23 Maggio 2025
Moni Ovadia
Moni Ovadia non ha bisogno di presentazioni. Nato in Bulgaria, ebreo sefardita (come Elias Canetti, l'autore di Massa e potere e Auto da fé), Ovadia è attore, scrittore e drammaturgo. Il suo teatro musicale, ispirato alla cultura yiddish, che ha contribuito a far conoscere, è unico nel suo genere in Europa; Pacifista da sempre, politicamente impegnato, ha scritto per il Corriere della Sera, il Manifesto, l'Unità. Già il 2 aprile 2024, proprio sull'Unità, aveva il coraggio di scrivere: “Da ebreo mi vergogno: la voglia di cancellare dalla faccia della terra i palestinesi non è iniziata il 7 ottobre. Il male è nel sionismo che è diventato solo nazionalismo furioso contrario allo spirito ebraico”.
Dall'inizio della strage di Gaza, il quotidiano israeliano Haaretz condanna senza mezzi termini l'operato dell'IDF: proprio oggi, un articolo titola: “Why israelis are apathetic about war crimes committed in their name?” (“Perché gli israeliani sono apatici di fronte ai crimini di guerra commessi in loro nome?”).
Soltanto chi non conosca la Storia può stupirsi di certe prese di posizione: il 4 dicembre 1948, il New York Times pubblicò una lettera a firma di un gruppo di intellettuali ebrei, tra cui Hannah Arendt e Albert Einstein, che protestavano contro la visita negli Stati Uniti di Menachem Begin e denunciavano il suo partito Herut (Libertà), a loro giudizio un partito politico strettamente simile per organizzazione, metodi, filosofia politica e appeal sociale ai partiti nazista e fascista.
Nel dicembre 2024, scrivevo su questo giornale: “Ha scritto Theodor Adorno che “Il diritto è la vendetta che rinuncia.” In questa frase è scolpita l’essenza del diritto: senza legge, vige “l’occhio per occhio, dente per dente”, la vendetta bestiale.
La vendetta è già inumana, ma compiere un crimine contro innocenti per vendicare un crimine subito da soggetti identificabili è peggio che inumano, è mostruoso. Eppure - a parte qualche voce isolata – nessuno stigmatizza questo ritorno dell’umanità a uno stadio di mostruosa barbarie. Mi riferisco al genocidio in atto a Gaza”.
L'identità di vedute non si limita a questo: “La guerra in Ucraina, colpa solo di NATO e Russia” (19 luglio 2023, Polesine 24).
Naturalmente, da vecchio liberale non posso diventare marxista per compiacere Moni Ovadia, Diego Fusaro e altri “colleghi” che scrivono per questo che fu – fin dalla sua fondazione 124 anni fa – un quotidiano liberale.
Posso però affermare, senza timore di smentita, che ospitare voci dissenzienti arricchisce il dibattito e – di conseguenza – il lettore.
Plaudo dunque alla scelta del Direttore Luca Greco e, da pacifista ignoto, accolgo Moni Ovadia come un allievo accoglie un Maestro, grato di avere l'onore di scrivere per lo stesso quotidiano.
Benvenuto, uomo coraggioso!
Di Alfredo Tocchi
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