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Bellocchio svela a Venezia le prime due puntate della serie Portobello

La serie sarà trasmessa su HBO max

06 Settembre 2025

Marco Bellocchio

copyright Anna Camerlingo

Presenate alla Mostra del Cinema di Venezia le prime due delle sei puntate della serie Portobello con la regia di Marco Bellocchio. La trama ripercorre la drammatica storia di presentatore TV Enzo Tortora che fu ingiustamente accusato per traffico di droga da alcuni collaboratori di giustizia.Il cast della serie ha incontrato la stampa italiana.

D: Da dove siete partiti con questa serie?

Bellocchio: La prima scintilla è stato un libro di Francesca Scopelliti, “Lettere a Francesca”, ovvero le lettere che Enzo Tortora scriveva dal carcere alla sua compagna. Nel momento della sua celebrità, della sua gloria, noi “intellettuali di sinistra” non dico che lo invidiassimo, ma lo guardavamo con un certo distacco, pensando chi si credesse di essere questo intellettuale un po’ all’inglese. Le cose hanno bisogno di un loro tempo, in tutte le fasi della lavorazione di un prodotto (non nel caso delle riprese, che sono molto costose e vanno fatte in “fretta”), soprattutto nelle fasi di scrittura e montaggio: più tempo c’è, meglio è. 

D: Lei guardava Portobello? Si è tolto parecchi sassolini dalle scarpe, lavorando con grande coraggio su questa figura: lo vedeva con un certo sguardo critico? 

Bellocchio: Tortora era la cosa più lontana che potesse esserci, però io la sua presenza la avvertivo attraverso varie persone: se 28 milioni di italiani guardavano Portobello, mi sembra ovvio che sia un successo unico nel suo genere, mi dico che forse solo le partite di calcio abbiano un numero così alto di spettatori. Lo stupore è stato mio, però, quando ho letto che è stato messo in galera perché camorrista e trafficante. Il discorso dello sniffare rientra nell’ordine drammaturgico, nel senso che vediamo 2 episodi e in realtà dovremmo vederne 6: abbiamo lasciato il dubbio che corrisponde poi alla realtà, ovvero che fosse un accanito sniffatore di tabacco. 

D: In questo progetto la Rai doveva o non doveva esserci? Poiché Tortora è stato vittima della loro cancel culture. La figlia di Tortora ha letto/visto qualcosa del suo prodotto, come ha reagito? 

Bellocchio: La figlia ha visto i due episodi, è stata più che corretta, generosa. Nessuna ingerenza, né da parte sua né da parte di Francesca Scopelliti, non sono state invadenti e non ci sono state censure.

D: Questa vicenda segna uno spartiacque nel concetto degli italiani tra magistratura, cittadini e politica. Sicuramente una serie politica, due puntate che entreranno sicuramente nel dibattito. Vi siete posti questo problema? 

Stefano Bises: Si è trattato di clamoroso errore giudiziario, ma contiene anche la sua correzione da parte della stessa magistratura. Sono passati 40 anche per quell’errore giudiziario, quella vicenda oggi sarebbe impossibile al giorno d’oggi in quei termini: le garanzie a tutela degli indagati sono completamente diverse. Questa è una vicenda che deve far interrogare tutti, non solo la magistratura; il ruolo della stampa fu determinante. L’opinione pubblica forcaiola, felice di buttare nella polvere chi era alle stelle, ha avuto anch’essa un ruolo importante. Quest’ultimo elemento è molto più contemporaneo rispetto al rapporto con la magistratura. 

