11 Ottobre 2022
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Alla vigilia della apertura della decima edizione di Frieze a Londra e della 1-54, la principale fiera di arte africana, vorrei sottolineare l’importanza che negli anni l'arte africana ha acquisito nell’immaginario collettivo. Questa incarna tutto ciò che è mistico, spirituale e complesso nella sua forma più pura.
Molti sostengono l’arte africana all'estero, in quanto con le sue guerre e la sua povertà, l'Africa viene spesso considerata priva delle istituzioni e delle risorse necessarie per proteggere le sue opere d’arte. Eppure l'Africa non è un solo Paese bensì un intero continente e non tutto è afflitto da guerre e sprovvisto di capacità di custodire le sue opere.
Il problema è che, concentrandosi su questi argomenti polarizzati, il vero motivo per cui l'arte africana ha bisogno di essere sostenuta viene trascurato: la penuria di tesori artistici rappresenta un'enorme perdita per l'economia e le società africane.
Nel Regno Unito, l'Arts Council stima che ogni £ 1 di stipendio pagato dall'industria delle arti e della cultura generi ulteriori £ 2,01 nell'economia generale, attraendo visitatori, creando posti di lavoro e sviluppando competenze e talenti. Non ci sono tali stime per l'Africa, ma probabilmente ogni sterlina in più è ancora più importante per l'Africa che per il Regno Unito, e la perdita economica associata alla carenza di arte è significativamente maggiore in Africa.
Il valore dell'arte va ben oltre il semplice valore economico. L'arte può essere educativa, migliora la vita e aiuta a definire le nostre identità sia personali che nazionali. La scarsezza di arte crea un vuoto nella storia e nel patrimonio di molti paesi africani e ritengo che cio influisca sulla motivazione personale, sulla creatività e sull'innovazione dei singoli artisti.
E pertanto necessario sostituire la motivazione del profitto con un obiettivo di impatto sociale. La recente Biennale arte di Venezia, visitabile fino al prossimo 27 novembre, ha visto l’Africa rappresentata da nove padiglioni nazionali – nel 2007, per comprendere meglio, ce n’era uno solo. Di questi soltanto alcuni hanno trovato posto nelle sedi più importanti dei Giardini e dell’Arsenale, principalmente per ragioni di costi, ma anche di gerarchie. Nelle locations principali ci sono unicamente Sudafrica e Ghana, all’Arsenale, e l’Egitto ai Giardini.
E oramai evidente che nel nostro mondo globale, tutti gli spazi dedicati all’arte debbano essenzialmente rivestire un ruolo di dialogo tra civiltà e culture. Tale condivisione reciproca di beni artistici e culturali dovrebbe essere estesa a tutti i paesi. Questo integrerebbe notevolmente gli sforzi dei governi africani per promuovere un turismo culturale significativo. A tal fine si potrebbe includere il rinnovamento dei musei, delle infrastrutture di trasporto e di comunicazione, la formazione di personale ed esperti locali, nonché il miglioramento della capacità di ricerca e l'organizzazione di festival d'arte internazionali.
Un supporto e contributo collettivo da parte di enti ed imprese ben organizzato promuoverebbe la diplomazia culturale e dimostrerebbe che i leaders globali riconoscono il valore dell'arte africana e ne rispettano il patrimonio culturale, al di la delle dinamiche del mercato. Ma soprattutto, questo avrebbe il merito inopinabile di ispirare una nuova generazione di artisti africani e non.
Monica Cembrola
Art Curator
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