16 Dicembre 2025
Pubblicità Google pro-Israele, fonte: Telegram, @lantidiplomatico
Diversi utenti italiani hanno denunciato di essere incappati in campagne occulte pro-Israele molto aggressive durante l'utilizzo di alcune app gratis scaricate da Android Store. Alcuni hanno raccontato di aver visto video molto brevi, in cui erano appena leggibili delle scritte del tipo "Hai partecipato alle manifestazioni pro-Palestina?" e "Non erano a favore della Palestina, ma di Hamas".
Sempre più utenti italiani segnalano la comparsa improvvisa di messaggi politici espliciti durante la visione di video o l’installazione di applicazioni gratuite, in particolare su Android. Scritte che appaiono in rapida successione, impossibili da bloccare o analizzare senza ricorrere a screenshot, e che pongono domande dirette come: “Hai partecipato alle manifestazioni per la Palestina?”, seguite da affermazioni che collegano le proteste agli “obiettivi di Hamas” e allo slogan “dal fiume al mare”.
Il fenomeno non riguarda un singolo caso isolato. Diverse testimonianze parlano di messaggi simili comparsi su più app gratuite, spesso suggerite automaticamente dagli operatori telefonici o dai marketplace digitali. Un lettore ha raccontato l’episodio nella posta del Fatto Quotidiano, ipotizzando inizialmente una responsabilità dell’operatore Wind 3. Tuttavia, secondo la risposta del giornalista Riccardo Antoniucci, l’origine sarebbe ben diversa.
Gli annunci non dipenderebbero né dalle app né dagli operatori telefonici, ma dalla piattaforma pubblicitaria di Google, in particolare Display & Video 360 (DV360), uno strumento utilizzato per campagne programmatiche su larga scala. Secondo dati parziali, il governo israeliano avrebbe investito decine di milioni di euro in pubblicità online globale dopo il 7 ottobre 2023, inclusa l’Italia, per promuovere una specifica narrazione del genocidio di Gaza. Solo per la seconda metà del 2025, il budget destinato a Google DV360 ammonterebbe a 22,5 milioni di euro.
Molti utenti riferiscono di sentirsi spiati e profilati: i messaggi sembrano infatti costruiti su base comportamentale, intercettando interessi politici, ricerche online e partecipazione a eventi pubblici. Non si tratta di pubblicità commerciali tradizionali, ma di contenuti politici confezionati con tecniche di marketing avanzate e diffusi capillarmente attraverso app, giochi e social network.
Il risultato, denunciano in molti, è una forma di propaganda pervasiva e quasi subliminale, offerta “gratuitamente” in cambio dei dati personali.
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