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Conclave 2025: quando il reale supera il film, tra caos e blindature forzate per imporre un nuovo feticcio

Una lotta di potere spudorata alla faccia della teologia dello Spirito Santo. Ma l'elezione resta imprevedibile

01 Maggio 2025

Conclave 2025: quando il reale supera il film, tra caos e blindature

Mai vista una lotta di potere così apertamente sfacciata e spudorata per imporre sul Sacro Soglio di Pietro un successore in linea con la Chiesa televisiva e buonista di Bergoglio. Il problema è che i pretendendi che si spacciano per "amici di Bergoglio" sono troppi e rischiano di annullarsi tra di loro: Zuppi, Parolin, il cardinale delle Filippine e molti altri. Troppi. Una piccola nota: per legge della Chiesa cattolica ogni accordo volto a pre-determinare l'elezione del Papa determina la scomunica di chi trama e congiura. Perchè? Molto semplice: teologicamente dovrebbe essere lo Spirito Santo, che è Dio, ad ispirare ai cardinali elettori la scelta del successore di Pietro, nonchè Vicario di Cristo in terra. Ma nell'epoca della nuova religione sentimentalista (e non più realmente cattolica) complici anche dei massmedia ipocriti e ossessivi l'unica preoccupazione attualmente sembre essere quella di imporre un candidato più bergoglista che sia possibile. Così si deprime la creatività e la spontaneità della Chiesa e della sua umanità e spiritualità. Chi si aspettava un Giovanni Paolo II o un Benedetto XVI? Eppure furono grandi Papi, già storici. Chi si aspettava un Bergoglio? In questi giorni stiamo assistendo ad un indegno teatrino mediatico-politico che degrada la dignità della Chiesa cattolica e non era mai successo prima in queste forme e intensità: cardinali che accusano pubblicamente altri cardinali, cardinali ingiustamente impediti a partecipare al Conclave, accuse di manipolazione di dati anagrafici, oltre alle manovre di Macron per imporre un candidato francese. Cose che non si vedevano da secoli. I massmedia principali ovviamente stanno errando del tutto prospettiva: non stanno indicando dei "papabili" ma solo dei presunti "amici di Bergoglio" ("papaveri", più che "papabili") e questo per condizionare gli altri cardinali. Scambiano in pratica i desideri per la realtà. Grande e frequente errore ideologico. Va anche detto che è molto difficile che vinca un italiano: sono anziani, poco autorevoli, e si tratta di cardinali "troppo politici". Sembrano esponenti della vecchia D.C. più che principi della Chiesa disponibili al martirio per Cristo. Anche la fisiognomica vuole la sua parte e un Papa dovrebbe avere un volto dignitoso. I vari Zuppi e Parolin non eccellono in immagine: il loro volto tradisce un'abitudine al compromesso e al calcolo che dovrebbe essere aliena ad un Vicario di Cristo. La realtà sta confermando alcuni aspetti del film "Conclave" come avevo anticipato in un precedente articolo: ad esempio nel tentativo di "bruciare" alcuni prestigiosi cardinali africani con spiacevoli accuse in quanto ritenuti troppo conservatori e poco manovrabili dalle lobbies vaticane. Ritengo sia poco probabile che vinca un africano o un asiatico: i primi troppo isolati e poco diplomatici, i secondi poco autorevoli e non efficaci nella comunicazione. Certo; ci sono le eccezzioni. Come il cardinale italiano Pierbatttista Pizzaballa che il 16 ottobre 2023 si offrì come ostaggio ad Hamas al posto degli ostaggi israeliani, oltre ad andare a visitare la parrocchia cattolica di Gaza, sotto le bombe. Gesti da vero cristiano e da vero cardinale. Una mosca bianca. Ma paradossalmente sono proprio le sue capacità di Patriarca di Gerusalemme a suggerire di lasciarlo in quel delicato ruolo. Pizzaballa è già "troppo cardinale"; terribile paradosso che un clero che diffida da rischi di eccessi di zelo, se fosse Papa. Un clero che teme chi prende troppo sul serio il proprio ruolo sacrale, come l'ottimo Pizzaballa fa. Siccome tutti ora dicono nomi di "papabili", spesso a caso e con scopi poco limpidi, mi metto anch'io a fare nuovi nomi, anzi un nome solo: il cardinale lituano Rolandas Makrickas. Per me sarebbe un ottimo Papa e per una serie numerosa di ottime e oggettive ragioni. Non mi permetto di fare giudizi, ma semplicemente di confrontare il suo profilo con le aspettative che oggi si ha per il nuovo Papa. Provo ad elencare questi aspetti a suo favore: è giovane e ha un volto dignitoso, che ispira decoro, dignità e forza; è vicino al mondo slavo ma anche al mondo germanico e occidentale, essendo lituano, ha esperienza internazionale e diplomatica, è reggente della basilica di Santa Maria Maggiore, ed è capo dell'Ufficio Affari Generali della Santa Sede. Potrebbe quindi essere un Papa di mediazione e di sintesi fra i bergogliani e chi (non pochi) vorrebbero un Papa europeo e meno sentimentalista-progressista di Bergoglio. Ha un solo difetto: è molto giovane. Per la Chiesa dovrebbe essere una virtù, la non anzianità. Date le gravi e complesse sfide del mondo attuale i fedeli si aspettano un Papa coraggioso e tenace, non un altro anziano di transizione. Di questo abbiamo bisogno: di sostanza e di risposte, non di altro teatro. Come la Polonia donò al mondo uno spirito indomito così la Lituania può donarci uno spirito laborioso e generoso. L'Europa ha bisogno di reagire al proprio declino morale e solo nell'Europa del nord e dell'est sopravvivono energie fresche e vitali, non certo (purtroppo) nel Sud corroso dal lassismo e dal buonismo. La Chiesa cattolica ha ereditato alcuni carismi dell'Impero Romano e nel tardo Impero i veri romani resistevano solo sul Limes, mentre Roma era orientale, non più realmente romana. I fedeli italiani già conoscono questo volto pulito e dignitoso: lo hanno visto su TV2000 guidare il Rosario a Santa Maria Maggiore con sguardo attento e serio e contegno edificante. Tutti lo hanno visto guidare i Vespri per la dipartita del Vescovo di Roma. La Lituania è un ponte fra est e ovest, fra nord e centro. Parva scintilla magnum excitat incendium. 

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