13 Agosto 2025
Mario Giordano chiede al fu ministro Speranza come faccia a dormire dopo i suoi disastri pandemici. È retorico, certo, ma l'insonnia è per chi ha rimorsi e Speranza ne ha solo uno: non stare più al potere, da dove poteva rinchiudere un Paese intero in modo arbitrario e vaneggiante. Le rivelazioni in commissione Covid fioccano scoperchiando ciò che sapevamo: l'avventurismo, le bugie, le falsità, la dipendenza cinese del governo, l'incompetenza delle pompose task force “dove molti andavano più in televisione che a lavorare” (e, dati i soggetti, andava già bene così). Tutto come sapevamo, tutto oltre la vergogna: le chiusure per le chiusure, per continuare a comandare in forme illegittime e nella sostanza di una legittimità pericolante addosso a cittadini che da un decennio non votavano, che subivano le alchimie dei partiti benedette dal Colle. Come fai a dormire, chiede Giordano a Speranza, se ricordi i disastri, le alienazioni, le malattie generate dalle tue, le vostre misure sciagurate, catastrofiche, se fai i conti, oggi, anni dopo, con le conseguenze di uno scempio: giovani pazzi, disumani, una violenza endemica, come fuggita da una bottiglia troppo a lungo compressa, una dissociazione generale mai più superata, la rassegnazione di chi si aspetta che tutto possa tornare, che l'incubo possa tornare. Nelle Marche l'aspirante governatore Ricci, che vantava un suo “metodo” oggi all'attenzione della magistratura, ha candidato il sindaco di Fano che aveva spedito a tso un diciottenne contrario alla mascherina: aveva ragione il ragazzo, i giudici avrebbero poi sancito l'abuso di potere, ma intanto quel giovane è finito, non è riuscito a diplomarsi, non ha saputo reinserisi. E Ricci candida chi lo ha spedito nell'abisso, a conferma di cosa ci aspetta se tornano a comandare questi.
Parlano tanto della crisi vacanziera, degli ombrelloni vuoti nell'estate “venti venticinque”, per poterne addossare la colpa alla Meloni: che di responsabilità ne ha, il giogo europeo è intaccato, la pressione fiscale ulteriormente cresciuta, i prezzi saliti, ma nessuno ha l'onestà di dire che da tre anni le nostre estati, le nostre ferie non sono più le stesse; che dappertutto dalle Alpi al Lilibeo aleggia come un'ombra scura, plumbea, l'ombra della paura, dello choc collettivo che non passa. Proprio la Meloni in campagna elettorale è arrivata a definire le Marche come l'Ohio d'Italia, una terra, più favoleggiata che favolosa, di piccole e medie imprese: non sa di che parla, non sa cosa le mettono in bocca, le Marche sono una regione finita e che il governatore in carica, Acquaroli, uno dei suoi, uno capace di imporre per primo il coprifuoco regionale, vanti la maggiore spesa del Pnrr non fa che confermare l'attitudine parassitaria, l'economia di lesina e di carità. Tutta la fascia adriatica da Pesaro a Porto d'Ascoli è a terra, con le non indicative eccezioni del turismo di elite di Numana e di quello comunque organizzato di San Bendetto che è l'unica autentica stazione balenare della regione; e il turismo è l'ultima risorsa rimasta a un territorio che non ha mai avuto una grande industria e che ha perso anche quella media e piccola: le tremila fabbriche di scarpe a conduzione familiare degli anni d'oro, il ventennio Sessanta-Ottanta, sono un ricordo da tempo; le Marche scontano la totale scomparsa del comparto calzaturiero, monosettoriale in tutto il Fermano e in buona parte del Maceratese, la crisi, endemica, data da trentacinque anni e gli imprenditori che provenivano da una cultura preindustriale non hanno mai saputo far evolvere la loro mentalità contadina, hanno rinunciato in partenza a competere nel mare agitato della globalizzazione. Il risultato è un'economia avventurista su cui si sono installate prima le formazioni criminali organizzate dal Sud, poi quelle etniche, balcaniche, africane, russe. Ancora oggi buona parte del mercato immobiliare è drogato da camorra e 'ndrangheta che hanno i capitali e prestano a strozzo. Su una situazione già fortemente compromessa hanno infierito prima il terremoto, i cui disastri sono ancora all'anno zero con buona pace delle promesse di rinascita, dei progetti commissariali, infine la sciagura pandemica, i lockdown che hanno distrutto l'intera fascia dell'interno: i borghi e villaggi preappenninici distrutti e abbandonati, quelli marinari in apnea. Da una simile trafila di avversità le Marche non si sono più riprese; già il traffico ferroviario le contempla per meno del 3%, i servizi patiscono una filosofia da anni Settanta, primitiva, i collegamenti problematici per tutte le direzioni.
Altro che Ohio d'Italia. E anche questa è responsabilità, parziale, ma enorme, dei lockdown, della demenziale gestione Conte-Speranza di cui oggi i pentiti riferiscono le miserie e le menzogne. Come fanno a dormire? Ma dormono benissimo. Se non per il rammarico di non poter scatenare altra distruzione e maligna distruzione. A lasciarli fare, questi della sinistra! A tre anni da quei lockdown folli, utili solo a diffondere la pazzia, si è saputo dell'esplosione dell'alcolismo giovanile, in trentasettemila ogni anno in cura, problemi giganteschi di ogni genere, sanitari, economici, sociali. Non solo i ragazzini, gli studenti: pare che gli stessi professori siano tra i più esposti alle sirene della tossicodipendenza alcoolica, forse né gli uni né gli altri erano maturi per le meraviglie dello smart working, della scuola a distanza. Ma se i nostri politici di potere dormivano allora, perché non dovrebbero farlo oggi?
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