20 Settembre 2025
Un post su Instagram da 450mila visualizzazioni, 8mila like e oltre 1.200 commenti: il talento di don Alberto Ravagnani come prete influencer è indiscusso, ma la sua ultima uscita ha creato polemiche con il passaggio del 32enne sacerdote milanese testimonial di un integratore. Pubblicità, in altre parole. E quella che era una presenza di evangelizzazione online originale con un consenso vasto tra i ragazzi ha visto spuntare la nube delle critiche per un’uscita che ha deluso molti suoi “seguaci”. Ha senso che un clericale usi la sua notorietà pubblica per promuovere un prodotto commerciale? Don Alberto è sempre in gran forma, e sui social (che premiano l’immagine pubblica) non fa nulla per nasconderlo, con la sua passione per palestra e jogging usata – ha sempre spiegato – a fini apostolici. I ragazzi decodificano al volo il messaggio, con un effetto di simpatia. Ma stavolta c’è un “disturbo” di troppo: il prodotto lanciato via social è un’altra cosa, e molti non esitano ad esprimergli con franchezza il loro dissenso: «Hai oltrepassato il limite don, un sacerdote deve fare altro»; «Prossimo passo? Pubblicità durante l’omelia?». Altri però lo difendono con determinazione: «Se tutti i preti fossero come te sarei santo»; «Finalmente una chiesa dei giovani! Bravissimo». A tanti critici don Alberto replica, fedele al suo stile: «Prendermi cura di me è un modo per amare me stesso e rispettare la salute che mi è stata donata; i soldi dello sponsor li uso per progetti di evangelizzazione; sii onesto intellettualmente, la preghiera non basta; pensi che un prete debba parlare solo direttamente di Dio, di Vangelo, di tradizione cristiana?». «Sono serenissimo – assicura lui, assediato dai media –. Sto proponendo una figura di prete che va oltre i cliché sacrali per “uscire” dove la Chiesa non arriva più». Ravagnani pensa a «realizzare podcast per poter lanciare il messaggio del Vangelo più lontano ...
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