15 Ottobre 2025
Fonte: lapresse.it
Il professore e medico Pier Luigi Lopalco, candidato Pd, ha smascherato il Comitato Tecnico Scientifico sulla gestione pandemica durante le audizioni della Commissione Covid: "Tutto segnato da omertà, pressioni politiche e conflitti d'interesse".
La commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid sta lentamente facendo emergere ciò che per anni è stato taciuto: la gestione della pandemia in Italia è stata segnata da omertà, pressioni politiche e conflitti di interesse all’interno della comunità scientifica. Le audizioni secretate che ora filtrano mostrano un quadro inquietante: scienziati condizionati dal governo e un Comitato tecnico scientifico ridotto a braccio esecutivo dei premier Giuseppe Conte e Mario Draghi.
Con due lockdown, obbligo vaccinale, mascherine e green pass, l’Italia resta il Paese con più vittime d’Europa. Un dato che da solo suggerisce che qualcosa non ha funzionato, nonostante la narrativa ufficiale di successo e rigore. Ma a confermarlo ora sono anche le voci di chi era dentro al sistema.
Il professor Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene all’Università del Salento e già candidato con il Pd, durante la sua audizione ha tracciato un ritratto impietoso del clima in cui operavano gli esperti: “Se arrivasse un’altra pandemia, non accetterei mai di far parte del Cts. Solo i mediocri lo farebbero, rischieresti di finire davanti a un giudice”. Parole che pesano, perché denunciano un ambiente in cui la paura della magistratura e la politicizzazione delle decisioni hanno soffocato la libertà di analisi.
Secondo Lopalco, l’inchiesta della Procura di Bergamo “è stata un boomerang” e ha impedito una riflessione seria su errori e responsabilità. “Quando ci si mette in mezzo la magistratura, nessuno può più dire cosa è andato male. Significherebbe autoaccusarsi”, ha spiegato.
Ma il problema non è solo giudiziario. Dietro la prudenza dei tecnici si intravede un patto di silenzio tra politica, scienza e media, volto a proteggere la narrazione di una gestione “esemplare”. Una narrazione che oggi mostra tutte le sue crepe.
Perché se davvero “è andato tutto bene”, perché tanta reticenza? Forse perché, dietro i proclami di efficienza e sicurezza, si nasconde l’ammissione che molte misure imposte — dai lockdown alle restrizioni più dure — non hanno salvato vite, ma hanno soffocato libertà e verità.
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