11 Luglio 2025
Goffredo Fofi Fonte: X @PrudenzanoAnton
È morto a 88 anni Goffredo Fofi, figura centrale della cultura italiana del secondo Novecento, saggista, giornalista, critico cinematografico, letterario e teatrale. Il decesso è avvenuto all’Ospedale Cavalieri di Malta a Roma, dove era ricoverato dal 25 giugno scorso, giorno in cui si era rotto il femore ed era stato sottoposto a un intervento chirurgico. Intellettuale radicale e voce fuori dal coro, ha attraversato decenni di storia culturale italiana senza mai rinunciare all’impegno civile.
Nato a Gubbio il 15 aprile 1937, Goffredo Fofi è stato una delle voci più lucide, radicali e controcorrente della cultura italiana. Intellettuale militante e voce scomoda della sinistra, ha attraversato il secondo Novecento con lo sguardo degli ultimi e degli esclusi. Una visione da intellettuale impegnato nella costruzione di una rete alternativa alla cultura del consumismo e dell'omologazione culturale.
Fondamentale il suo contributo per la rivalutazione di Totò, sempre snobbato in vita dalla critica cinematografica. Accadde sulla scia dell'intuizione di Pier Paolo Pasolini, che aveva voluto Totò nel suo film Uccellacci e uccellini. Fofi, insieme a Franca Faldini, vedova dell'attore, pubblicò nel 1968 il saggio Totò. L'uomo e la maschera, una delle prime analisi serie e approfondite sulla figura dell’artista, più volte riveduta e aggiornata nel corso degli anni, contribuendo in modo significativo a consegnare a Totò il posto che gli spetta nella storia del cinema italiano.
Fofi dirigeva attualmente la rivista Gli Asini ed era direttore editoriale delle Edizioni dell’Asino. Un percorso editoriale intenso e coerente, che lo ha visto fondatore e animatore di testate divenute centrali nel dibattito intellettuale italiano come Quaderni piacentini, La Terra vista dalla Luna, Ombre Rosse, Linea d'Ombra e Lo Straniero. Il suo lavoro ha contribuito alla scoperta e alla valorizzazione di autori come Giulio Angioni, Sergio Atzeni, Alessandro Baricco, Stefano Benni, Maurizio Maggiani, Raul Montanari e Roberto Saviano.
Dal 1972 fu a Napoli, dove partecipò attivamente alla vita sociale della città animando la Mensa dei bambini proletari e fondando, con Stefano De Matteis, la rivista Dove sta Zazà. In quegli anni si confrontò con i principali meridionalisti del dopoguerra, da Manlio Rossi-Doria a Gaetano Salvemini. Ma fu ancora prima, in Sicilia nel 1955, che si forgiò la sua coscienza civile, quando appena diciottenne si unì alle battaglie del filosofo e attivista Danilo Dolci. Lì conobbe gli "scioperi al rovescio", forma di protesta nonviolenta che vedeva i disoccupati impegnati in lavori socialmente utili.
Dopo un periodo trascorso a Parigi nei primi anni Sessanta, tornò in Italia e firmò un’inchiesta sull’immigrazione meridionale a Torino, pubblicata da Feltrinelli dopo il rifiuto di Einaudi per le critiche alla Fiat. Nella città piemontese fondò anche Ombre Rosse, rivista cinematografica politicamente schierata, vicina ai movimenti studenteschi e operai.
Intellettuale libero e irregolare, nel 1968 Fofi ideò un’operazione editoriale tanto sorprendente quanto efficace: pubblicare romanzi erotici per finanziare la diffusione del pensiero comunista. Fu lui a proporre l’edizione italiana del romanzo Emmanuelle, di cui acquistò i diritti e curò la traduzione. Il libro fu sequestrato per oscenità, ma il successo editoriale fu tale da consentire la pubblicazione degli scritti integrali di Amadeo Bordiga.
Fofi ha lasciato un segno profondo anche come autore. Tra i suoi libri più importanti figurano Prima il pane, Strana gente, Pasqua di maggio, Sotto l'ulivo, Le nozze coi fichi secchi, oltre a numerose opere scritte in collaborazione con Gad Lerner, Michele Serra e Stefano Benni. Fu anche il fondatore della rivista letteraria Lo Straniero, attiva dal 1997 al 2016, con relativo premio annuale.
Intellettuale schierato, ma lontano dai partiti e vicino ai luoghi vivi della cultura e della coscienza collettiva: “i libri, le riviste, le sale cinematografiche, le redazioni, le scuole, le strade”.
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