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Alessia Pifferi condannata a 24 anni in secondo grado per omicidio figlia Diana: Corte d'appello annulla ergastolo e concede attenuanti generiche

In primo grado, Pifferi era stata condannata all'ergastolo. Ora però la Corte d'Assise di Milano le ha concesso la riduzione di pena: esclusa l'aggravante dei futili motivi

05 Novembre 2025

Alessia Pifferi condannata a 24 anni in secondo grado per omicidio figlia Diana: Corte d'appello annulla ergastolo e concede attenuanti generiche

Fonte: X @cronachelucane

Alessia Pifferi è stata condannata, in secondo grado, a 24 anni di carcere per l'omicidio della figlia di appena 18 mesi lasciata morire di fame e di sete nel luglio 2022. È quanto ha stabilito oggi, 5 novembre, la Corte d'Assise d'appello di Milano, annullando di fatto l'ergastolo a cui era stata precedentemente condannata secondo sentenza di primo grado.

Alessia Pifferi condannata a 24 anni in secondo grado per omicidio figlia Diana: Corte d'appello annulla ergastolo e concede attenuanti generiche

Alessia Pifferi, la donna 40enne che tra il 14 e il 20 luglio di tre anni fa abbandonò la figlia Diana in casa lasciandola morire di stenti, non avrà l'ergastolo ma una pena ridotta a 24 anni. I giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano si sono infatti espressi, in secondo grado, riformando la precedente sentenza e concedendo alla donna le attenuanti generiche in misura equivalente alle aggravanti, escludendo così quella dei futili motivi. Niente premeditazione, che già era stata esclusa in primo grado, ma i disturbi mentali, di cui la seconda perizia d'ufficio aveva dato conto, valgono. In particolare, lo scorso agosto era stata rilevata una "fragilità cognitiva settoriale (...), immaturità affettiva" e "disturbi del neurosviluppo". Ma secondo la perizia, tale deficit "non invalida significativamente il suo funzionamento psico-sociale".

Nella precedente sentenza, per la Corte di primo grado, Alessia Pifferi risultava "capace di intendere e di volere" sicché l'omicidio "volontario" della piccola Diana era stato fatto con "dolo diretto", lasciando la figlia di 18 mesi sola mentre la madre, all'epoca 38enne, restava fuori Milano in compagnia maschile. All'epoca dei fatti, la donna, rientrata in casa dopo quasi una settimana, trovò la figlia già morta, stesa su un lettino da campeggio e con segni di mortale disidratazione e denutrizione, con accanto "due biberon di latte, due bottigliette d'acqua e una di teuccio". Nel caso della prima sentenza però, l'omicidio era aggravato dal rapporto di filiazione, senza attenuanti, sicché era scattata la pena dell'ergastolo. Ora però il secondo grado ha cambiato le cose: le attenuanti generiche concesse permettono una riduzione di pena a 24 anni.

La legale della Pifferi, Alessia Pontenai, ha così commentato: "Le hanno riconosciute le attenuanti generiche, ma il reato resta lo stesso. Sono 24 anni che per me non sono neanche giustificati. Hanno bilanciato le attenuanti con le aggravanti ma è un risultato soddisfacente". Mentre la sorella della Pifferi, Viviana, ha duramente criticato il verdetto: "Ventiquattro anni per una cosa così orrenda. Ventiquattro anni è il valore di una bambina di 18 mesi che non c’è più. L’ha lasciata sola a morire mentre lei andava a diversi".

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