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Mihail Gorbaciov, riformista ante-litteram. Perestrojca (ricostruzione) e glasnost (trasparenza)

La morte di Mihail Gorbaciov simboleggia la fine di un ciclo storico

31 Agosto 2022

Mihail Gorbaciov, riformista ante-litteram.  Perestrojca (ricostruzione) e glasnost (trasparenza)

Mihail Gorbaciov - 

--- di Marco Rosichini --- 

Il cerchio del secolo breve si è chiuso. La morte di Mihail Gorbaciov simboleggia la fine di un ciclo storico che ha gettato le fondamenta, nel bene e nel male, del mondo di oggi. Guerra Fredda, annientamento reciproco, deterrenza nucleare. Tante cose sono cambiate da quando nel 1985 un giovane Gorbaciov, succedendo a Cernenko, in barba alla gerontocrazia sovietica, divenne leader del PCUS.

Vasto consenso

In principio la portata del suo mandato ebbe un vasto consenso tra la popolazione e l’opinione pubblica. Animato da due parole divenute celebri nella loro icasticità, perestrojca (ricostruzione) e glasnost (trasparenza), Gorbaciov tentò di riformare profondamente il PCUS e l’URSS, aprendosi alla comunità internazionale con la cessazione della Guerra Fredda e cercando di far fiorire la democrazia in un Paese in cui il pluralismo politico non aveva mai avuto ragion d’essere.  

Per certi aspetti il tentativo fu similare a quello del “comunista liberale” Enrico Berlinguer (morto per ironia un anno prima del “new thinking”) di riformare il marxismo depurandolo dalle tendenze più reazionarie e cupe per aprirlo al mondo democratico. La volontà di Gorbaciov non consistette nella liquidazione, come tanti detrattori gli imputano, del mondo comunista ma in una sua profonda rivitalizzazione per contrapporlo in maniera più vigorosa al sistema capitalistico tout court. Certo, le contingenze storiche obbligarono in un certo senso l’orientamento del lider maximo sovietico.

Una nuova strategia d’azione

La strutturale crisi economica, la corruzione diffusa e il crescente malessere dei paesi satelliti richiedevano una nuova strategia d’azione per salvare l’ideologia socialista da sé stessa proiettandola nel futuro senza tuttavia abdicare ai suoi principi fondanti. Nonostante le buone intenzioni il suo tentativo di innestare dinamicità in una società drammaticamente arretrata non ebbe successo, per molteplici motivazioni. In primis per considerazioni attinenti agli equilibri geopolitici.

La Casa Comune Europea

La riluttanza dei leader europei (il Regno Unito e la Germania in particolare) nella non accettazione del progetto di “Casa Comune Europea“ fu significativa, nonostante Gorbaciov fosse sostenuto da un anticomunista viscerale come Giovanni Paolo II. La comune appartenenza alla cristianità europea intesa in senso lato fu difatti elemento di grande convergenza culturale che, col senno del poi, avrebbe scongiurato il clima di tensione che caratterizza oggi i rapporti tra la Russia e le istituzioni europee. La dimensione spirituale, tanto cara a Gorbaciov (“cos’è l’uomo senza spiritualità?“, disse in un colloquio privato con il premier italiano di allora Ciriaco De Mita), avrebbe poi consentito la realizzazione, sul piano economico, di un ‘economia sociale di mercato con uno Stato presente ma non collettivizzante.

Il tentativo di liberalizzazione, morale ed economica, naufragò clamorosamente: l’importazione forzata del capitalismo, concretizzatasi poi con Eltsin, non si trasformò in veicolo d’emancipazione sociale ma cristallizzò nuovi rapporti di forza fondati sul dominio oligarchico dei tanti sui pochi. I leader del G8, nonostante le dichiarazioni d’intenti di Gorbaciov, bocciarono il nuovo corso della Russia come Stato socialdemocratico a carattere pluralista sancendo le condizioni per la sua arretratezza sociale ed economica.

La globalizzazione

La globalizzazione capitalista, d’altronde, si stava affacciando sulla scena del mondo e l’apertura per un mondo libero e pacifico prospettata da Gorbaciov venne interpretata come la fine della storia che preludeva al dominio egemonico dell’era liberaldemocratica. Insomma, una vera e propria promessa tradita da parte dei leader europei che avrebbero potuto aprire a Gorbaciov per salvare sé stessi dalle storture che, di lì a poco, il capitalismo finanziario avrebbe innestato.

Agganciata a questa motivazione, che aveva nelle relazioni economiche internazionali la sua ratio, è necessario ricordare la competizione politica che Gorbaciov ebbe con Boris Eltsin, motivato a trasformare la Russia in uno Stato capitalistico ad immagine somiglianza degli Stati Uniti. La guerra interna al partito, il tentato golpe, la sopracitata diffidenza della comunità internazionale e le spinte centrifughe dei Paesi satelliti fecero crollare il castello di carta delle Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Considerazioni finali

Non si può, in conclusione, dare un giudizio unicamente positivo su Gorbaciov. La visione manichea non appartiene agli uomini che, in quanto dotati di libero arbitrio, sono fautori di scelte giuste e di scelte sbagliate. Gorbaciov fu il portatore di un’idea riformista di socialismo in grado di coesistere con le procedure democratiche e di controbilanciare gli eccessi del sistema capitalistico. La non realizzazione del disegno di Gorbaciov ha segnato la mancata democratizzazione e normalizzazione della Russia e, paradossalmente, la mancata evoluzione del capitalismo, l’unico sistema economico dimostratosi storicamente realizzabile, verso criteri di maggiore equità e responsabilità.

In morte di Mihail Gorbaciov, marxista sui generis e profondo riformista dal volto umano.

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