03 Luglio 2025
La Corte suprema di giustizia dell’Argentina ha autorizzato l’estradizione in Italia di Leonardo Bertulazzi, un ex membro delle Brigate Rosse, l’organizzazione terroristica di estrema sinistra attiva tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Ottanta. Bertulazzi, che ha 73 anni ed era latitante da 45, era stato arrestato lo scorso agosto e poi liberato a novembre per una decisione della Corte di cassazione argentina. Secondo fonti governative del quotidiano argentino Clarín, Javier Milei, presidente dell’Argentina, confermerà l’estradizione. A quel punto Bertulazzi sarà portato in Italia, dove deve scontare una pena di 27 anni di reclusione in seguito a una sentenza di condanna emessa nel 1997 per vari reati tra cui sequestro di persona, associazione sovversiva e banda armata. Nel 1977 Bertulazzi partecipò al sequestro di Pietro Costa, della celebre famiglia di armatori (quelli della Costa Crociere), e nel 1980 venne coinvolto in una sparatoria tra la polizia e un gruppo di brigatisti a Genova. Da quel momento iniziò la sua latitanza, passata soprattutto a Buenos Aires e interrotta solo da un breve periodo di carcere nel 2002.
Quando Bertulazzi sarà estradato in Italia, non sarà automaticamente portato in carcere per scontare la pena ma avrà diritto a un nuovo processo per i fatti di cui è accusato, vale a dire il sequestro dell’imprenditore genovese Pietro Costa del 1977 e la partecipazione a banda armata. E’ questa la garanzia ottenuta dal governo argentino che ha fatto scattare il via libera dei giudici all’estradizione dopo 20 anni di stallo. Bertulazzi era stato condannato a 27 anni di carcere in contumacia. Per ottenere l’estradizione il sostituto procuratore generale di Genova Enrico Zucca (che oggi ricopre la massima carica dell’ufficio) nella relazione inviata al ministro della Giustizia Carlo Nordio da allegare alla richiesta di estradizione aveva specificato che in base alla normativa la Procura generale non può dimostrare che l’ex membro della colonna genovese fosse a conoscenza delle accuse nei suoi confronti, visto che si era rifugiato in Argentina prima dell’ordine di cattura e dei processi e aveva sempre avuto un avvocato d’ufficio. Quindi in base al trattato vigente tra il nostro Paese e l’Argentina in materia di estradizioni Bertulazzi potrà entro 30 giorni dal suo arrivo in Italia chiedere un nuovo processo davanti alla Corte d’appello di Genova. Un processo che ripartirà da zero e con le regole attuali e dove la pubblica accusa dovrà portare le prove della colpevolezza a cinquant’anni dai fatti.
Alcuni anni fa la Corte d’assiste d’appello di Genova aveva dichiarato prescritta la pena perché non eseguita ad oltre trent’anni dalla condanna e la Cassazione le aveva dato ragione ma una nuova pronuncia arrivata nel 2018 aveva invece stabilito che la pena non si è estinta, perché l’arresto avvenuto a Buenos Aires nel novembre 2002 ha interrotto il decorso della prescrizione. Un anno fa la decisione del governo argentino di revocare lo status di rifugiato e l’arresto. Poi la scarcerazione a novembre dopo che era stato accolto il ricorso del suo avvocato che aveva sostenuto che la revoca dello status di rifugiato decretata dal governo di Javier Milei non era effettiva al momento dell’arresto il 29 agosto. Ieri il nuovo arresto dopo la decisione del tribunale.
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