Fabrizio Gifuni: È indubbio che questa storia sia una ferita che ha lasciato un segno profondo nella società italiana. Tutta la vicenda televisiva di Portobello, che è poi legata indissolubilmente alla vicenda professionale e anche giudiziaria di Tortora ha sullo sfondo un’Italia che cambia faccia. Inizia nel maggio del 1977 con la televisione in bianco e nero e si interrompe bruscamente nel 1983; in questi 6 anni l’Italia passa davvero da un’epoca storica a un’altra, scavalcati i due corpi insepolti di Pasolini e di Moro si entra in un’altra Italia che arriva per passaggi graduali fino ai nostri giorni. Personalmente ho cercato di studiare e approfondire questa vicenda storica. io facevo gli esami di maturità nell’anno in cui tortora fu arrestato. La sera mi mettevo ad ascoltare i processi tramite i servizi di Radio Radicale, perché probabilmente da lì a qualche mese sarei diventato uno studente di giurisprudenza, che feci per un paio di anni. Mi appassionai a questa vicenda, ma il viaggio che ho fatto insieme a Marco e a tutti gli altri mi ha permesso di scoprire un’enormità di cose che non conoscevo. Ho cominciato a chiedermi personalmente come mai un personaggio così popolare, così amato da una parte consistente d’Italia avesse accumulato negli anni anche un sotterraneo sentimento d’antipatia, non soltanto legata ad un modo di guardare al personaggio come accennava Marco, ma anche a cose che ho scoperto e che non conoscevo. La libertà totale che Tortora aveva nell’assumere determinate posizioni: parliamo di una persona che inizia Portobello dopo aver passato 7 anni in esilio dalla televisione italiana, dopo aver già subito un allontanamento nel ’62, perché aveva criticato in maniera sferzante la Rai. È colui che si batte più di tutti per la liberalizzazione delle televisioni in un momento in cui esisteva solamente una grande azienda di stato. In quegli anni Tortora scriveva in alcune rubriche del Monello, di Albo Tv, permettendosi di scrivere cose da farti saltare sulla sedia: in un episodio come la P2 Tortora scriveva delle cose di una forza incredibile. Ho cercato, quindi, perché questa sotterranea antipatia iniziasse a montare, per un personaggio che non apparteneva politicamente a nessuna delle due grandi scuole, né democristiano, né comunista e neanche massone. C’è una cosa molto umana e universale che è la cosa di veder cadere un personaggio famoso, ma ci sono anche tanti altri strati dietro questa vicenda: con Marco abbiamo avuto la fortuna e il privilegio di parlarsi tanto prima di iniziare. 

D: Momento della tua carriera in cui hai abbandonato la sfera dell’analitico e hai preso tutta un’altra strada con il cinema di ricostruzione dei fatti. Quando e perché è scattata questa scintilla, come si contrappone al “prima”? 

Bellocchio: Nei limiti dell’umano c’è una legge che dice che noi cambiamo. C’è invece una teoria che dice che uno non cambia mai. Le possibilità di cambiamento dipendono dai rapporti che hai, dagli eventi che capitano, dalla storia…Questo parlare di casi italiani credo sia stato possibile perché uno poi impara molte cose e riesce a connettere nella figura di Moro, Tortora, una serie di immagini proprie che ti lasciano un sentimento personale ma che non è più direttamente autobiografico. Bisogna cercare di difendere l’essere artisti, muovendomi sempre con questo spirito: in ogni situazione ci sono delle cose oscure che la storia non ci racconta. La scena dei provini, la ragazza che si vede piangere nasce dopo aver visto un provino fatto da Andy Warhol che per dieci minuti gli rimase immobile davanti, iniziando a piangere poi all’ottavo, nono minuto. Questa è la dimensione cinica di Enzo Tortora: il tempo può danneggiare il mio successo, vedremo dopo come il dolore e la sofferenza acuiscano la sua sensibilità. 

Lino Musella: Sarò sempre grato a questo incontro e alla fiducia che mi è stata accordata. Il territorio in cui si muove il mio personaggio è l’altro emisfero. Io non conoscevo bene questa storia, è un personaggio incredibile e lo era già da scrittura. Sono dei personaggi che nella vita sono delle maschere, perciò era difficile tirare fuori un’autenticità perché dietro a quelle scelte folli c’è un mondo interiore che andava raccontato passo dopo passo. Per me vedere lavorare Marco ha dato moltissimo, come esperienza d’artista: il coraggio è il coraggio, la materia si forma lavorando (esperienza che ho vissuto solo a teatro). 

