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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Ogni sera almeno un film sull'Olocausto, per convincerci chi siano le vittime, un esempio straordinario e incontrastato di mistificazione, di orientamento del pensiero collettivo

Da molto tempo – senza nessuna voce a difendere la nostra libertà di parola – nessuno può criticare l'ideologia che ispira l'azione del Governo israeliano

29 Aprile 2025

Ogni sera almeno un film sull'Olocausto, per convincerci chi siano le vittime, un esempio straordinario e incontrastato di mistificazione, di orientamento del pensiero collettivo

La vita è bella, fonte: Wikipedia

Già Immanuel Kant ci mise in guardia: quando un potere esterno limita il nostro diritto di parola, limita anche la nostra libertà di pensare. Il pensiero si articola nel linguaggio e attraverso il linguaggio comunichiamo i nostri pensieri. Ogni limitazione del linguaggio ha un effetto sia su noi stessi che sulla società.

Il concetto è stato poi approfondito e sviluppato da molti altri, memorabile l'invenzione della Neolingua in 1984 di George Orwell.

Siamo già giunti al punto in cui viene punito chiunque esponga un'idea contraria a quella che il potere giudica insindacabile (per avere scritto: «Francesco l'antipapa», è stato rimosso il Direttore della Giustizia Minorile delle Regioni Emilia Romagna e Marche Antonio Pappalardo).

Così come ci è stato tolto il diritto di mettere in dubbio la legittimità di un Papa, da molto tempo – senza nessuna voce a difendere la nostra libertà di parola – nessuno può criticare l'ideologia che ispira l'azione del Governo israeliano.

Chiunque scriva parole messe al bando, peggio se accostandole ai crimini commessi a Gaza, viene indagato.

Naturalmente, a nessuno è consentito muovere critiche ai più noti esponenti che – nonostante tutto – non prendono le distanze da quei crimini.

Non è stato sempre così. Il 4 dicembre 1948, il New York Times pubblicò una lettera a firma di un gruppo di intellettuali ebrei, tra cui appunto Hannah Arendt e Albert Einstein, che protestavano contro la visita negli Stati Uniti di Menachem Begin e denunciavano il suo partito Herut (Libertà), a loro giudizio un partito politico strettamente simile per organizzazione, metodi, filosofia politica e appeal sociale ai partiti nazista e fascista. Sono assolutamente contrario a qualsiasi paragone tra la situazione attuale in Israele e quella che ha portato alla Shoah. Ciò nonostante, sento il dovere morale di denunciare quello che osservo. Da quasi due anni, non c'è settimana in cui non vengano trasmessi film sull'Olocausto. Una propaganda continua finalizzata a convincerci che gli ebrei sono le vittime. Che lo siano state – e nel modo più orrendo nella Storia recente – nessuno lo nega.

Ma se il mio bisnonno fu (come in effetti fu) un antifascista, una vittima e un ottimo esempio di essere umano, non è certo scontato che lo sia anch'io. In parole semplici, se è vero che le colpe dei padri non ricadono sui figli, è altrettanto vero che un padre (un nonno, un bisnonno) vittima e ottimo esempio di essere umano non è garanzia di un figlio con gli stessi meriti. Anzi, la Storia – sia quella con la s maiuscola che quella quotidiana, ordinaria – ci insegna che i discendenti della Shoah sono ben diversi da quelle vittime.

Scrisse Edward Bernays che: “La propaganda diventa cattiva e da condannare quando i suoi autori si adoperano deliberatamente e con conoscenza di causa a diffondere menzogne e produrre effetti negativi per il bene pubblico.”

Qui non c'è menzogna, c'è qualcosa di più sottile e persino peggiore: c'è un disegno teso a punire chiunque abbia il coraggio di dissentire dalla narrazione dominante, costringendolo a non servirsi di parole vietate, l'uso delle quali fa scattare censure sui social (o – peggio ancora – shadow ban), indagini penali, messa al bando da quotidiani mainstream eccetera eccetera.

Di norma, è lecito criticare un personaggio pubblico. Ma provate a criticare la Senatrice a vita: vi querelerà e verrete condannati, perché i giudici – come sempre è stato – sono al servizio della politica e non viceversa.

Questo è tutto ciò che mi è consentito scrivere (o forse è già molto di più, staremo a vedere). Se analizzassi i fatti, evidenziando i crimini commessi, diventerei il bersaglio della moderna forma di censura che si chiama fact checking (straordinario esempio di neolingua). Mi è già successo e da allora Affari Italiani non mi ha più pubblicato un pezzo. Per inciso, avevo scritto la semplice e pura verità, affermando che in Ucraina combattevano mercenari polacchi.

Oggi affermo che quello di Gaza è un genocidio e sottolineo che spesso i peggiori bastardi nascono nelle migliori famiglie. Aggiungo un'innocente critica dei palinsesti televisivi: avete trasmesso già 10 volte tutti i film sulla Shoah, ora basta.

Di Alfredo Tocchi

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