25 Settembre 2025
I libri scolastici non crescono sugli alberi. Ma nemmeno i cartolai. Eppure qualcuno si ostina a trattarli come fossero erbacce da estirpare.
Perché pochi lo sanno, ma per distribuire i libri scolastici – sì, quelli che le famiglie ritirano gratis con la cedola – le cartolerie devono pagare una tassa al Comune. Avete letto bene: pagano per garantire un servizio pubblico. Un capolavoro di logica all’italiana.
L’effetto boomerang
Indovinate cosa succede quando i cartolai, stremati, smetteranno di farlo? Succede che le famiglie resteranno a mani nude.
Niente più cedola, niente più libri gratuiti. Solo conti da saldare, fino all’ultimo euro.
E succede che i quartieri, già svuotati di tutto, perderanno pure le cartolerie: non “negozietti”, ma presìdi sociali. Luoghi di comunità. Un pezzo di umanità dietro il bancone, al posto dei call center e delle mail automatiche.
La finta modernità
Naturalmente, qualcuno ci spiegherà che è il “mercato”. Che bisogna essere “moderni”, “efficienti”, “digitali”. Peccato che la modernità, in questo Paese, coincida sempre con una sola cosa: far pagare ai cittadini ciò che prima era un diritto.
E allora via: desertificazione culturale, quartieri senza botteghe, famiglie senza sostegno. Tutto in nome di un progresso che progredisce solo nei conti di chi incassa le tasse.
L’epilogo annunciato
Il finale è già scritto: quando le cartolerie chiuderanno, quando i libri non arriveranno più gratuitamente, allora scatterà l’indignazione. Quella a scoppio ritardato, tipicamente italiana.
Troppo tardi, come sempre
di Marco Macri
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