Barbora Bobulova: Io sono molto felice quando Marco mi ha chiamato per questo personaggio, l’ultima volta che ho lavorato con lui è stata 28 anni fa nel 1996. Dopo così tanti anni tornare sul set con lui mi ha reso felice. Mi ha dato molta carta bianca per Anna Tortora, poiché di lei si sapeva molto poco, c’è soltanto un’intervista di Enzo Biagi a 3 mesi dall’arresto. Avendo questa liberà abbiamo costruito il personaggio che è stato sempre a fianco di Enzo Tortora, il suo braccio destro sin dall’inizio, sostenendolo fino agli ultimi giorni. 

Romana Maggiora: Io non conoscevo la storia di Tortora, ho 27 anni e nell’83 non ero neanche nei pensieri di mia madre. Quando ho comunicato ai miei che avevo preso questo ruolo ho visto negli occhi di mia madre balenare la reminiscenza di quegli episodi, per cui ho capito quanto questa tragedia avesse colpito l’animo di tutti. Mi sono avvicinata a questa storia ascoltando un podcast di Stefano Nazzi. Il mio personaggio l’ho conosciuto attraverso le lettere di cui parlava prima Marco, sono rimasta molto colpita da come Enzo la descriveva: ho cercato di proporre un personaggio che fosse una donna sempre presente ma senza esserci in qualche modo, non ha mai preteso un riconoscimento pubblico per queste vicende. La sua presenza nella mente di quell’uomo era molto forte e tangibile, nonostante non si sia mai avvicinata al carcere anche per non dare adito ad ulteriori scandali. 

D: Nel lavoro di ricerca, ha scoperto qualche dettaglio che non conosceva, qualcosa di inedito della vicenda? 

Bellocchio: Abbiamo fatto una ricerca molto ampia e disordinata. Francesca mi rivelò di essere credente, Tortora ha sempre difeso al contrario il proprio agnosticismo, e che pregasse spesso anche durante il processo: informazione che abbiamo inserito all’interno degli episodi. Un’immagine che mi ha incuriosito moltissimo. Sul personaggio di Pandico abbiamo utilizzato tante cose che sono scritte, però come sempre (il bello del nostro lavoro), ci siamo inventati delle battute che il personaggio non credo abbia mai pronunciato. Bisogna essere piuttosto ordinati, anche per non far fallire la produzione, ma riconoscersi quei tempi interni in cui scatta un quid che ci dobbiamo concedere, che non dobbiamo sopprimere. 

D: Il peso delle parole, nel termine dissociato per Pandico, e il valore delle parole per te? 

Lino Musella: “Dissociato” vuole riferirsi ancora ad un codice d’onore. Attua una vendetta nei confronti del suo capo e nei confronti di Tortora. Cutolo, storicamente, non si è mai pentito e affermerà qualcosa del genere. Ha portato avanti una forma di dissociazione pentendosi umanamente ma senza fare nomi. Le parole sono importanti come attore e come cittadino.La formazione politica in quegli anni contaminava molto le schiere criminali. 

D: A che punto è il montaggio degli altri 4 episodi. L’uscita di marzo coinciderà con un’anteprima berlinese del film della serie. 

Francesca Calvelli: Sono pre-montati, stiamo lavorando sulle musiche e siamo abbastanza a buon punto. Gli episodi sono tutti a buon punto. Per Berlino non ne so niente, ma parliamo del primo quarto dell’anno ma per l’uscita non abbiamo ancora una data specifica. La serie è stata invitata a Toronto, al festival di Londra, a Busan. Solo i primi due episodi. 

Bellocchio: Speriamo di finire le 4 puntate entro l’anno.

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