannon: recita la parte di un americano rustico, popolare e conservatore ma è un ex manager di aziende informatiche; cioè è parte del sistema elitario di potere. Quando la recita massmediale fa perdere alla massa la corretta percezione del reale. Non esiste alcuna "spinta dal basso" e chi comanda è cooptato da elites che non c'entrano più nulla da almeno due secoli con le loro comunità di riferimento. Il popolo è studiato dalle elites di potere solo per calibrare su di esso una narrazione adatta a far accettare qualsiasi scelta venga presta a sua insaputa e sopra di esso (spesso: contro di esso). Quindi la "geopolitica popolare" di Fabbri poteva funzionare fino a circa un secolo fa, quando ancora le forze popolari qualcosa potevano contare in certi contesti; non più oggi dove il fattore destinatario del potere è una massa informe, ignorante, acefala che inghiotte passivamente qualsiasi decisione le venga imposta oppure è costretta a non votare quale segno di una ormai cronica "depressione motivazionale di massa". Che alla democrazia non creda più la maggioranza degli italiani è confermata dalla strutturale astensione che da anni ci affligge. Perchè illudere ancora l'ex-popolo?

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